Domenica 20 gennaio: battuta di caccia al cacciatore
Stagione venatoria alle ultime battute, un’occasione ideale per ricordare alle orde barbariche che offendono i boschi e le loro creature che anche a fine periodo migratorio, anche quando la maggior parte degli uccelli sono già salvi (un buon numero, tra i disturbi venatori e i campi a Ponza, Cipro, Brescia e Sardegna, anche grazie al nostro impegno) o già stati assassinati, anche quando alcuni cacciatori hanno ormai appagato i propri demenziali gusti, gli assassini in mimetica troveranno in noi sempre un ostacolo. Luogo del delitto (scampato). Un bellissimo bosco dei Castelli romani, purtroppo rovinato e umiliato dai soliti ominidi che lo usano come discarica abusiva. Tanti alberi, verde a volontà, ambiente di caccia ideale alle beccacce. E ai cacciatori. Protagonisti. Una decina di attivisti armati di ironia, coraggio, buona volontà, amore per gli animali liberi e per la natura. Sull’altro fronte il solito gruppuscolo di cacciatori: fucili, munizioni, mimetiche, cani resi nevrotici dalla prigionia in canile. Epilogo. Questa volta ci siamo trovati di fronte cacciatori più civili rispetto alla media. Non ancora capaci di parlare in italiano corretto e fluente – questo sarebbe troppo – ma perlomeno capaci di articolare qualche frase di senso compiuto, senza insulti, senza bestemmie o turpiloquio. L’apparente bonomia e cordialità non ci fa chiaramente dimenticare che sempre in presenza di vigliacchi assassini siamo. Dopo un po’ di chiacchiere le nostre prede come sempre hanno caricato i loro cani e se ne sono andate senza colpo ferire (a noi ma soprattutto agli uccelli).
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