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Manifestazione a Roma, venerdì 27 dalle 16 alle 19 davanti a Montecitorio per chiedere al Governo misure urgenti.
Manifestazione a Milano, domenica 29 marzo ore 13.30 piazza del Duomo angolo via Mercanti. Da li' partira' un corteo che arrivera' in piazza Castello.
In questo articolo intendiamo sostenere e diffondere le proteste per il massacro dei cani in Sicilia e in tutta Italia, apportando un contributo antispecista con la diffusione di un testo prelevato da antispecismo.net, progetto in cui collaboriamo pienamente. A seguire, il documento delle associazioni firmatarie e aderenti diffuso da A.C.L. e altre (vedere lista al link).
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Secondo un copione ormai ben noto, la crisi economica e politica viene fatta pagare ai più deboli, individuando di volta in volta i colpevoli più adatti a distogliere l’attenzione dalle contraddizioni e dalle ingiustizie più gravi del sistema e ad indirizzare la rabbia verso obiettivi incapaci di difendere la propria vita e la propria dignità: un giorno gli immigrati reclusi nei lager di stato (CPT, CIE, …), poi i rom trattati “come cani”, e oggi i cani trattati come rom…
Nell’incontrollabile pogrom scatenato da politici senza scrupoli contro i cani siciliani e di tutto il meridione, non possiamo fare a meno di gridare a favore delle vittime di una lunga storia fatta di urbanizzazione “selvaggia”, di stravolgimento degli habitat di tante specie colpevoli solo di non essere umane, di randagismo e fame, di compravendita di animali “d’affezione” trattati come merci, di maltrattamenti e violenze inaudite, di disinteresse e complicità nelle sottrazioni di fondi per le sterilizzazioni e l’accoglienza da parte degli amministratori locali e nazionali, e infine di istigazione all’odio, alla violenza cieca su chi non può lamentarsi. Non è forse un caso che, insieme alle centinaia di vittime fra i cani siciliani, abbia fatto le spese di questa assurda situazione proprio un bambino…
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Non possiamo tacere il fatto che, fra le cause della tragedia, ci sia un sistema che permette e incentiva la vendita degli animali, educando adulti e bambini a considerare un essere senziente come oggetto da comprare, ostentare e magari abbandonare quando “ci si stufa”; un sistema che incoraggia allevatori senza scrupoli a far riprodurre cani di razza per il proprio profitto mentre migliaia di esseri languono nei canili in attesa di essere adottati, accolti e considerati come soggetti unici, di instaurare una relazione all’insegna della cura, dell’amore reciproco e della gratuità.
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Per comprendere meglio che cosa stia accadendo, riportiamo un recente comunicato redatto dal gruppo “Un Mondo Sbagliato”
In Italia sono 600.000 i cani abbandonati di cui solo un terzo si trova in un canile , di questo un terzo moltissimi sono rinchiusi in canili lager, strutture fatiscenti che violano ogni diritto degli animali. Ma questo e' un grosso affare per chi gestisce questi canili e per le amministrazioni compiacenti. Piu' cani ospita uno di questi lager piu' sono i finanziamenti che riceve che certamente non vanno agli animali , impossibile ovviamente che le amministrazioni e le ASL non vedano tutto questo. Tutti tacciono spartendosi il bottino perche´ gli interessi economici di questa forma di zoomafia sono veramente alti. Si stima che attorno al randagismo ci sia un giro d’affari intorno ai 500 milioni di euro in cui sono coinvolti privati che gestiscono le strutture, trafficanti, malavitosi e soprattutto politici corotti, senza i quali tutto questo non sarebbe possibile...
E' inevitabile che da queste violenze sugli animali e dal degrado scaturiscano degli incidenti piu' o meno gravi.
E allora scatta la tormenta mediatica: cani pericolosi, lutti cittadini, tutti pronti ad intervenire contro i cani, tutti si svegliano , proposte d’abbattimento, liste nere di cani, leggi approvate sull’onda della psicosi collettiva e ….
L’assurdita' e' che in questi casi la gente sembra riscoprire una paura atavica per gli animali, nessuno si indegna per le condizioni di quei poveri cani o attacca chi come le amministrazioni locali ha lucrato sulla pelle di questi animali, tutti chiedono provvedimenti speciali, tolleranza zero verso le uniche vere vittime, i cani.
A guidare questo teatrino ovviamente ci sono gli stessi politici ed amministratori che hanno lucrato o taciuto sul degrado in cui versavano questi animali.
Lo stesso avviene con gli animali nei circhi e negli zoo: appena si ribellano alle umiliazioni e ingiustizie che subiscono ogni giorno, uccidendo o ferendo i loro carnefici sono abbattuti con gran plauso della gente, nessuno attacca le condizioni innaturali e le torture che subiscono questi animali.
Solo durante questa stagione di caccia sono morte 39 persone e ne sono state ferite 76 ma nessuno si e’ scandalizzato o ha richiesto leggi piu’ severe per la caccia, anzi la nuova proposta di legge sulla caccia porta una totale deregolarizzazione dell’attivita' venatoria dando le armi anche ai minorenni. La caccia con le sue vittime di diverse specie non tocca la gente mentre per un bambino ucciso dagli interessi economi sul randagismo scoppia la la caccia alle streghe contro i cani.
