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Domenica 23 all'alba: seconda azione anticaccia sul campo!
Per adesioni scrivere a m.arceri@sport.it.
Solo per persone mature!
L'appuntamento è alle 6 del mattino presso una località alle porte di Roma, che verrà comunicata SOLO scrivendo alla mail indicata. Tutto verrà svolto nel rispetto delle norme legali, senza provocazioni, senza correre rischi.
Si tenterà di persuadere chi, supportato da baratti con i legislatori e favoreggiamenti delle industrie della guerra, si arroga il diritto di dominare e massacrare qualunque essere vivente per disgustosi piaceri e mal celate insoddisfazioni.
CAMPO ANTI BRACCONAGGIO A CIPRO
AL VIA!
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Date con gli Italiani, dal 22 settembre al 6 ottobre 2007.
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Per ulteriori informazioni su "Cos'è il campo a Cipro", cliccare qui: http://www.vallevegan.org/dblog/articolo.asp?articolo=212 .
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Per aggiornamenti direttamente dal campo, cercheremo di inviare delle brevi novità alla redazione di ValleVegan, tempo e mezzi permettendo. (Foto LAC)
Sabato 22 dalle 16 alle 21 in Largo Goldoni a Roma saranno presenti dei volontari di NO-ALLA-CACCIA per raccogliere firme a favore della liberazione dell'orsa Jurka (la mamma dell'orso Bruno, ucciso in Germania) ingiustamente catturata e detenuta in Trentino.
Si chiede l'aiuto di tutti in questi giorni per venire a firmare di persona, per raccogliere altre firme o semplicemente per far girare questa mail. Per ulteriori informazioni andare sul sito http://www.no-alla-caccia.org/.
NEW YORK—Per due anni niente più nuovi «fast food» a South Los Angeles. Se martedì il consiglio comunale voterà l’ordinanza presentata da Jan Perry, attivissima amministratrice del distretto più popoloso e povero della metropoli californiana, per la prima volta le grandi catene della ristorazione industriale—da McDonald’s a Pizza Hut, da Taco Bell a Burger King — dovranno fronteggiare in una grande città americana un veto all’apertura di nuovi esercizi per motivi legati alla salute dei cittadini. Nell’America che non cucina più e consuma cibi troppo grassi e zuccherati, l’obesità è infatti ormai diventata una vera e propria epidemia. E South Los Angeles è uno degli epicentri di questa crisi.
Fin qui ben poche comunità hanno osato sfidare le multinazionali del cibo: Concord in Massachusetts e Calistoga, una cittadina della Napa Valley, hanno messo al bando tutti i «fast food», ma per motivi architettonici: non vogliono «megamangerie » che rovinerebbero il fascino dei loro centri storici ben preservati. L’anno scorso Joel Rivera, che a New York è capo della maggioranza in consiglio comunale e presidente della Commissione Sanità, ha tentato senza successo di bloccare la crescita esponenziale della ristorazione industriale in una metropoli anch’essa afflitta, nei quartieri poveri, da obesità e diabete ormai a livelli di emergenza. Ora ci prova Los Angeles: nella parte meridionale della città, quella con la maggior concentrazione di «fast food», gli adulti considerati patologicamente obesi sono oltre il 30 per cento, rispetto a una media nazionale del 21 per cento. Molti considerano quella che verrà votata dopodomani una misura demagogica e una manifestazione d’impotenza: non sarà certo una moratoria di due anni nell’apertura di nuovi punti di ristorazione a modificare i costumi alimentari della gente in un quartiere nel quale l’arteria principale, Figueroa Street, allinea 20 fast food in appena 400 metri.
Non è nemmeno detto che alla fine la sospensione delle licenze venga effettivamente applicata. Quella dei «fast food» è ormai un’industria potente, con un giro d’affari di 134 miliardi di dollari l’anno, che ha dato vita a una lobby molto aggressiva. Ogni volta che la politica cerca di porre limiti alla vendita di cibi industriali nelle scuole, di vietare la pubblicità televisiva di questi prodotti o l’uso dei grassi «trans» nella preparazione dei pasti, schiere di consulenti si alzano per protestare contro i regolatori, definiti «food nazi », nazisti del cibo, e per rivendicare il pieno diritto del cittadino di scegliersi il pasto che preferisce: sia esso un’insalata o un superhamburger da 2.000 calorie. Anche a Los Angeles, alla vigilia del voto, si è mobilitata la schiera dei consulenti. «Come si fa a concedere licenze solo ai ristoranti nei quali i clienti stanno seduti e vengono serviti ai tavoli?» protesta Dennis Lombardi, responsabile delle Foodservice Strategies alla WD Partners. «È come proibire di vendere Chevrolet perché si vuole che la gente compri Mercedes».
