RIFUGIO | Vieni? | Sostienici! | giovedì 5 dicembre 2024 # Utenti online n. # |
Riceviamo da AIP:
Le recenti manovre repressive del governo inglese ai danni della campagna Shac, che hanno portato all'arresto di tre attivisti e a restrizioni per molti altri, devono avere indotto il mondo finanziario a pensare di essersi tolto ogni problema e di poter nuovamente fare affari con i vivisettori di Huntingdon Life Sciences. Niente di più sbagliato!
In questa settimana due banche tedesche hanno acquistato rispettivamente 590.000 e 20.000 azioni di HLS. Ma nulla sfugge agli occhi attenti di Shac e i cattivi investimenti portano solamente problemi, banche così importanti dovrebbero pur saperlo.
Investire nella vivisezione è un cattivo affare, molto cattivo, e gli effetti stanno già facendosi sentire davanti agli uffici di queste banche!
Non possiamo permettere che affaristi senza scrupoli investano i loro soldi nella tortura di 500 animali al giorno e che aiutino a mantenere attivo il più grande laboratorio di vivisezione d'Europa!
Non possiamo permettere che degli individui che soffrono le pene dell'inferno diventino solamente numeri da calcolare per queste banche!
Non possiamo permettere che gli ultimi arresti effettuati in Inghilterra aiutino HLS a riprendere forza dal punto di vista economico.
Per tutti questi motivi continueremo a mobilitarci contro i finanziatori e clienti di HLS, ovunque si nascondano. Ricordatevi che il movimento Shac ha convinto banche ben più potenti a cedere le azioni di HLS, e che per quei 500 animali che anche oggi finiranno sotto i ferri dei vivisettori non ci sono lacrime che tengano, solamente la vostra azione può salvarli!
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Dresdner Bank è una banca tedesca facente capo al gruppo Allianz. In Italia non ci sono filiali della Dresdner Bank, ma ci sono numerose aziende del gruppo Allianz, a cui è necessario estendere le proteste.
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Lettera tipo:
Salve,
sono venuto a conoscenza del fatto che una banca del gruppo Allianz, la Dresdner Bank, ha recentemente acquistato quasi 600.000 azioni di una azienda denominata Huntingdnon Life Sciences.
Quello di cui forse il Gruppo Allianz non è a conoscenza è che Huntingdon Life Sciences è il più grande laboratorio di vivisezione d'Europa. Dentro HLS ogni giorno vengono torturati e uccisi 500 animali.
HLS è stato denunciato varie volte per violazione delle leggi sul benessere animale, inoltre gli è stata ritirata temporaneamente la licenza dal Ministero inglese quando sono diventati pubblici filmati in cui cuccioli di cane venivano presi a pugni sul muso e sbattuti contro i muri.
Vi invito ad informarvi su questa azienda visitando i siti www.stophls.net e www.shac.net e a fare in modo che Allianz e Dresdner Bank scelgano di non investire nella crudeltà sugli animali.
Saluti,
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Questi gli indirizzi degli uffici e le mail da contattare:
Allianz Global Corporate & Specialty
RAS-Riunione Adriatica di Sicurtá S.p.A., Corso Italia 23, 20122 Milano
Phone: 02 7216 1
Fax: 02 7216 5676
Email: info@rasnet.it
Internet: www.agcs.allianz.com
Allianz Subalpina S.p.A.
Via Alfieri 22, 10122 Torino
Phone: 011 516 11
Fax: 011 516 14 70
Email: info@azs.it
Internet: www.allianzsubalpina.it
Euler Hermes SIAC S.p.A.
Via Raffaello Matarazzo, 19, 00139 Rome
Phone: 06 87001
Fax: 06 8700 7000
Genialloyd Società per Azioni di Assicurazioni
Corso Italia 23, 20122 Milano
Phone: 02 28351
Fax: 02 2835 2835
Email: clienti@genialloyd.it
Internet: www.genialloyd.it
Investitori Sgr S.p.A.
Corso Italia 23, 20122 Milano
Phone: 02 7216-2500
Email: info@investitori.it
Internet: www.investitori.it
Lloyd Adriatico S.p.A.
Largo Ugo Irneri 1, 34123 Trieste
Phone: 040 7781-1
Fax: 040 7781-311
Email: info@lloydadriatico.it
Internet: www.lloydadriatico.it
Ras Asset Management Sgr S.p.A.
Piazza Velasca, 7/9, 20122 Milano
Phone: 02 72161
Fax: 02 7216 5023
Internet:> www.ramsgr.it
Rasbank S.p.A.
Piazza Erculea 15, 20122 Milano
Phone: 02 722031
Fax: 02 34 99 32 32
Email: customer.center@rasbank.it
Internet: www.rasbank.it
Rasfin Sim S.p.A.
Corso Italia 23, 20122 Milano
Phone: 02 72161
Internet: www.rasfin.it
RAS - Riunione Adriatica di Sicurtà S.p.A.
Corso Italia 23, 20122 Milano
Phone: 02 7216-1
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Già salvati oltre 2 mila cani e 800 gatti. Ma anche 11 tigri e 4 coccodrilli...
Nasce il Nirda, il nucleo speciale del Corpo forestale che lavora per contrastare i reati contro la fauna. In due anni 5.344 sequestri
(corriere della sera) ROMA - La difesa degli animali in difficoltà può contare su una nuova struttura: il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) del Corpo Forestale dello Stato (Cfs). «Si tratta di una struttura specializzata - spiega il capo del Cfs, Cesare Patrone- che ha competenza esclusiva su fenomeni criminosi contro gli animali, quali esseri viventi vittime di reati come competizioni non autorizzate, commercio illegale e maltrattamenti, soprattutto in ambienti urbani».
Il Nirda è un nucleo giovanissimo, istituito il 21 marzo scorso, «ma che ha già operato sequestri negli ultimi due anni - precisa il vicequestore Maria Rosaria Esposito, responsabile del Nirda - per oltre cinque mila animali e 345 strutture, con 120 persone denunciate e 40 notizie di reato». Azioni importanti perchè, sottolinea la responsabile del Nirda, «come introiti il commercio degli animali è secondo solo a quello della droga».