La realta' e' che a politici locali e nazionali servono questi incidenti, serve la paura della gente, serve un capro espiatorio per nascondere i reali problemi e imposizioni che subiamo chini ogni giorno.
I telegiornali continuano a bombardarci con le immagini dei cani morsicatori mentre si tace sulle centrali nucleari, sulla devastazione ambientale, sugli interressi economici delle grandi opere del governo e di forti interessi economici. Noi continueremo a schierarci con i cani e con ogni animale sfruttato, unica vittima e capro espiatorio di questa vicenda.
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DOCUMENTO
MANIFESTAZIONE 27 MARZO 2009 – ROMA
Clicca sulla LISTA ASSOCIAZIONI ADERENTI
- esprimono cordoglio per la morte del piccolo Giuseppe Brafa di Scicli (Ragusa) e partecipazione al dolore delle altre vittime di aggressione da parte di branchi di cani della zona;
- offrono il proprio sostegno alla linea di rispetto della legalità adottata dal Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini e a cui si sono richiamati anche altri esponenti di Governo;
- chiedono di porre fine al clima persecutorio nei confronti degli animali randagi - talvolta esteso anche ai volontari che cercano di sfamarli -, stimolato spesso dalle dichiarazioni di giornali ed esponenti politici che istigano alla violenza e alla soppressione indiscriminata.
Ricordano che la legislazione nazionale contiene già norme atte ad evitare fatti come quelli accaduti:
l’articolo 3 del D.P.R. 31 Marzo 1979 attribuisce ai Comuni la funzione dì vigilanza sull‘osservanza dei Regolamenti generali e locali relativi alla protezione degli animali e alla difesa del patrimonio zootecnico
il Decreto del Presidente della Repubblica n. 320/54 “Regolamento di Polizia Veterinaria” attribuisce al Sindaco, quale massima autorità sanitaria locale la responsabilità della vigilanza e della prevenzione igienico sanitaria sul territorio di propria competenza;
- la Legge nazionale n. 281/91 “Tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo” attribuisce al Comune competente, la responsabilità della gestione delle strutture di ricovero per animali pubbliche e degli animali randagi rinvenuti sul territorio;
- il combinato disposto dell’articolo 3 del D.P.R. del 1979, del D.P.R n. 320/54 e della L. 28/91, individua il Comune quale ente deputato alla vigilanza sul benessere degli animali e al mantenimento di tutti gli animali sequestrati sul territorio di propria competenza, risultando persona idonea anche ai sensi dell’articolo 120 c.p.p.;
VISTI:
- la Legge nazionale 281/91 ” legge quadro sul fenomeno del randagismo ”, le leggi sul benessere degli animali d’affezione, sul divieto del loro maltrattamento e in particolare la Legge n. 296/2006, l’art. 2 della Legge n. 244/2007 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”, art. 1 comma 831, che individua nella diminuzione degli animali presenti sul territorio, il principale strumento di contenimento del randagismo e di tutti i fenomeni speculativi ad esso connessi, nonché l’articolo 42 della Costituzione Italiana che individua la proprietà privata quale bene giuridicamente protetto nei limiti e in funzione del superiore interesse sociale;
CONSIDERATO:
- che lo Stato ha erogato somme ingenti per il randagismo e ciononostante in molti Comuni, particolarmente del centro-sud, questo fenomeno continua ad essere difficilmente gestibile, con riflessi sulla sicurezza e l’igiene pubblica, mentre i volontari delle associazioni protezionistiche affrontano quotidianamente emergenze sul territorio con grande dispendio di risorse private;
- che nel solo canile municipale di Roma, viene censita una media annuale di cani in ingresso di 2.500 unità circa, a fronte delle uscite per adozioni annuali di 1.500 unità circa, situazione che negli anni ha comportato un esubero di circa 1.000 animali l’anno circa;
- che la pratica delle adozioni consapevoli promosse presso le strutture pubbliche, convenzionate e i rifugi privati favorisce la riduzione del problema degli abbandoni;
- che le adozioni presso le strutture convenzionate sono spesso ostacolate da difficoltà d’ingresso opposte alle associazioni di volontariato e da un ristretto orario di apertura al pubblico e che il numero delle adozioni di cani e gatti da parte dei privati nelle strutture in genere è comunque diminuito a causa della crisi economica;
- che le cucciolate di animali di proprietà e la vendita amatoriale e commerciale di cani o gatti, sono fenomeni praticati in maniera indiscriminata perseguendo finalità economiche e culturali individuali, senza alcuna considerazione per i principi prudenziali e di necessaria professionalità, individuati dalla normativa vigente per il contenimento del randagismo. Anche in considerazione del fatto che tali fenomeni sono considerati quali principali fonti di alimentazione del fenomeno del randagismo e della diminuzione delle adozioni presso i canili e rifugi;