Ragionamento rozzo, ma dietro il quale c’è un pezzo di verità: se i quartieri nord della città — quelli ricchi di Beverly Hills, Santa Monica e Hollywood — sono pieni di ristoranti tradizionali mentre a sud imperversano le «mangerie» industriali, ciò non dipende dalla perfidia delle multinazionali dei pasti, ma dalla domanda di una popolazione più povera che trova nei «fast food» cibo gustoso che costa poco in ambiente nel quale spesso ci sono anche giochi per i bimbi che chi torna tardi dal lavoro non riesce a portare al parco. Per modificare questa situazione bisognerebbe cambiare la cultura alimentare degli americani e sradicare la povertà. Del resto anche l’industria i suoi sforzi li ha fatti: negli ultimi anni ha smesso di pubblicizzare in tv cibi destinati ai bambini ad alto contenuto di zucchero e grassi, ha accettato di vendere nelle scuole succhi invece di bibite gasate e merendine a base di frutta invece di quelle fritte.
Convinte che i giovani ingrassino non solo per quello che mangiano, ma anche perché si muovono poco, le imprese del settore hanno poi sponsorizzato in molte città la realizzazione di nuovi parchi giochi. Le catene di «fast food» hanno poi cominciato a proporre anche insalate e altri cibi a basso contenuto calorico, mentre ai bambini si cercano di offrire «happy meal» nei quali le patatine fritte sono sostituite da frutta affettata e caramellata. Qualcuno ora indica nel menù il contenuto calorico dei piatti offerti. Sono tutti passi verso la costruzione (o ricostruzione) di una coscienza alimentare, ma sono piccoli passi, rispetto alle dimensioni del problema. Per questo a Los Angeles ora vogliono adottare misure più drastiche: «Limitare i "fast food" non è di per sé una soluzione» riconosce Mark Vallkianatos, direttore del Center for Food and Justice dell’Occidental College, «ma è un pezzo del puzzle».
L’amministrazione cittadina ha, infatti, varato un sistema di incentivi per spingere gli empori agli angoli delle strade a vendere più frutta e verdura e sta cercando di favorire l’apertura di trattorie tradizionali anche nei quartieri meno ricchi della città. Misure che per l’America liberista hanno il sapore della pianificazione e del dirigismo. Gli assessori di Los Angeles South replicano che quello di garantire piena libertà di scelta al cittadino-consumatore è un principio senz’altro valido che però, nel loro distretto, è di fatto limitato, oltre che dall’esiguità del reddito, dal fatto che quelli che vogliono evitare la ristorazione industriale devono prendere l’auto (se ce l’hanno) e percorrere le 10-15 miglia che li separano dalle trattorie di Long Beach o Santa Monica.
Massimo Gaggi
17 settembre 2007
Scarti della lavorazione della mozzarella. 2 cuccioli di bufala semi-abortiti, abbandonati, sequestrati. Ora sono liberi, per sempre. Qui a ValleVegan.
Questa è la loro prima notte totalmente all'aria aperta, senza recinti, al pascolo. Passeggiano sullo stesso terreno di pecore, cani, maiali, istrici, umani, gatti, cinghiali, serpenti, mantidi, poiane...
Eventuali presenze di collari, fotocamere, campanacci in questa finestra aperta sono solo scappatoie provvisorie (per il riconoscimento intraspecifico).
--foto inedita--solo per i nottambuli--
800.000 fucili sparano in mezzo a noi ma nessuno se ne accorge o, se lo fa, subisce e tace. Sono i fucili dei “cacciatori”, ovvero di quegli uomini “speciali” che, scorrazzando e sparacchiando a volontà nelle campagne italiane, provocano ogni anno dai 40 ai 50 “incidenti” mortali e oltre un centinaio di feriti, più o meno gravi. Sono cifre approssimative, in gran parte ufficiose perché nessuna istituzione si è mai preoccupata di rilevare dati ufficiali. E sono solo la punta dell’iceberg perché dietro a esse c’è la vita da stato di guerra, da stato d’assedio cui milioni di famiglie sono costrette.