Nell'attività anti-maltrattamenti, dal giugno 2005 al maggio 2007, sono stati sequestrati 5.344 animali: 3.250 da affezione, tra cui 2.448 cani e 802 gatti, e 383 protetti dalla convenzione Cites, tra cui 350 pappagalli, 2 leoni, 1 armadillo, 11 tigri, 4 coccodrilli, 4 pitoni e perfino 2 anaconde. Poi, 61 animali non sottoposti alla convenzione Cites, in particolare 3 struzzi, 2 nandù, 3 dromedari e 2 cammelli, 1 lama e una zebra. Inoltre, tra fauna e avifauna il Corpo forestale dello Stato ha sequestrato 1.650 animali e tra questi 2 aquile, 2 gheppi, 10 lupi, 20 daini, 70 anatidi e 1.500 fringillidi. Ma l'attività del Nirda non si ferma agli animali, sono state sequestrate anche 345 strutture illecite usate per la detenzione, comprendenti 75 manufatti edilizi, 4 terreni e 265 gabbie. In più 11 attrezzature, tra cui 4 automezzi e 3 congelatori. Infine, il Nirda ha sequestrato anche 5.140 documenti, tra questi 897 passaporti 1.549 documenti pubblici, 2.694 documenti privati.
24 maggio 2007
" Verrà il giorno in cui tutti gli animali saranno liberi di andare per la terra. Verrà il giorno in cui nessun uomo si sentirà autorizzato a legarli, rinchiuderli, cavalcarli, affaticarli, sezionarli, mangiarli. Verrà il giorno in cui gli uomini inorridiranno quando penseranno a quello che oggi essi fanno agli animali. Verrà il giorno. Oggi così lontano".
Ely è una giovane dottoressa alla ricerca del suo ideale di vita e di lavoro in una città e in un ambiente in rapida perdita di valori; ma un giorno le si presenta Billy, un cucciolo di sei mesi con una caratteristica particolare, e da allora la sua vita non sarà più la stessa. Questo sembrerebbe un libro animalista, perché spinge a vedere gli animali nelle loro qualità di specie, come esseri degni di rispetto, per lo meno degni degli stessi fondamentali diritti degli uomini; ma più semplicemente è un libro che spinge a profonde riflessioni etiche, perché aiuta a considerarci membri di una stessa grande famiglia e a non suddividere gli esseri viventi in superiori e inferiori, in noi e gli altri. Il che probabilmente ci converrebbe anche, egoisticamente parlando.
Luigi Mario Chiechi, ginecologo, docente universitario. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche, ha recentemente pubblicato i saggi: La Salute femminile nella società postindustriale, La menopausa nella società postindustriale, Una funzione negata – Dominanti sociali, culturali e biomediche dell’allattamento al seno, Donna, etica e salute, Corpo di donna. Animalista e vegetariano è alla sua prima opera narrativa.
Comunicato stampa di SSNV - I genitori vegan ammazzano i loro figli? Accusa infamante, venga data la smentita in modo corretto. Ogni anno in Italia muoiono 2350 bambini non vegan: i genitori onnivori ammazzano dunque i loro figli? In merito a quanto riportato da diversi media in Italia - che hanno semplicemente ripreso in modo acritico quanto pubblicato in alcuni giornali stranieri - sul fatto che i genitori vegan siano cosi' irresponsabili da ammazzare i loro figli tramite un'alimentazione sbagliata, Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana - un'associazione di professionisti della salute che si prefigge di fornire informazioni scientifiche corrette sulla nutrizione a base di cibi vegetali - chiede che vengano riportate anche le risposte di eminenti nutrizionisti di tutto il mondo sul tema, e che questa accusa infamante e infondata, che nessuno puo' permettersi di fare, venga ritirata.
I giornalisti che volessero informarsi in modo serio, e non fare solo il "lavoro" dei giornali di pettegolezzi, possono trovare sul sito del famoso nutrizionista dott. Mc Dougall, il medico che ha seguito Carl Lewis nella sua transizione a una alimentazione vegan - che ha consentito all'atleta di ottenere una migliore salute e performance ancora piu' strabilianti -, la risposta punto per punto alle farneticanti accuse della signora Nina Planck, cosi' tanto sbandierati dai media: http://www.drmcdougall.com/misc/2007other/nytimes.html In particolare, la risposta di 1500 parole inviata dal dott. Mc Dougall al New York Times, recita: "L'articolo di Nina Planck che condanna la dieta vegan contiene gravi errori in merito all'adeguatezza dei cibi vegetali. I vegetali contengono TUTTI gli aminoacidi essenziali in quantita' adeguata per i bisogni umani, e anche per i bisogni dei bambini (vedi Millward). La vitamina D NON si trova nel latte o nella carne, a meno che non venga aggiunta come integratore. La fonte d questa vitamina e' la luce solare. I vegetali contengono beta-carotene, il precursore della vitaminia A. La fonte originaria di tutti i minerali (compreso calcio e zinco) e' il terreno. I vegetali abbondano in minerali e funzionano come tramite dal terreno agli animali. La verita' scientifica e' che le proteine, gli aminoacidi essenziali, i minerali e le vitamine (eccetto la B12, che e' sintetizzata dai batteri, non dagli animali) si trovano nei vegetali, e non si possono avere carenze da un'alimentazione basata sui vegetali integrali, quando si mangi abbastanza da ottenere la quantita' di calorie necessaria. La distorsione operata dalla signora Planck sulla scienza della nutrizione e' un fatto grave cui deve essere posto rimedio." (Rif: Millward DJ. The nutritional value of plant-based diets in relation to human amino acid and protein requirements. Proc Nutr Soc. 1999 May;58(2):249-60.)
[Prosegui la lettura di questo articolo sul sito dal quale è stato preso...]
Di seguito il testo integrale del servizio di Manuela Lucchini andato in onda al TG1 delle ore 20 il 22 maggio 2007. E' possibile scaricare lo spezzone del TG effettuato con mezzi di fortuna formato AVI (4,5mb), oppure formato mp4 (1,3Mb). Per il secondo formato occorre avere installato il QuickTime. Se avete problemi, tasto destro e "salva con nome".
TG1 ore 20 (massimo ascolto)
Servizio filmato di Manuela Lucchini
«Si chiama Nina Planck. E' una scrittrice americana che in un suo libro, presentato dal N.Y. Times, ha denunciato i danni della dieta vegana. La Plank ha ricordato i tre bambini morti nel giro di quattro anni. Anche lei era vegana, dice, e cioè: non solo non mangiava carne, ma neanche latte, uova e tutti gli altri prodotti animali. Ma poi ha capito l'errore. Un errore gravissimo se la dieta si impone ai bambini. La dieta vegana è carente di vitamina B12 che si trova solo nei prodotti animali. Le vitamine A e D che si trovano in carne, pesce, uova e burro. E di minerali, quali calcio e zinco. Quando i bambini vengono privati di tutto questo hanno ritardi nella crescita, rachitismo e danni al sistema nervoso.