- che risultano in forte crescita le richieste da parte dei privati cittadini di lasciare al canile, perché impossibilitati nelle spese veterinarie, cuccioli importati e comprati in negozi di animali della città, purtroppo affetti da malattie virali differenti da quelli presenti in Italia, ovvero fortemente invasive e particolarmente resistenti ai consueti medicinali;
RILEVATO:
- che il Comune di Roma e altri stanno esaurendo le risorse economiche e strutturali indispensabili ad assorbire tutti gli animali in previsione d’ingresso presso le strutture comunali e che l’amministrazione comunale competente per territorio, non può esimersi dalla ricezione di animali provenienti da sgomberi, sequestri, confische, incidenti, o cittadini impossibilitati dalla detenzione degli stessi per comprovata pericolosità;
- che molti Comuni – alla ricerca di tariffe sempre più economiche – stipulano convenzioni con canili fuori Regione dove ai cani non viene assicurata la necessaria assistenza sanitaria né livelli di benessere accettabili né opportunità di adozione, e che tali convenzioni sono del tutto illegali, dato che la Circolare 14 maggio 2001, n. 5 Ministero della Sanità (Attuazione della legge 14 agosto 1991, n. 281 ), prevede la vicinanza geografica al Comune appaltante delle strutture private convenzionate per il ricovero di cani o gatti, per favorire i controlli, le adozioni e l’assistenza sanitaria;
- che gli strumenti ordinari preposti dalla normativa vigente al contenimento del fenomeno del randagismo hanno trovato scarsa diffusione fra la cittadinanza, contribuendo ad un’esasperazione del numero di animali randagi presenti sul territorio e a una non corretta sensibilizzazione dei cittadini;
- che le Associazioni protezionistiche sono spesso interpellate dai privati cittadini che chiedono tariffe più accessibili per la sterilizzazione dei loro animali d’affezione;
Le scriventi Associazioni – da anni impegnate ad arginare il fenomeno del randagismo, e fronteggiare le emergenze segnalate o derivanti spesso da privati cittadini - si schierano a fianco del Sottosegretario alla Salute On. Francesca Martini nell’esigere il rispetto della legalità e chiedono che il Governo s’impegni ad adottare con urgenza le seguenti misure per una soluzione efficace dei problemi posti dal randagismo:
Avviare una campagna di sterilizzazione massiccia, con l’intervento di cliniche mobili nei territori a più elevato tasso di randagismo;
Prevedere tariffe agevolate per gli interventi di sterilizzazione effettuati dalle Asl o presso ambulatori privati convenzionati;
Vietare la riproduzione di animali d’affezione sul territorio nazionale, per cui - considerati i motivi esposti sopra - tutti gli animali d’affezione dei privati residenti in Italia e non riconosciuti come allevatori ai sensi di Legge, siano sterilizzati entro un anno, salvo problemi di salute dell’animale o età così avanzata tali da sconsigliare l’intervento. Chiunque, dopo tale termine sia rinvenuto in possesso di un cane o gatto fertile sia considerato allevatore e sottoposto al pagamento di un contributo comunale annuo da definirsi per ogni animale fertile cucciolo nato.
Vietare la vendita e la cessione a qualsiasi titolo di animali fra privati non autorizzati e comunque di cani o di gatti di età inferiore a due mesi e senza previa identificazione e registrazione all’anagrafe canina/felina. I cani provenienti da altri Paesi comunitari non possano essere detenuti o ceduti prima dei 120 giorni di vita, e comunque sprovvisti della necessaria documentazione di provenienza, sanitaria ed anagrafica, completa in ogni parte e regolarmente aggiornata. I cani possano essere ceduti a qualsiasi titolo sotto la responsabilità del cedente, solo dopo aver completato il protocollo vaccinale contro la Parvovirosi, il Cimurro, l’Epatite ed aver effettuato almeno la prima vaccinazione per la Leptospirosi.
Consentire la cessione a qualsiasi titolo di cani e gatti esclusivamente da parte di allevatori autorizzati dagli Uffici Tutela Animali Comunali e riconosciuti dalla Legge. L’esercizio dell’attività di allevamento sia autorizzabile solo previo preventiva verifica da parte del competente servizio veterinario pubblico delle condizioni strutturali e stabilite dalla Legge.
Vietare la riproduzione di cani e gatti da parte dei privati non autorizzati dagli Uffici tutela animali per motivi di tutela del benessere dell’animale coinvolto. I proprietari di cani e gatti debbano dimostrare la provenienza di ogni animale detenuto per tramite di apposita documentazione, certificato di adozione, denuncia di rinvenimento di un randagio o certificato d’acquisto dell’allevatore con relativo prezzo.
Vietare la detenzione di animali a chiunque sia stato sanzionato, condannato anche in applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell'articolo 444 del codice di procedura penale o tramite decreto penale di condanna ai sensi dell’art 459 e ss c.p.p., per i delitti previsti dagli articoli 544 bis, ter, quater, quinquies, 638 e 727 del Codice penale, così come modificati dalla Legge 189 del 2004, o abbia pendenti più di un procedimento penale in corso.