Dal 7 all’11 aprile 2007 un gruppo di attivisti italiani, olandesi, francesi, belgi e svizzeri ha svolto un tour di proteste contro alcuni dei più importanti obbiettivi della campagna internazionale per chiudere Huntingdon Life Sciences e alcuni obbiettivi di campagne locali. Per un giorno e mezzo in Italia, un giorno e mezzo in Svizzera e due giorni in Francia gli attivisti hanno inscenato ben 16 presidi davanti a sedi di multinazionali farmaceutiche, allevamenti di animali destinati alla vivisezione e laboratori, andando ad urlare la propria rabbia alle porte di alcune delle aziende leader dell’industria della vivisezione a livello globale.
In Italia...
Lunedì 7 aprile dalle 8.00 in punto circa 25 attivisti accolgono i dipendenti e i manager della Novartis ad Origgio (VA) all’entrata della loro giornata lavorativa al servizio di un’azienda mandante del massacro di 500 animali ogni giorno ad HLS. Ogni macchina che entra viene circondata da decine di cartelloni raffiguranti animali vittime della vivisezione e dalle urla dei manifestanti amplificate da diversi megafoni. Sarebbe troppo facile guadagnarsi da vivere lavorando per un’azienda che lucra sulla pelle di migliaia di vittime umane ed animali senza dover rendere conto a nessuno o senza nemmeno vedere coi propri occhi i risultati della propria complicità. Purtroppo come spesso succede, chi lavora per Novartis preferisce chiudere gli occhi, girare lo sguardo oppure accelerare pericolosamente all’avvicinarsi degli attivisti. Durante la mattinata entrano pure alcune auto svizzere, tedesche ed una inglese. Senza alcun dubbio avranno avvertito i propri dirigenti dell’accoglienza ricevuta ad Origgio…
Per la seconda protesta ci spostiamo davanti ad un’altra azienda per colpa della quale HLS continua ad uccidere 500 animali al giorno: la multinazionale farmaceutica francese Sanofi-Aventis. In passato siamo già stati decine di volte davanti al Bodio Center, complesso di uffici milanese dove è presente la sede direzionale italiana della Sanofi, e per questo le forze dell’ordine ci hanno imposto delle assurde restrizioni, confinandoci dalla parte opposta della strada credendo forse di far cessare le proteste in questo modo. Ma ad ogni volta che torniamo vediamo in lontananza i dipendenti e i direttori di Sanofi uscire per la pausa pranzo da un’uscita sul retro, che vigliaccamente rifiutano di confrontarsi con chi vuole mostrare a tutti gli orrori perpetrati dall’azienda per la quale lavorano. Da lontano le immagini possono anche non guardarle ma per un’ora e mezza facciamo un baccano assordante che riempie i loro uffici e quelli delle aziende vicine di cori e discorsi contro l’industria della vivisezione e la mafia farmaceutica.
Dopodiché raggiungiamo gli uffici della Bayer, sempre a Milano. Qui urliamo tutto il nostro disgusto ai dipendenti e dirigenti che rientrano dalla pausa pranzo. La campagna contro HLS ci porta purtroppo davanti alle sedi di alcune delle peggiori multinazionali di questo mondo e Bayer è una di esse. Gli anni passano e i governi cambiano, ma il sistema di oppressione continua a mietere vittime senza tregua. Ricordiamo al megafono che ci sono documenti che provano che Bayer era complice del regime nazista e dei campi di sterminio, e che la maggioranza dei leader della scienza del tempo hanno aiutato i nazisti nei loro piani di sterminio. Purché la corsa al progresso non venisse fermata… oggi le vittime di Bayer sono diverse, animali nei laboratori, ecosistemi devastati dalle manipolazioni genetiche, monoculture, vittime umane dei loro farmaci e prodotti chimici… Con tutta la forza che abbiamo in corpo scandiamo slogan per 2 ore non-stop nelle orecchie di chi si rende complice di un olocausto quotidiano.
Come ultima protesta del pomeriggio lasciamo la grigia Milano in direzione Correzzana, vicino a Monza, dove è presente l’azienda Harlan, allevamento di animali destinati ai laboratori di vivisezione, dove sono rinchiusi primati, roditori ed altri animali. Al nostro arrivo l’azienda è deserta e protetta dalle forze dell’ordine e da guardie private. Sembra che i dipendenti abbiamo finito prima… È difficile esprimere a parole la rabbia che si può provare davanti a posti come questo, sapendo che all’interno, dietro al filo spinato, alle telecamere e alla polizia, sono rinchiuse centinaia di vite che aspettano di essere spedite nei laboratori di tortura. E che le persone che lavorano in questo posto e rendono possibile tutto ciò non abbiano nemmeno il coraggio di confrontarsi con qualche decina di attivisti con cartelli e megafoni. Ma ormai a Correzzana e nei paesi vicini tutti sanno cosa succede in quei capannoni, e che chi ci lavora ha le mani sporche di sangue e deve vergognarsi. Una cosa è certa, le nostre proteste danno molto fastidio alla Harlan, che si vede costretta a mandare a casa prima tutti dipendenti perdendo tempo e denaro. Noi torneremo a protestare finché quel lager non sarà chiuso.