Ma perché vegani no e vegetariani sì? (intervista al Prof. Pietro Migliaccio, medico nutrizionista)
"Nei bambini e specialmente nei lattanti il vegano proibisce praticamente qualsiasi nutriente di origine animale. I vegetariani invece possono consumare uova, latte e derivati: questo fa sì che l'alimentazione possa essere completa".»
La “VEGANZETTA” nasce come pubblicazione amatoriale rivolta al vasto pubblico dei non vegetariani o vegani, con notizie ed informazioni, ma anche a chi è già vegano ed intende approfondire determinati argomenti. Proprio il veganismo ed il pensiero antispecista, intesi come basi etiche necessarie per affrontare e tentare di risolvere il problema dello sfruttamento degli animali e del pianeta da parte della specie umana, saranno le tematiche che la rivista si prefigge di divulgare, analizzare ed approfondire, alla ricerca di un confronto con i lettori che vorranno contribuire alla crescita dell’iniziativa. Il formato è quello del quotidiano, ispirato alle pubblicazioni degli anni ’20 del ‘900.
La Veganzetta è disponibile sia in formato virtuale (in PDF per Adobe Acrobat Reader), sia in formato cartaceo, il numero 0 è gratuito e a disposizione di tutti.
Quest'anno abbiamo salvato oltre 200 rospi, che per la migrazione sarebbero stati investiti o sarebbero affogati in vasche di cemento. Sono stati tutti portati in luoghi più sicuri e adatti alla loro natura.
Daniela, AgireOraRoma-ValleVegan
Mercoledi 23 maggio ore 21, al MERCOLEDI VEGANO, si terrà una cena per discutere sulle attività di fine primavera di AgireOra-Roma e ValleVegan.
La cena sarà informale e si svolgerà presso la BIOSTERIA a Roma in viale della Primavera 319 (Centocelle). Per gli attivisti esterni al gruppo AgireOra-ValleVegan si consiglia di telefonare a Piero (al 329 49 55 244 o di scrivere a attivismo@vallevegan.org o venite che posto si trova). Costo fisso 15 euro. I fondi andranno interamente ai progetti MERCOLEDI VEGANO e 100cl CRITICAL BAR.
In particolare verranno affrontati i seguenti bilanci/progetti:
AntiBracconaggio:
1) resoconto sconfitta dei bracconieri a Ponza e scelta della prossima isola per il campo 2008 (responsabili Piero, Catia) ;
2) escursione domenicale alla ricerca di lacci per cinghiale nel Lazio (resp. Piero, Andrea).
Rivista Emergenza Animale:
presentazione bozza editoriale e contenuti primo numero (resp. Giulio x Antasofia, Leonora x AgireOra Roma, Piero x ValleVegan, Marina x Emergenza Animale).
Attraversamento Rospi:
resoconto migrazione 2007: 200 animali salvati! (resp. Daniela, Marco).
Urla di pesce:
nuova campagna, con disturbo ai pescatori, volantinaggi ai mercati ittici, presidi agli imbarchi, divulgazione (resp. Piero, Cristiano).
Adorattizzazione:
resoconto caccia alle trappole avvelenate, siti monitorati (resp. Marco).
Adozioni:
nuova sezione su vallevegan.org per l’adozione di animali, rete esterna e interna a ValleVegan (resp. Pina Solitait, Enrica).
Autoproduzione Video e Fotografia:
1) Flashes of Flesh, video autoprodotto da Alex e Claudia (resp. Claudia C.);
2) mostra fotografica di ValleVegan (resp. Ilaria, Claudia C.).
Palio Asini a C…(Lazio):
ripetere l’azione di muro umano dell’anno scorso (resp. Chiara, Leonora).
Eventi per la diffusione del veganismo:
partecipazione di ValleVegan ai prossimi eventi , conferenze, matrimoni, feste (resp. Lidio, Piero).
Supporto ad altri gruppi:
collaborazioni (resp. Monica).
Ufficio Stampa e Redazione:
comunicati e mailing list, agenzie stampa (resp. Leonora, Lidio).
Osservatorio sui canili lager:
presidi notturni, campagna adozioni, volontariato (resp. Stefania, Alessia).
Tavoli informativi, volantinaggi, affissioni:
(resp. Claudia S., Mario).
Organizzazione concerto:
gruppi vegan, serate benefit (resp. Chiara).
Campagna divulgativa:
Adotta un’università: passare dal semplice tavolo informativo ad una vera e propria campagna con pranzi, volantinaggi, merchandising, mostra, conferenza... in un breve periodo per ogni facoltà (resp. Monica).
--AgireOraRoma, ValleVegan--
questo l'articolo del gionalista Ruiz, che inneggia allo "spettacolo" della mattanza dei tonni, dipingendolo come un'eccitante attrazione turistica e dando anche informazioni per assistervi.
( http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/
viaggi/grubrica.asp?ID_blog=63&ID_articolo=314&ID_sezione=
140&sezione=Vicino )
Nell’isola “farfalla” delle Egadi si ripete ogni anno l’antico e cruento rito della pesca dei tonni
L'hanno chiamata Farfalla, l'isola di Favignana, perché vista dall'alto sembra planare sul mare blu con due ali dispiegati, palpabili solo con estrema delicatezza.
Una «farfalla» vorace, però. In primavera indossa il suo abito più bello e seducente, ornato di papaveri e fiordalisi profumati emergenti in un patchwork di colori accesi, abbaglianti prima dello sfumare del sole. «Vestita per uccidere», si potrebbe dire dal punto di vista dei tonni.
I pescioni, ignari, arrivano a branchi dopo aver superato lo stretto di Gibilterra ed essere rimbalzati sulla costa tunisina, eccitati e spinti dall'istinto ancestrale verso le acque ideali in cui riprodursi.
Palline di un flipper che finiscono in buca, ritrovandosi costretti in percorsi obbligati, sapientemente disegnati da reti sistemate ad hoc che li conducono, di «camera» in «camera», nella Camera della Morte.
Di tonnare rimangono molte vestigia sulle coste siciliane.
Simulacri di archeologia industriale, ormai, quasi ovunque.
Non a Favignana, però, dove la pratica della Mattanza è perpetuata e in cui rituale e attività economica convivono e si confondono.
Costò due milioni e 700 mila lire, nel 1874, a Ignazio Florio, l'acquisto delle isole Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo) emergenti in faccia a Trapani, Marsala e alla bella Erice. Il marchese Pallavicino Rusconi, che gliele cedette, non sapeva che farsene. Florio, invece, un'idea ce l'aveva, quella di intensificare la pratica delle tonnare (introdotta dagli arabi già nel XII secolo) e sviluppare la lavorazione del tonno. Impresa che ebbe successo. Favignana prosperò, i Florio ne fecero il piccolo regno della loro casata e un loro concittadino, l'architetto palermitano Giuseppe Damiani Almeyda, diede il suo contributo disegnando un porto civettuolo contornato da eleganti edifici fine '800.
