Cala il boom degli inserti di pelliccia
Notizie positive dai trend di mercato
Gli scorsi anni si è visto un aumento esponenziale di utilizzo di inserti di pelliccia nelle collezioni di stilisti, marchi di abbigliamento e perfino marchi di catene a basso prezzo come grandi magazzini e ipermercati. Tutti ci siamo accorti guardandoci intorno d'inverno di come fossimo circondati da persone con colletti e cappucci di vero pelo.
Fortunatamente tra informazione, pressione e andamento delle mode, la tendenza sta cambiando e ne vedremo gli effetti negli inverni prossimi, quando per esempio già in tutti i grandi magazzini italiani e in negozi molto importanti non ci saranno più inserti di vero pelo e le collezioni di alcuni stilisti non conterranno più questa vergogna.
La conferma di un blocco delle crescite per il settore però ci arriva dagli stessi pellicciai, che hanno pubblicato il rapporto annuale del settore sul sito dell'Associazione Italiana Pellicceria.
Leggere questo documento e comprenderlo in fondo su quanti animali vengano uccisi ogni anno, se di più o di meno, non è facile. Questo in fondo interesserebbe a noi maggiormente, ma evidentemente i nostri nemici hanno tutti i buoni motivi per nascondere questi dati, rendendo un settore più astratto, parlando di fatturato e non di numero di pelli di animali scuoiati. Ma forse anche perché sarebbe ben più facile vedere un calo nell'uso di pelliccia se si parlasse in numero di pelli e non in fatturato.
Della difficoltà a leggere questi documenti e interpretarli si capisce subito dall'introduzione, in cui ci viene detto che "per pellicceria si intendono capi interamente in pelliccia (inclusi capi in shearling), accessori in pelliccia e capi misti in pelliccia/altro materiale". Quindi tutti i cappotti di tessuto con inserto in pelliccia vanno ad aumentare esponenzialmente il fatturato del settore, pur avendo un utilizzo di pelli minime rispetto ad un capo interamente in pelliccia. Da qui si può capire come sia possibile leggendo i dati in questo modo far sembrare il settore enorme e in crescita continua nonostante probabilmente il numero di animali utilizzati in Italia sia sicuramente inferiore rispetto ad alcuni anni fa.
Vogliamo estrapolare dal rapporto alcune frasi e alcuni dati giusto per dare un'idea di cosa sta accadendo al settore pellicceria e perché sia importante la strategia che abbiamo intrapreso contro la grande distribuzione prima e i marchi di moda adesso.
"Le griffe italiane ed internazionali della moda hanno registrato nel 2007 una crescita più modesta per quanto riguarda l’utilizzo della pellicceria. E’ invece notevolmente aumentato l’utilizzo della pellicceria nei marchi di abbigliamento, anche se i dati di partenza erano molto modesti. E’ infine continuata a diminuire la produzione dei marchi di pellicceria." NOTA: Dal 2005 al 2006 il valore all'ingrosso di pellicceria in Italia è cresciuta del 12%, passando da 850 a 955 milioni di euro, mentre dal 2006 al 2007 non ha avuto alcuna crescita. La crescita dei marchi di abbigliamento è di 10 milioni di euro, ricordandosi però che si tratta di capi misti tessuto-pelliccia, ed è invece calata di ben il 13% la produzione di capi interi e per negozi specializzati
“Nel quadro complessivo di calo del fatturato, continua peraltro ad esserci la distinzione fra Aziende che crescono anche significativamente (prevalentemente nel mondo fashion) e quelle che subiscono cali anche ragguardevoli (soprattutto nel prodotto tradizionale).”
“La produzione italiana di pellicceria ammonta nel 2007 a 725 milioni di euro. Tale valore è diminuito del 3% rispetto al 2006.”
“L’incidenza a valore wholesale (ingrosso) dei marchi di pellicceria sul totale è diminuita nel 2007 di 6 punti percentuali, quella delle griffe è aumentata di 5 e quella dei marchi di abbigliamento di 1. Questi, pur partendo da valori piuttosto bassi, crescono molto più delle griffe.” NOTA: I marchi di pellicceria pura rappresentano nel 2007 il 41% del totale all’ingrosso, mentre per il 2008 la stima è che scendano ancora di più fino al 38%. La crescita di valore percentuale di altri settori in cui si usano meno pelli a parità di valore dei prodotti, comparata con un valore complessivo stabile, come abbiamo già visto, significa un utilizzo di animali significativamente minore.
”Per il 2008 le previsioni sono quanto mai incerte, ma si ritiene che alla fine il mercato resterà stabile su valori simili a quelli del 2007. A livello di comparti, continuerà la crescita delle griffe e dei marchi di abbigliamento rispetto ai marchi di pellicceria, che potrebbero ridursi al 40% circa del totale.”
“Anche a valori retail (dettaglio), le griffe e i marchi di abbigliamento, che rappresentavano già nel 2006 il 55% del valore della produzione di pellicceria, nel 2007 sono saliti al 62% e nel 2008, secondo le previsioni, dovrebbero crescere al 64%. In pochi anni i marchi di pellicceria si saranno quindi ridotti a poco più di un terzo del totale.”
“Le esportazioni 2007 sono diminuite del 6%, contro il 46% di aumento del 2006. Nel 2008 si prevede che restino sostanzialmente stabili.”
“Le importazioni 2007 sono diminuite del 7% contro il 62% di aumento del 2005. Nel 2008 si prevede anche in questo caso che restino stabili.”
“Il consumo 2007 a valori retail risulta di 1.626 milioni di euro (+1% rispetto al 2006). Nel 2008 non si prevedono aumenti significativi.”
Consumo italiano per canale distributivo:
2005: grande distribuzione 11% abbigliamento moda monomarca 39% abbigliamento moda multimarca 16% specialisti 34%
2006: grande distribuzione 11% abbigliamento moda monomarca 41% abbigliamento moda multimarca 16% specialisti 32%
2007: grande distribuzione 10% abbigliamento moda monomarca 41% abbigliamento moda multimarca 18% specialisti 31%
2008: grande distribuzione 10% abbigliamento moda monomarca 41% abbigliamento moda multimarca 20% specialisti 29% .
Fonte: campagnaAIP
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