Questa è l’altra faccia, quella dei danni sociali, della cosiddetta “caccia”. La “caccia”, ma diciamolo meglio: l’uso di centinaia di migliaia di armi da fuoco sul territorio, al di fuori di ogni regola, di ogni norma di sicurezza che sarebbe ritenuta minimale in ogni altro contesto. La “caccia”, ovvero il prodotto di un’anomalia legislativa che non conosce eguali. La “caccia”, ovvero un’emergenza nazionale sommersa che coinvolge e deturpa la vita di milioni di italiani. Senza che nessuno lo sappia.
Tanto poco è trattato l’argomento che sono solo due i libri che ne parlano, entrambi usciti nel 2005 ovvero in tempi recentissimi.
Il primo, Caccia all’uomo di Filippo Schillaci (Ed. Stampa Alternativa, Viterbo) fornisce un quadro generale del panorama di violenza, irresponsabilità e prevaricazione ai danni della gente che caratterizza la pratica venatoria e mostra, dopo un sistematico esame di fatti spesso sconosciuti ai più, come tutto ciò sia possibile solo grazie a una legge anacronistica che ignora ostentatamente ogni problematica di sicurezza e prevenzione dei, peraltro inevitabili, “incidenti”.
Il testo si conclude con un “manuale di autodifesa” che spiega fra l’altro, in forma semplificata, come richiedere al proprio sindaco un’ordinanza di divieto venatorio per motivi di tutela dell’incolumità pubblica.
Il secondo testo è il Manuale di autodifesa dai cacciatori (Ed. Agire Ora, Torino), un’opera collettiva che approfondisce gli aspetti più tecnici del problema. Esso è strutturato come una raccolta di saggi monografici e comprende, fra l’altro, oltre al capitolo centrale del libro di Filippo Schillaci, qui in forma più dettagliata, due studi di Massimo Tettamanti, rispettivamente sull’impatto ambientale dell’attività venatoria e sulla sua inadeguatezza come mezzo di regolazione degli ecosistemi e una relazione di Marina Berati sui numerosi sondaggi effettuati negli ultimi anni da cui risulta la forte avversione della maggioranza degli italiani all’attività venatoria. Anche questo testo contiene infine un manuale di autodifesa di autori vari, che illustra in forma dettagliata come richiedere un’ordinanza di divieto venatorio al proprio sindaco.
I due testi sono utilmente complementari essendo il primo un’opera di base, pensata per chi sia al suo primo approccio al problema, il secondo un’opera di approfondimento, pensata per gli addetti ai lavori o comunque per chi volesse perfezionare le proprie conoscenze sull’argomento.
ULTIMA ORA!!!
Domenica 16 all'alba: azione anticaccia sul campo!
Per adesioni chiamare il 338.32.73.009.
Solo per persone mature!
L'appuntamento è alle 6 del mattino presso una località alle porte di Roma, che verrà comunicata SOLO chiamando quel numero di telefono. Tutto verrà svolto nel rispetto delle norme legali, senza provocazioni, senza correre rischi.
Si tenterà di persuadere chi, supportato da baratti con i legislatori e favoreggiamenti delle industrie della guerra, si arroga il diritto di dominare e massacrare qualunque essere vivente per disgustosi piaceri e mal celate insoddisfazioni.
ANIMALI LIBERI!!!
La "Willassen Senior" è la quinta baleniera attaccata dal 1992: 1992 Nybraena - affondata in porto. 1994 Senet - affondata in porto. 1997 Elin Toril - seriamente danneggiata. 1998 Morlid - affondata. 2007 Willassen Senior - affondata.
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articolo tratto da:
http://www.informa-azione.info/norvegia_affondata_baleniera
Lun, 10/09/2007 – 08:57
Le informazioni qui riportate sono a solo scopo informativo e possono essere incomplete, non si intende incitare ne' azioni ne' comportamenti illegali.
Lungo il percorso grazie all'iniziativa di Progetto Vivere Vegan saranno segnalate per l'occasione oasi vegan, locali in cui e' previsto un menu vegan
Nello stesso weekend, in molte altre città saranno fissati presidi, dibattiti, incontri culturali e musicali anticaccia.