Niente a che vedere, di primo acchito, con la consueta «ruvidezza» dei porti isolani.
Così come dolce è il paesaggio di Favignana, di cui Cala Rossa, con le sue torri di roccia bianca cingenti la baia, è il «logo» e di cui il quartiere Sant'Anna, tutto case di tufo con balconi in ferro battuto e giardini impiastrellati, è la cartolina.
Ma a cavallo tra maggio e giugno, tutti gli anni, l'atmosfera diventa eccitata. E' in quel periodo che i grossi tonni arrivano e i «tonnarotti» hanno già predisposto il labirinto di reti, via via a maglie sempre più pesanti, atto ad accoglierli. Il Rais, regista incontrastato delle operazioni, decide quando è il momento giusto perché le grandi barche nere, al ritmo del canto di un'antica Cialoma (nenia araba), raggiungano Palo di San Pietro, l'estremo della tonnara, e la mattanza abbia inizio. Arrivati al capolinea, i pescioni si dibattono in disperati tentativi di fuga, ma gli arpioni dei tonnarotti sono fatali. Il mare ribolle e si tinge di rosso.
La pancia argentea dei tonni scintilla nel sole mentre vengono issati a bordo, sconfitti. Tonnarotti giovani e vecchi fanno a gara tra di loro a chi ne arpiona di più. Nella foga, non è raro che qualcuno cada nella Camera della Morte riservata ai pesci. I turisti, al sicuro su barconi di 40 metri, assistono come a una corrida, con meraviglia ed orrore che si stemperano poco dopo, davanti a un trancio di tonno con pomodori e capperi, al ristorante, quando la Farfalla è ormai sazia.
COME E DOVE Il Rais
Poiché è solo il Rais che decide, è impossibile conoscere in anticipo il giorno esatto in cui si svolge il «rituale». I barconi per i turisti che vi vogliono assistere sono comunque predisposti.
Per informazioni su alloggi e organizzazione rivolgersi all'Ufficio Informazioni Turistiche, in piazza Madrice, 8, dalle 9 alle 12. Telefono: 0923 921647.
E-mail: proegadi@tin.it. Esistono collegamenti da Trapani, sia in aliscafo (percorso Trapani-Favignana: 20 m Ca) che in traghetto. Per informazioni contattare la Siremar 0923/540515 o la Alilauro 0923/24073.
ROBERTO DUIZ
Il professore americano, capofila degli «apocalittici integrati», lancia la sua crociata contro la cultura della bistecca: ha effetti pericolosi sull'ambiente e sulla salute stessa della nostra specie.
Per alcuni è un guru da ascoltare e consultare a ogni piè sospinto. Per altri, un profeta di sventura dagli argomenti fin troppo eccentrici. Di certo Jeremy Rifkin è uno capace di fare parlare di sé. Divenne famoso nel 1995, annunciando al mondo l'imminente (e in verità mai avvenuta) fine del lavoro. Da allora, le sue previsioni, quasi sempre catastrofiche, hanno fatto il giro del mondo sui temi più disparati: dai rischi collegati alle biotecnologie fino alle trasformazioni epocali indotte dall'avvento di Internet.
La verve da agit-prop ce l'ha nel sangue. Iniziò nei mitici anni '60 guidando marce contro la guerra nel lontano Vietnam. Oggi, molti capelli in meno ma la stessa facciona simpatica, questo americanissimo sociologo ed economista ha fatto carriera. Le sue rampogne contro i guasti della globalizzazione partono dalla sua cattedra universitaria alla prestigiosa Wharton school. Oppure dalla sua potentissima fondazione, la Foundation on economic trends. Allora lo ascoltavano hippy sbalestrati, operai e utopisti assortiti. Ora insegna a dirigenti e top manager rampanti. Sono passati gli anni, è cambiato il mondo, ma lui rimane in trincea, a combattere la sua buona battaglia contro i nemici della giustizia e delle felicità dell'Umanità. Pronto a lanciare la sua ultima sfida: abbandonare il consumo di carne a livello planetario.
La provocazione è contenuta in «Ecocidio» (Mondadori), libro destinato a far parlare di sé e a scalare (ancora un volta) le classifiche di vendita. Anche se gli argomenti che utilizza sembrano far parte di quel milieu della nuova sinistra globale (quella del cosiddetto "popolo di Seattle", per intenderci) che mescola impunemente fondamentalismo ecologico e radicalismo utopico e antimoderno. Un mix davvero indigeribile, concentrato nell'ultimo Rifkin-pensiero: «L'élite intellettuale europea continua a concentrarsi sulla questione dell'eccessivo tasso di natalità dei Paesi del Terzo mondo, ma intanto ignora la sovrappopolazione di bestiame e le realtà di una catena alimentare che defrauda i poveri dei mezzi di sussistenza per nutrire i ricchi con un'alimentazione assicurata a base di carne».
D: Quindi lei propone una soluzione estrema: non bisogna più mangiare carne. Lei è solito esagerare i toni, ma questa volta non le sembra di essere andato un po' oltre?
R: «Sono in molti a muovermi questa obiezione. E non è nemmeno la prima volta. Quando ho cominciato, molti anni fa, a mettere in guardia l'umanità dai pericoli collegati agli organismi geneticamente modificati, mi dicevano che stavo esagerando. Oggi finalmente se ne discute molto e con una certa preoccupazione, in tutto il mondo».
D: Passi l'attenzione su questi temi, ma in «Ecocidio» lei pretende di eliminare il rischio "mucca pazza" abbandonando la pratica dell'allevamento di bestiame...
R: «Certamente, perché sono convinto che le nostre scelte alimentari determineranno il futuro del nostro pianeta. Non è più tollerabile un sistema di allevamento industriale come quello che abbiamo costruito, che non rispetta minimamente l'animale sottoponendolo a una barbarie inimmaginabile. Una vera civiltà è capace di rispettare tutte le creature, umane o animali che siano. Ecco perché la nostra coscienza di uomini deve poter superare definitivamente la cultura della carne».
D: E quali sono i motivi di tanto "giacobinismo alimentare"?
