Gi animali che non morivano negli incontri venivano soffocati o annegati
Michael Vick, quarterback degli Atlanta Falcons, davanti al giudice: è accusato di avere organizzato combattimenti clandestini tra cani.
RICHMOND (Virginia, Usa) - E' una star del footballl americano, tra i più acclamati portacolori degli Atlanta Falcons. Michael Vick, uno dei quarterback più in vista della National Football League (Nfl), si sta ora giocando la carriera e la reputazione in un processo che lo vede alla sbarra come membro di un'associazione a delinquere dedita allo smercio di pitbull e all'organizzazione di combattimenti tra cani. In una sua villa, lo scorso 25 aprile, la polizia che aveva fatto irruzione alla ricerca di droga aveva rinvenuto 66 cani e attrezzatura specialistica utilizzata per l'addestramento alla lotta degli animali, come catene, collari, bastoni e divaricatori per aprire forzatamente la bocca degli animali.
LE ACCUSE - Le accuse di cui deve rispondere assieme ad altre tre persone sono molto gravi. E oltre alla decisione del tribunale di Richmond, in Virginia, c'è attesa per i provvedimenti che saranno adottati dalla stessa Nfl e dalla sua società. Il patron dei Falcons, Arthur Blank, ha fatto sapere che il club era pronto a comminare al suo atleta quattro turni di sospensione, la massima penalità che un team può disporre nei confronti di un proprio tesserato. Ma la stessa Nfl avrebbe chiesto alla società di prendere tempo, in attesa delle decisioni della corte. Ora che il processo è stato definito - si svolgerà dal 26 novembre prossimo - le autorità sportive potranno prendere i propri provvedimenti.
IL GIRO D'AFFARI - La posizione di Vick è tutt'altro che semplice. Nella sua residenza di campagna di Smithfield, nella contea di Surry, secondo i capi di imputazione scaturiti dall'operazione «Bad Newz Kennels» e contenuti in una relazione di 18 pagine, era stata allestita una vera e propria centrale clandestina finalizzata all'organizzazione di combattimenti tra cani in diversi Stati americani. Un'attività attorno alla quale ruota un giro di affari altissimo, legato in particolare alle scommesse e alla compravndita dei cani. Difficile però pensare che Vick possa essere stato attratto da una motivazione puramente economica: nel 2004 ha infatti siglato un contratto da 130 milioni di dollari, il più ricco nella storia della Nfl.
ALL'ULTIMO SANGUE - Gli animali, secondo gli inquirenti, venivano tenuti in condizioni precarie, probabilmente per aumentarne l'aggressività. E secondo quanto risulta nei documenti processuali depositati nelle settimane scorse, i cani che non venivano uccisi durante i combattimenti - la cui regola era quella dell'«ultimo sangue», ovvero l'incontro doveva terminare con la morte di uno dei due animali in lotta - erano poi uccisi con colpi di arma da fuoco oppure venivano soffocati o annegati.
L'AUTODIFESA - Vick si è fino ad ora difeso sostenendo di non sapere nulla delle attività illegali che venivano svolte nella sua villa, una residenza secondaria dove, secondo quanto da lui stesso raccontato, il quarterback si recava raramente e dove invece viveva stabilmente un suo cugino. L'accusa però non è dello stesso parere e pensa che l'atleta abbia avuto un ruolo non secondario nell'organizzazione. Vick ha cercato di ribadire la propria innocenza anche nel corso dell'udienza preliminare, dichiarandosi non colpevole per alcuna delle accuse mosse nei suoi confronti. Attorno al suo caso l'interesse è grande: nell'attesa del rinvio a giudizio i contatti al suo sito Internet personale sono stati così tanti da causare al caduta del server per eccesso di visitatori.
SUPPORTER E ANIMALISTI - All'esterno del tribunale, nel giorno della prima udienza, si sono affollati sostenitori dell'innocenza di Vick ma anche gruppi animalisti - tra cui la Peta, che già aveva organizzato presidi all'esterno della sede dei Falcons e davanti al palazzo della Nike, uno dei principali sponsor di Vick - che hanno inscenato una proesta contro la pratica dei combattimenti tra cani. Ora c'è grande attesa per la sentenza: se condannati, l'atleta dei Falcons e gli altri imputati potrebbero dover scontare fino a sei anni di reclusione e pagare una sanzione pecuniaria di 350 mila dollari. I gruppi animalisti sperano che la vicenda accenda i riflettori sulla realtà dei combattimenti clandestini e che serva da monito per il futuro. «Che sia giudicato innocente o colpevole - si legge in una dichiarazione della Peta a margine di una petizione contro i combattimenti tra cani - , Michael Vick è solo una persona in un grande mucchio. La vera linea del fronte nella guerra al dogfighting è nelle comunità locali ed è una guerra combattuta ogni giorno da gruppi animalisti e forze dell'ordine. Una battaglia per questi animali innocenti che non hanno né voce né scelta».
Alessandro Sala (Corriere della Sera)
26 luglio 2007