(dal Corriere della Sera)
Dura presa di posizione del Wwf dopo la notizia dell'abbattimento dell'aquila reale nel Lecchese. «Ci costituiremo parte civile»
MILANO - L'uccisione dell'aquila reale avvenuta nel Lecchese è solo l'ultimo eclatante episodio di bracconaggio avvenuto in Lombardia. Lo ricorda il Wwf Italia che segnala come già lo scorso novembre al proprio centro di recupero della fauna selvatica di Valpredina, nel Bergamasco, era arrivata un'aquila reale, proveniente da Bergamo, colpita da pallini da caccia. Quel volatile è ancora oggi in cura al centro.
7 MILA ANIMALI COLPITI - «Nel 2006 sono stati ben 1.431 gli animali, tra cui alcune centinaia di rapaci, arrivati da buona parte della Lombardia al centro Wwf - spiegano i responsabili dell'associazione ambientalista -. Il Cras di Valpredina si inserisce in una rete nazionale di ben 15 centri il cui compito primario è quello di accogliere animali raccolti in condizioni di difficoltà da cittadini e Istituzioni, curarli con adeguate tecniche veterinarie, riabilitarli alla vita selvatica e rilasciarli, quando possibile, nel loro ambiente naturale. Ogni anno ai centri Wwf arrivano circa 7.000 animali».
«BRACCONAGGIO BECERO» - Sulla vicenda è intervenuto anche Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia, secondo cui è «inconcepibile che succedano ancora episodi di bracconaggio becero a scapito di specie protette». Secondo l'associazione, l'episodio del Lecchese «dimostra ancora una volta la necessità di aumentare la vigilanza venatoria sul territorio». Il Wwf da molti anni ha un corpo di Guardie volontarie venatorie composto da alcune centinaia di persone abilitate a fare vigilanza venatoria. Negli ultimi dieci anni nella sola provincia di Brescia, dove il bracconaggio è ancora una realtà, le Guardie WWF hanno svolto 21.000 ore di servizio volontario che hanno portato oltre 700 verbali amministrativi e quasi 800 denunce penali oltre al sequestro di 25mila archetti, oltre 500 fucili, più di 5.000 animali morti e 2.600 vivi.
WWF PARTE CIVILE - «E' urgente creare un centro di medicina forense che sia in grado di stabilire la provenienza dell'arma che ha sparato in questi casi di reati contro specie protette - commenta Massimiliano Rocco, responsabile specie del Wwf -. Nel frattempo le guardie Wwf si rendono disponibili alle forze dell'ordine per supportare le indagini che speriamo possano condurre al più presto all'individuazione del colpevole del barbaro gesto. Quando verrà individuato il colpevole ci costituiremo parte civile come già avvenuto in passato».
09 gennaio 2007
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