R: «Io propongo in questo libro dati incontrovertibili sulle conseguenze dirette o indirette dell'allevamento su larga scala di animali destinati alla macellazione. Nel mondo ci sono ormai più di un miliardo di bovini che occupano oltre il 20% dei territori. Gli animali di solito mangiano erba, provocando la progressiva desertificazione di molte zone del pianeta. Le bestie producono poi tonnellate di rifiuti organici che contribuiscono a inquinare le falde acquifere. E come ultimo passaggio della catena alimentare, finiscono nelle nostre pance, provocandoci varie malattie: diabete, infarto, tumori».
D: Tutto per colpa di una semplice bistecca, di un'innocua fettina?
«Altro che innocua! La carne è un vero killer, almeno quanto le sigarette e l'alcol. Ecco perché dico che, non essendo più possibile tornare indietro a forme di allevamento rispettose dell'animale, come accadeva in secoli lontani, è meglio per tutti se abbandoniamo il consumo di carne».
D: Mettendo in discussione non solo un comparto produttivo fondamentale, ma anche millenni di storia alimentare, di tradizioni popolari...
R: «La cultura della carne non nasce da necessità di tipo biologico. E' un tipico prodotto culturale, con valenze simboliche, che nasce insieme alla civiltà occidentale e che si collega strettamente a riti e festività di tipo religioso. Ma oggi tutto questo sistema culturale è praticamente scomparso. Oggi l'industria della macellazione ha sconvolto il nostro rapporto psicologico e simbolico con i bovini. D'altra parte le tradizioni culinarie più famose del mondo, quella italiana e quella francese, sono composte in buona parte da prodotti diversi dalla carne: formaggi, vegetali, pasta e così via. Non credo che abbandonare la carne sia uno sconvolgimento così disastroso come viene presentato».
D: Non crede che la brutta faccenda di "mucca pazza" possa essere stata manipolata e ingigantita per finalità politiche o economiche?
R: «Da quanto ne so io certamente no. Semplicemente c'è una percezione diffusissima che qualcosa non funziona più come dovrebbe nella catena alimentare. Allora la questione "mucca pazza" può diventare non solo un problema da risolvere, ma una reale opportunità. In Europa il consumo di carne è diminuito del 27% nell'ultimo anno. Ma ora serve un grande dibattito sul problema delle conseguenza dei cibi di produzione industriale sulla salute umana».
D: Come pensa di ottenere questa grande rivoluzione?
R: «Semplice: alleare senso comune e buona scienza. In America è stato chiesto alla popolazione di classe media se preferisce mangiare cibi manipolati geneticamente o chimicamente, oppure cibi organici. La risposta, naturalmente, è stata unitaria. La gente vorrebbe mangiare soltanto cibi di origine naturale o organica».
D: E invece...
R: «Invece costano troppo. Allora quello che dobbiamo fare è rendere meno costosi i prodotti dell'agricoltura biologica. Ma ci vuole un intervento da parte del governo per distribuire sussidi a tutte le aziende agricole che vogliano passare dall'agricoltura geneticamente modificata o chimica, a quella organica e biologica. Purtroppo oggi avviene esattamente il contrario. Ma per il futuro, io sono assolutamente certo che i nostri nipoti troveranno molto curioso che i loro avi si nutrissero di carne animale. Le generazioni future saranno molto più sagge di noi e sceglieranno alimenti alternativi».
(dal sito disinformazione.it)
Iniziativa AgireOra Roma - ValleVegan
(foto di Lorenzo, ValleVegan 04/02/07, rattina Cernia)
Avete mai notato delle scatole nere ai margini di marciapiedi o sotto le grondaie di palazzi? Avete mai notato candelotti rosa o filtri bianchi morsicati? Avete mai notato gatti contorcersi in pieno centro di città o cornacchie morte alle fermate dei bus? Avete mai notato ratti immobili tra i binari della metro fissarvi con occhi spalancati? Avete mai notato veterinari dire: Lingua blu? Spasmi?? Contorsioni??? Vitamina k! Vitamina Kappa!! VITAMINA KAPPA!!! Avete mai notato: ZONA DERATTIZZATA? Bene, fatelo!
Ad ognuno che invierà foto di esche per ratti ai nostri indirizzi e-mail (attivismo@vallevegan.org oppure roma-latina@agireora.org), verrà offerto un soggiorno gratuito illimitato presso la Vallevegan.
Ovviamente come ogni gioco a premi che si rispetti non diamo suggerimenti. Quindi non fate caso che: le esche sono di colore rosa a cilindro, oppure in bustine filtro bianche tipo quelle del tè e si trovano nelle trappole; le trappole sono nere grandi quanto una busta di latte di soia; le trappole hanno un foro di entrata in cui il roditore entra e mangia e uno di uscita per farlo morire lontano; sono ancorate a grondaie o pali o recinzioni con lacci metallici; le esche non vanno gettate tra i rifiuti dove produrrebbero lo stesso danno ma sigillate ermeticamente (qualora uno le trovasse fuori dalle trappole provocando gravi pericoli per gli infanti, si intende); le trappole hanno spesso degli adesivi colorati per renderle visibili (anche dagli infanti, si intende) oppure sovrastate da grosse targhe per lo più rosse con una freccia al centro; sugli adesivi ci sono indicati i numeri dei produttori e delle ditte di distribuzione e non bisogna approfittarne, per le finalità del gioco, chiamandoli e facendosi dire dove hanno situato tutte le altre; le trappole si trovano per lo più nei cortili interni dei palazzi, sui marciapiedi; i quartieri di Roma Garbatella, Testaccio, Tufello, San Saba, Nomentano, Parioli son vietati per le finalità del gioco…perché sarebbe troppo facile trovarle. IMPORTANTE: Ricordate che danneggiare le trappole è REATO e maneggiare le esche può nuocere alla vostra salute, quindi non toccate nulla!
Poi, per essere aggiornati con le mode del momento, leggetevi questo articolo apparso su un quotidiano emancipato nazionale gratuito: LA DOLCE VITA DEI TOPI DI VIA VENETO I residenti della zona denunciano un boom di presenze dei roditori. - Il comune intervenga - .