Il martedì mattina torniamo da Novartis ad Origgio. Alle 8.00 siamo ancora lì. Stesse macchine, stesse facce. I responsabili di Novartis ad Origgio dovrebbero aver capito che le nostre promesse le manteniamo. E che torneremo fino alla fine. Specialmente quando gli stessi dipendenti di Novartis ci danno la prova che diamo molto fastidio. Da un pullman di dipendenti un energumeno di Novartis lancia centinaia di foglietti di carta agli attivisti. Sopra, in minuscoli caratteri, sta scritto: “mantenuti, incoerenti, drogati”. Grazie per lo spettacolo Novartis! Di fronte all’audacia di tale gesto eroico ci scompisciamo dalle risate… I vostri dipendenti son pagati per questo? Oppure han dedicato il loro tempo libero a questa strana forma di attivismo? Dai dipendenti ai dirigenti Novartis mostra ancora una volta il suo vero volto… Alla prossima!!!
In Svizzera e Francia...
SVIZZERA
Uno dei paesi più importanti per la campagna per chiudere HLS è proprio la Svizzera, dove hanno sede alcune delle più ricche e potenti multinazionali farmaceutiche e biotech del mondo. Da ottobre scorso un gruppo determinato di attivisti elvetici ha organizzato decine di presidi davanti ai quartieri generali e stabilimenti di alcuni dei maggiori clienti di Huntingdon: Novartis, Actelion, Arpida e Syngenta. La nostra carovana, dopo le proteste italiane, ha fatto dunque tappa a Basilea, capitale della chimica europea. Prima però, il martedì pomeriggio, ci fermiamo brevemente a Berna, dove sono presenti degli uffici della Novartis Consumer Health, per una breve ma rumorosa protesta (dato che le autorità hanno concesso solo un’ora di presidio). Qui troviamo anche numerosi attivisti locali.
Il giorno dopo, mercoledì 9 aprile, iniziamo la giornata basilese con un presidio davanti alla Novartis Campus, quartiere generale di questa multinazionale dello sfruttamento. Essendo a Basilea, il potere della lobby farmaceutica si fa molto più ossessivo e non a caso gli attivisti svizzeri sono sottoposti ad assurde restrizioni. Vietato l’uso di megafoni, fischietti, tamburi e qualsiasi altro strumento di amplificazione del suono. Vietato rivolgere le nostre lamentele direttamente ai dipendenti e dirigenti che entrano al lavoro, ma solo all’azienda in generale. Inoltre siamo confinati dietro a transenne che delimitano i confini da non oltrepassare. Leggendo questo potrebbe sembrare una protesta noiosa o poco utile… niente di più sbagliato. Abbiamo di fronte le persone che con una firma o una telefonata possono mettere fine alla collaborazione di Novartis con HLS e pur senza megafoni ci facciamo sentire. Gli eleganti e distinti signori e signore che passano vicino a noi a bordo di macchinoni o a piedi sembrano alquanto indispettiti della nostra presenza! Alcuni ci mostrano il dito medio, altri (molti) abbassano lo sguardo. Dalle 8.00 alle 10.00 urliamo fino a perdere la voce per gli animali torturati dietro le mura di HLS.
Dopo una protesta davanti alla sede generale di Syngenta ci spostiamo fuori città davanti al quartier generale dell’Actelion. I dipendenti si aggirano come ombre dietro ad un’enorme tenda che copre tutta la facciata. Appena finisce la protesta e saliamo in furgone ecco che magicamente la tenda viene alzata… Queste persone, che dicono di dedicare la propria vita alla ricerca di rimedi per salvare l’umanità intera, non hanno nemmeno il coraggio di confrontarsi con un gruppo di attivisti che, sotto la pioggia battente, tengono dei cartelli raffiguranti la realtà della loro scienza tanto acclamata. Per terminare la giornata torniamo per un’ora alla Novartis Campus per salutare i dipendenti di Novartis all’uscita dal lavoro. Senza dubbio queste proteste non sono passate inosservate nei grattaceli di Novartis. Lasciamo gli attivisti locali e partiamo per Parigi per due altre giornate di proteste.
