Obiezione di coscienza alla vivisezione
La Legge 413/93 permette a medici, ricercatori, personale sanitario, studenti universitari che abbiano dichiarato la propria obiezione di coscienza di non prendere parte alle attività ed agli interventi diretti alla sperimentazione animale. Questa legge è una vittoria, impensabile fino a qualche tempo fa, ottenuta grazie ad un'incessante azione del movimento antivivisezionista per coinvolgere i cittadini su un problema che non è solo di rispetto degli animali ma anche di denuncia della non scientificità di tale barbara pratica. D'ora in poi studenti e lavoratori potranno rifiutarsi di essere coinvolti in attività di sperimentazione animale senza essere danneggiati in termini di voti e di carriera. La prima forma di sperimentazione che lo studente incontra è nelle scuole o nelle università. Soprattutto a livello universitario, è proprio in questi laboratori che inizia un processo di rimozione della sensibilità dello studente verso gli animali; sensibilità naturale verso la sofferenza di altri esseri viventi che viene ancora considerata da qualcuno di intralcio alla scienza. In pratica, fino a pochi anni fa, in alcuni corsi universitari, tutti gli studenti erano obbligati a compiere esperimenti su animali; a partire da semplici dissezioni di animali più semplici morti (crostacei, vermi e rane), passando successivamente a mammiferi morti (topi), poi mammiferi vivi (topi e ratti), per arrivare ad utilizzare in tesi di laurea animali vivi che generalmente presentano un più forte impatto emotivo (soprattutto cani). Dato che può presentare maggiori difficoltà il fatto di utilizzare direttamente cani, gatti o scimmie vivi, lo studente viene "preparato" attraverso passaggi graduali. Per saperne di più: http://www.progettogaia.it/unamilano/mostra/pann4.htm
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