Dolce vita? Si, ma anche per i topi. Per le strade nei pressi di via Veneto, infatti, proliferano i ratti. Via Emilia via Toscana via Lazio via Boncompagni e via Lombardia sono le più colpite dal fenomeno. A denunciarlo sono i residenti della zona, esasperati dalla scomoda convivenza nelle strade sotto casa. Nonostante le segnalazioni a Sanama, Ama, Municipio e vigili urbani, però, da qualche settimana la situazione è ormai drammatica: - abbiamo paura anche a parcheggiare l’auto – si lamenta Silvia Spadoni – spuntano dalle caditoie e passano indisturbati sui marciapiede. Non si tratta di topolini, ma di animali grandi - . Anche le squadre dell’Ama che di notte puliscono la zona si imbattono con i roditori: - Ne ho ucciso uno con un colpo di scopa – racconta un netturbino – sarà stato almeno trenta centimetri, un vero bestione - . Sui motivi di una simile proliferazione ci sono due correnti di pensiero: la prima è la presenza dei tanti ristoranti. Gli scarti delle cucine, che fino a tarda notte restano in strada, attirerebbero i topi. Un’altra ipotesi è legata ai recenti lavori su via Veneto: con il rifacimento della rete fognaria sulla strada della Dolce Vita – terminata di recente – i topi sarebbero stati impauriti dai rumori e dalla presenza degli operai e avrebbero spostato la colonia nelle vie adiacenti. I residenti chiedono una bonifica immediata: - Facciamo appello al Campidoglio – dice Vittorio Torquati – affinché avvii le pratiche per organizzare una derattizzazione capillare - .
Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo.
Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno; rifiutare di fare queste cose per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: rifiutare tutto ciò dovrebbe essere il minimo che si possa fare. La storia ci dimostra tuttavia quanto sia difficile, quando la barbarie è la norma sociale, dire di no. Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".
Denunciare la vegefobia.
Eppure si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato. Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici. Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che asserisce di essere una semplice scelta personale e invoca l'alibi della ripugnanza per il sangue, della salute, dell'ecologia o di un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la barbarie della società! Si comincia con il deridere. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando si può reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo. Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie poiché non le accordiamo tutti i diritti. Genitori indegni, che non iniziano i loro figli alle gioie carnivore. Emuli dei nazisti, dato che Hitler amava i cani. Una setta intollerante poiché non pensiamo come gli altri. Veniamo accusati di essere terroristi. O satanisti. O di idolatrare la natura. O di rifiutare le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per farci vergognare, per escluderci simbolicamente dalla società. Noi rifiutamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo. Affermare la nostra esistenza Solo in Francia siamo già centinaia di migliaia a dire di no al massacro.
La maggioranza delle civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure non lo si dice. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. Quando morì Théodore Monod, i mass-media hanno detto tutto di lui, tranne che era vegetariano. "L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura. Affermare la nostra esistenza, dire che viviamo senza mangiare la carne, fa anche capire che è possibile. Non mangiamo né mucche nè maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo bene come chiunque, piaccia o no agli "specialisti" la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario. Uccidere per vivere non è una fatalità. Non una necessità né individuale né collettiva. Gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscono. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenire l'allevamento e la pesca. Difendere i nostri diritti Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che possono oggi, indirettamente, possedere. Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, alla scuola e in ogni collettività. Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporgli i prodotti del mattatoio, senza contravvenire alle nostre convizioni e senza essere emarginati di fronte a loro. Abbiamo diritto come chiunque a un'informazione medica imparziale e adeguata. Non vogliamo dover essere complici della carneficina a causa delle tasse che paghiamo, delle montagne di sovvenzioni date per allevare e uccidere gli animali. Vogliamo poter rifiutare i lavori che implicano di partecipare allo sfruttamento animale. Vogliamo che si smetta di passare sistematicamente sotto silenzio le nostre azioni e le nostre idee. Vogliamo che sui mass-media ci venga garantito lo stesso spazio che hanno i nostri detrattori; vogliamo che venga accettato il dibattito. "Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più" Di fronte alle immagini di mucchi di cadaveri di animali "distrutti" per causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri. Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non smetterà.
Siamo animali solidali con tutti gli animali!
fonte : http://www.focus.it/Notizie/2007/maggio/Quando_il_latte_pu
_fare_male.aspx
Il latte è il primo, vitale alimento dei cuccioli di ogni specie di mammifero. Finito lo svezzamento, però, solo i cuccioli d'uomo continuano a consumarlo, in quantità variabili a seconda dei Paesi, delle mode e persino dell'eredità genetica che si ritrovano. Su Focus 176 Amelia Beltramini e Paola Grimaldi raccontano lo straordinario rapporto tra l'uomo e il latte: materno, vaccino, "alternativo"... Un rapporto complicato da studi che sembrano confermare l'opinione di molti nutrizionisti e mettono in dubbio i benefici generalmente attribuiti al latte di origine animale, fino a considerarlo addirittura un pericolo per la salute. Qui cerchiamo di fare chiarezza in questo dibattito, che si è riacceso con la pubblicazione, negli ultimi mesi, dei risultati allarmanti di alcuni studi condotti su vasti campioni di popolazione negli Stati Uniti e in Europa. Decine di migliaia i soggetti sotto osservazione, selezionati tra "categorie" significative perché composte da individui motivati sui temi dell'alimentazione: per lo più medici, ma anche persone che si riconoscono in particolari filosofie alimentari, dai vegani ai vegetariani fino ai difensori della carne a ogni costo.
Fa male. Anzi, peggio! Il fantasma che anima la discussione sul latte è il cancro, in particolare quello alla prostata e al seno, che le "evidenze statistiche" delle ultime ricerche hanno appunto messo in relazione col consumo di latticini. Negli Usa, col programma decennale Physicians Health Study sono stati tenuti sotto osservazione 20.855 medici (maschi), divisi in due gruppi: i "consumatori di latticini", con oltre 2 porzioni e mezzo di latte e derivati al giorno, e coloro che invece di questi prodotti fanno un uso molto ridotto (mezza porzione) o addirittura nullo. Tra gli individui del primo gruppo la probabilità di sviluppo di cancro alla prostata è stata superiore del 30%. Un secondo programma di ricerca, Health Professionals Follow-Up Study, avviato nel 1999, ha monitorato circa 50.000 soggetti. Tra questi, i grandi consumatori di latticini hanno sviluppato una percentuale di rischio di insorgenza di cancro alla prostata del 70% superiore rispetto all'altro gruppo. Ma c'è di più: dai dati raccolti i ricercatori hanno dedotto che la percentuale di rischio cresceva in modo rapidissimo tra quanti avevano un consumo medio giornaliero di calcio di 2.000 mg (2 grammi) o più. E così hanno messo in relazione diretta il cancro alla prostata con il calcio, uno degli elementi dei latticini a cui si attribuisce più importanza, presente nel latte in quantità variabile attorno ai 120 mg per 100 grammi di parte commestibile (il riferimento è al latte di vacca Uht intero). Un più recente programma di ricerca finlandese su un campione di 29.133 uomini specifica con maggiore chiarezza il rapporto tra tumore e calcio: «Nel gruppo con un'alimentazione ricca di calcio (più di 2 grammi al giorno) la percentuale di rischio è stata del 63% superiore rispetto a chi ne ha consumato meno di 1 grammo al giorno», affermano i nutrizionisti finlandesi sull'International Journal of Cancer, e ritengono di avere identificato il meccanismo che innalza il rischio. «L'eccesso di calcio alimentare inibisce l'attivazione della vitamina D, essenziale alla salute della prostata.» E nella popolazione femminile, le ricerche evidenziano risultati simili per i rischi relativi al tumore al seno.