FRANCIA
Giovedì:
Di solito si va a Parigi in vacanza, si visita la Tour Eiffel, Eurodisney o il Moulin Rouge, ma per noi c’era un’attrazione ben più divertente ossia la sede generale di Sanofi-Aventis! Da anni a Milano e altrove in Italia attivisti hanno manifestato contro questa multinazionale farmaceutica francese e finalmente eccoci qua davanti ai boss parigini in persona. Per ben tre ore una quarantina di attivisti bombardano di slogan l’edificio di Sanofi: “Assassins!”. La gendarmerie è molto suscettibile e dopo appena 5 minuti dall’inizio della protesta porta già via un’attivista olandese (che comunque verrà rilasciato nel corso della giornata).
In seguito usciamo dal centro per andare alla sede centrale francese di Novartis, dove insceniamo la sesta protesta in quattro giorni contro "Vasella and company"! Una delle proteste più rumorose del tour. Immaginatevi una decina di megafoni al massimo volume, ed una quarantina di attivisti che urlano a squarciagola e prendono a pugni il cancello creando un baccano assordante. Vive la France!
Qui le proteste durano tre ore e come ultima tappa di giovedì si va agli uffici parigini della Bristol Myers Squibb. Decine di macchine escono dai parcheggi sotterranei e ben pochi dipendenti trovano il coraggio di uscire a piedi dal lavoro. A poco a poco arrivano i taxi che, su consiglio della polizia, prelevano i dipendenti entrando nei parcheggi di Bristol al fine di non dover far camminare gli aguzzini troppo vicino agli attivisti…
Venerdì:
Grazie anche all’apporto dato da attivisti francesi a campagne internazionali come quella per chiudere Huntingdon Life Sciences, negli ultimi anni il movimento di liberazione animale in questo paese è in forte crescita. Alcuni attivisti parigini hanno quindi deciso di iniziare a concentrarsi anche su obbiettivi locali dell’industria della vivisezione.
Il 27 dicembre 2007 l’Animal Liberation Front ha liberato diversi animali e documentato le orribili condizioni di vita degli animali allevati nell’allevamento di Marie Lessieux, che rifornisce i laboratori di vivisezione e gli istituti per la didattica. Migliaia di topi, rane, conigli, ratti e vari tipi di insetti detenuti in condizioni agghiaccianti in una struttura isolata a Ardenay, un paese di campagna a qualche ora da Parigi. Gli attivisti francesi hanno inoltre scoperto che, nonostante questo allevamento non avesse il permesso di allevare gatti, ci sono dei documenti che testimoniano della spedizione di gatti ai laboratori. Questo lascia pensare che Marie Lessieux rubi i gatti domestici per venderli ai laboratori, anche perché in Francia non esiste una legge che vieti la vendita di gatti domestici ai laboratori. Inoltre, parlando con gli abitanti del paese, gli attivisti hanno scoperto che decine di abitanti hanno perso il proprio gatto negli ultimi anni… Nella mattinata una quarantina di attivisti ha marciato tra le vie del paese cantando all’unisono: “Marie Lessieux Assassins!” e distribuendo centinaia di volantini agli abitanti. Il piccolo corteo si è poi spostato verso l’allevamento dove si è svolto un presidio di circa un’ora e mezza. Il supporto da parte degli abitanti è stato molto commovente ed alcuni si sono uniti al corteo fin davanti all’allevamento. Questa era la seconda protesta davanti a questo lager ma pare proprio che gli attivisti francesi siano decisi ad iniziare una campagna di pressione per chiudere questo luogo di tortura.
Nel pomeriggio si è svolto un presidio davanti ad un’enorme centro della GlaxoSmithKline, cliente di HLS. Un grosso spiegamento di polizia non ha fermato la protesta che ha accompagnato con cori e urla ogni dipendente che ha avuto il coraggio di uscire nel parcheggio.
L’ultima protesta si è svolta davanti ai laboratori del C.I.T. (Centre Intérnationale de Toxicologie) a Evreux, laboratorio che testa qualsiasi tipo di prodotto chimico o farmaceutico su miliaia di animali. Qui gli attivisti hanno accolto l’uscita dei dipendenti e hanno mostrato a tutti i passanti le immagini di ciò che succede in posti come il C.I.T. Molti automobilisti hanno mostrato il loro supporto. Dopo tre ore di protesta si è dato fine a questo tour europeo, durante il quale, oltre a creare problemi agli aguzzini, abbiamo potuto conoscere nuovi attivisti, scambiare contatti e fare nuove amicizie. Il movimento di liberazione animale sta crescendo anche in paesi dove non esisteva una lunga tradizione di lotte animaliste e lascia presagire un futuro difficile per chi continua a lucrare sulla pelle di centinaia di migliaia di animali macellati in nome della scienza.