Il rapporto con la massa ossea
Il calcio contenuto nel latte e nei suoi derivati contribuisce alla solidità della massa ossea? È un'assicurazione contro l'osteoporosi? I risultati del National Health and Nutrition Examination Survey (Stati Uniti) non sembrano lasciare spazio a dubbi: l'assunzione di calcio non dimostra effetti protettivi. Il motivo andrebbe cercato nelle proteine animali di cui è ricco il latte stesso (e le carni, è naturale). Le proteine "mobilizzano" il calcio dalle ossa, proprio come se lo grattassero via, provocandone poi l'escrezione per via urinaria. La ricerca, per la verità, evidenza che lo stesso effetto ce l'hanno anche il sale, la caffeina, il tabacco... ma ciò non impedisce alle "linee guida dietetiche" degli americani di suggerire una dose massima giornaliera di un bicchiere di latte.
La difesa
Una prima reazione forte a questi risultati viene da Gregory Miller, vice presidente del National Dairy Council, la potente lobby americana dei produttori di latte e derivati: «Altre ricerche indicano invece una stretta relazione tra il consumo di latticini e l'ottima salute delle ossa, buoni valori di pressione arteriosa e una sostanziale riduzione del rischio di cancro al colon», afferma. Potrebbe sembrare una difesa d'ufficio, ma non è così, perché le ricerche a cui fa riferimento sono altrettanto ampie e autorevoli, condivise da una parte della comunità dei nutrizionisti. «Il vero problema», continua Miller, «sta nell'identificare ciò che davvero scatena il cancro e in quale momento, perché ogni cellula che potrebbe sviluppare un tumore attraversa una lunga serie di "stati pre-tumorali" la cui natura è tutt'altro che nota. Un fattore esterno qualunque potrebbe essere potenzialmente scatenante in una fase e innocuo in un'altra.» E questo spiegherebbe perché ricerche sostanzialmente simili possano arrivare a risultati opposti: «Il consumo regolare di latticini riduce il rischio di tumore al seno dopo la menopausa», dichiarava Marjorie L. McCullough al congresso dell'American Cancer Society (Atlanta, dicembre 2005), forte dei risultati di una ricerca su 68.876 donne.
Fa bene o fa male?
Tutto ciò davvero non aiuta a fare chiarezza, e lo ha ben sottolineato il dottor Francesco Cipriani, dell'Agenzia Regionale di Sanità (Toscana) nel corso di un convegno sul rapporto tra alimentazione e salute: «L'insieme delle "evidenze" riassunte dalle commissioni internazionali sui rapporti tra latte e derivati e le patologie tumorali non è conclusivo. Né per un effetto protettivo, né per uno di rischio». Allora come dobbiamo comportarci nelle nostre abitudini alimentari? La conclusione di questo dibattito è ancora lontana, ma, nel dubbio, probabilmente moderare i consumi di latticini fin dai primi anni di vita sembra essere la scelta migliore.
Raymond Zreick
12/13 maggio, Milano.
World Migratory Bird Days: sotto questa formula si cela l’occasione di fare il punto sullo status delle popolazioni migratrici di uccelli selvatici. E per la verità, in Italia, in Europa e nel mondo temperato, questi formano la parte maggiore delle specie alate. Le notizie che arrivano non sono rassicuranti: - A livello mondiale il riscaldamento globale sta già facendo pesantemente sentire i suoi effetti. Secondo uno studio con dati provenienti da tutta Europa, ma particolarmente dai risultati dell’inanellamento scientifico in Scandinavia e nel nostro Paese, il calendario annuale della migrazione è profondamente cambiato negli ultimi anni. Gli uccelli arrivano più presto dall’Africa nei territori di nidificazione, ma spesso qui trovano una situazione cambiata e sfavorevole: gli insetti preda hanno a loro volta cambiato il ciclo stagionale, con ancora maggiore anticipo rispetto agli uccelli, e la stagione di allevamento dei piccoli non coincide più quindi con il periodo di massima abbondanza di cibo a disposizione. I ghiacciai nordici e alpini si ritirano, e si modifica la vegetazione circostante: la tundra viene ricoperta da alberi e arbusti e alcune specie che vi nidificavano non trovano più l’habitat necessario. - La specie umana continua la sua opera di distruzione dell’ambiente: è di questi giorni la notizia dell’annientamento di una delle più importanti zone umide del mondo, la palude di Saemangeum nella Corea del Sud. Nonostante una lunga battaglia legale e culturale, con l’intervento in difesa dell’ambiente anche di religiosi buddisti, la bonifica ha avuto luogo, per trasformare fertili letti di marea in monocolture agricole intensive, ed ora decine di migliaia di piccoli trampolieri stanno morendo per la mancanza di cibo. Provenienti dai territori di svernamento in Australia e Nuova Zelanda, e diretti a quelli di nidificazione in Siberia, dovevano sostare e rifocillarsi in questo habitat ora scomparso. - Sul Mediterraneo infuria come sempre la caccia primaverile, soprattutto sulle isole. Malta è riuscita ad ottenere dall’Unione Europea larghi margini di manovra per poter continuare a massacrare i migratori protetti dalle direttive comunitarie. Quest’anno anche Cipro ha deciso di imitarla, consentendo la caccia alle tortore. In Lombardia l’amministrazione regionale e quelle provinciali continuano anch’esse a difendere i diritti dei cacciatori a scapito dell’ambiente e della volontà della maggioranza dei cittadini. Permettono la caccia ai migratori con gli impianti a rete (uccellagione) e non tutelano i valichi montani, zone in cui si concentrano i flussi migratori. Anche queste sono violazioni delle norme europee e solo per l’impegno delle associazioni ambientaliste si pronunceranno in materia nei prossimi mesi i tribunali amministrativi. Concludiamo con una nota positiva: l’impegno dei volontari della LAC e di altre associazioni ambientaliste che in questi giorni hanno presidiato con il Corpo Forestale dello Stato le piccole isole tirreniche con campi di sorveglianza antibracconaggio, mettendo fine a una pratica secolare quanto illegale, la mattanza annuale di quagli,e tortore e molte specie di passo. Superate le insidie della migrazione, rondini e cicogne si spargono nelle campagne e nelle città d’Italia e d’Europa e iniziano il ciclo della riproduzione. Sono protette, i loro nidi sono protetti, tutti i nidi degli uccelli selvatici sono protetti dalla legge italiana.
Lega Abolizione Caccia Ufficio Stampa Contatto: Guido De Filippo, Segretario LAC 3339206116 www.abolizionecaccia.it
Sarà un itinerario di 3 ore e 30 di cammino in totale (ad una andatura normale ed escluse le soste), con 500 metri di dislivello. Si va e si torna per lo stesso itinerario: 2 ore per salire ed un’ora e trenta per scendere. Dato che si va e si torna per lo stesso itinerario, per chi non dovesse farcela, è possibile anche fermarsi prima e aspettare che chi è salito in cima ritorni.
Il monte Navegna si trova in mezzo tra il lago del Salto ed il lago del Turano. Non è molto alto, ma ha dei panorami molto belli perché non ha montagne alte intorno. Il monte Navegna conserva una cosa bellissima: è il sito di nidificazione di una coppia di aquile. Su uno dei fianchi del monte, quello più selvaggio e inaccessibile, si trova il nido di una coppia di aquile. Non è tanto facile vedere un’aquila in volo. Il mese di maggio è un periodo molto favorevole per l’avvistamento; in questo periodo in genere la femmina rimane col pulcino al nido ed il maschio vola quasi tutto il giorno per portare da mangiare al resto della famiglia. Vedere un’aquila è sempre un evento magico, non esiste una ricetta che ti dia la certezza di poterla vedere, ma quando avviene l’incontro con un’aquila bisogna sempre prenderlo come un atto di amore.
Appuntamento alle 8,30 davanti all’edificio della Renault sulla Tiburtina . Per chi viene dal GRA uscire sulla Tiburtina direzione Roma/Policlinico. Appena usciti dallo svincolo, dopo 100m sulla Ds c’è l’edificio della Renault (quindi nel tratto della Tiburtina all’interno del GRA).Dopo che ci saremo radunati andremo con le macchine a prendere l’autostrada Roma-Aquila fino all’uscita Valle del Salto. Seguiremo la superstrada Cicolana e raggiungeremo il piccolo paese medievale di Vallecupola, da dove comincia l’escursione. Prego chi vuole venire di contattarmi nei giorni precedenti e di darmi un recapito perché a seconda delle condizioni del tempo potremmo fare dei cambiamenti di appuntamento.
Consigli per le cose da portare: 1)Innanzi tutto si consiglia l’utilizzo di scarponcini da trekking. Sono comodi, si fatica di meno perché fanno più presa nel terreno, proteggono dalle storte. 2)Uno zainetto da portare a spalla dove vanno messe le varie cose. 3)Almeno un litro d’acqua a persona. 4)Pranzo al sacco. Non esistono rifugi gestiti come sulle Alpi, per cui per il pranzo bisogna essere autosufficienti. Invito caldamente tutti i partecipanti (vegan, vegetariani,e simpatizzanti in transizione) a portarsi per questa escursione un pasto vegan (senza animali e derivati). 6)Abbigliamento: durante le escursioni ci si veste a strati, perché si può passare dal molto caldo al molto freddo nel giro di poco tempo. Come calzoni vanno bene un paio di blue jeans comodi o i pantaloni di una tuta. Consiglio poi una camicia a maniche lunghe, un pile o un maglione, un giubbotto di sicurezza per la pioggia e da mettere comunque se fa freddo, un berretto. 7) in macchina lascio un paio di scarpe da ginnastica e un paio di calzettoni di ricambio da mettere al ritorno. Dopo avere camminato è buona norma cambiarsi i calzettoni e gli scarponcini (questi ultimi possono essere infangati, fanno traspirare poco il piede, rendono difficile la guida della macchina). 8) in macchina lascio anche una t-shirt di riserva per cambiarmi al ritorno dell’escursione e mettermi un indumento pulito.
Il mio cellulare è 338 11 63 040 e la mia mail è titoferretti@libero.it.
chi è interessato a venire è pregato a contattarmi nei prossimi giorni. La gita è gratuita!
ciao Tito
MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DA GruppoSupportoAIP
Sono passati già 5 mesi dal primo presidio tenutosi davanti la Rinascente di p.zza Fiume a Roma dal GruppoSupportoAip e nel frattempo è giunta la primavera.
Cambiano le stagioni e la Rinascente si adegua, proponendo ai consumatori una moda leggera, colorata, floreale. Eppure noi continuiamo a stare lì ,davanti le sue porte, e non di certo casualmente.
Purtroppo sappiamo bene che i loro scaffali in autunno torneranno a grondare di sangue.
La nuova moda dilagante delle rifiniture in pelliccia e l'accessibilità economica di tali prodotti ,grazie alla grande distribuzione, incrementa sempre più questo mercato di morte e sofferenza e la Rinascente, prima grande distribuzione in Italia, è la principale responsabile e quindi complice della tortura e dell'uccisione di più di un miliardo di animali ogni anno.
Fino a quando la dirigenza del gruppo la Rinascente continuerà la sua politica aziendale, che prevede la vendita di articoli di pelliccia o con inserti in pelliccia, noi proseguiremo le nostre proteste di fronte le loro sedi. Riconosciamo che portando avanti campagne che nascono con un obiettivo ben preciso ,come in questo caso l'eliminazione di ogni prodotto in pelliccia dai grandi magazzini la Rinascente per la campagna AIP, si può correre il rischio di perdere di contenuti radicali.
Per noi l'industria della pelliccia rappresenta soltanto una delle tante attività commerciali ,che portano alla mercificazione della vita, su cui si basa la logica del profitto e del potere. Lo sfruttamento animale assieme a quello della terra e dell'uomo sono espressione di uno stesso modello economico, che sappiamo fondarsi ,a sua volta, su concetti quali sopraffazione, controllo e repressione.
Proprio per questo ci teniamo a ribadire che la nostra lotta trova le sue radici in un pensiero più profondo, non semplicisticamente animalista, che rifiuta e contesta qualsiasi forma di discriminazione verso animali umani e non umani,ovvero l'antispecismo.
Sabato 12 maggio dalle ore 17:00 ci troveremo nuovamente davanti la Rinascente di p.zza Fiume a Roma con tutta la nostra determinazione.
La privazione della libertà di un essere vivente umano e non umano non ha per noi né scuse né giustificazioni, ma è solo da combattere.
Per la liberazione animale,umana e della Terra
per info: iniziative_vegan@ yahoo.it