Per informazioni e Adesioni: info@abolizionecaccia.it - 0247711806
Oggi è morto Felix. E' stato ucciso da coloro che l'hanno torturato per almeno un anno. E' difficile comprendere che tipo di persona possa torturare in questa maniera un essere senziente per un anno intero. Questa persona, se questa è la parola giusta per descriverla(mostro forse sarebbe più appropriata), è stata capace di guardare negli occhi la sua vittima ogni santo giorno ma non è stata capace di provare alcun senso di rimorso per il dolore e la sofferenza che stavano infliggendo ad quell'essere, capace di provare emozioni come paura, dolore e felicità.
Sfortunatamente Felix non avrà sicuramente mai avuto esperienze felici durante lo scorso anno nell'Università di Oxford, ma se questo è vero, probabilmente non sarà nemmeno stato capace di provare felicità in tutta la sua vita. Infatti sembra che sia nato proprio in una gabbia. Ha vissuto in una gabbia, sofferto in una gabbia, ed oggi in quella gabbia ha esalato il suo ultimo respiro, in solitudine.
[...]
All'inizio della nostra battaglia per Felix abbiamo affermato che Felix era un individuo e un simbolo. Un simbolo non per i mille animali che muoiono ogni anno Nell'Università di Oxford ma per le centinaia di milioni di animali che vengono sacrficati in tutto il mondo nel nome di una falsa scienza.
[...]
Ora prima di tutto dobbiamo mettere fine al progetto che è stato responsabile della morte di Felix. Ricordate: 8 macachi soffriranno proprio come Felix nei prossimi 4 anni se non fermeremo immadiatamente i vivisettori dell'Università di Oxford.
Unitevi a noi. Questa battaglia durerà ancora per poco. Gli animali hanno bisogno di voi e noi abbiamo bisogno di voi al nostro fianco per lottare! Fate in modo che la memoria di Felix rimanga viva in tutti noi così potremo vincere questo orrendo crimine chiamato vivisezione.
http://www.speakcampaigns.org/felix/rip.php
Firmate la petizione contro l'uccisione rituale di giovani cerbiatti nell'area di NY.
Attenzione: il video è abbastanza fastidioso per cui chi non se la sente non ci clicchi sopra. Importante è firmare e fare girare la voce.
Please check out this important information about a farm in New
York that is killing conscious, timid deer under grotesque and
inhumane conditions by pulling on the animals' ears and antlers
to expose their throats, gouging into their necks, and more.
Please click the link below to send a quick note to Musicon,
Inc., urging the company to stop torturing terrified animals.
http://getactive.peta.org/campaign/musicon_investigation?rk=J1SeRW11JVUvW
Fonte: Giorgio Bastianutti
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CIVITANOVA MARCHE (Macerata) - Un raro esemplare di boa constrictor è stato trovato fra i rifiuti della zona industriale di Civitanova Marche, dove qualcuno che si era evidentemente stancato di tenerlo in casa, lo aveva gettato.
IL SALVATAGGIO - Il serpente, infreddolito e affamato, è stato recuperato dagli agenti del Servizio Cites del Corpo forestale dello Stato, e affidato al Museo di Storia naturale di Macerata. È stato sistemato in una teca riscaldata e nutrito, e ormai può dirsi fuori pericolo.
SPECIE PROTETTA - Il boa constrictor è protetto dalla convenzione di Washington Cites, che tutela tutte le specie in via di estinzione. Oltre al sequestro dell'animale, il Cfs ha sporto denuncia all'autorità giudiziaria contro ignoti. L'autore del gesto rischia l'arresto da tre mesi ad un anno o un ammenda fra 10.000 e 100.000 euro, per aver violato la normativa sul commercio internazionale di specie selvatiche di fauna e flora minacciate di estinzione.
(Corriere della Sera 6 settembre 2007)
Parma, 5-8 maggio 2008
Event - The Big Bang -
The Big Bang in the Food, progetto in progress. Clicca sui links per approfondire e partecipare.
Fonte: Luigi Boschi
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Segnaliamo con piacere l'immediata sospensione della campagna di boicottaggio e protesta nei confronti del Gruppo Coin e dei suoi marchi Coin, Oviesse e Yo-Vi.
Il Gruppo Coin ha contattato Campagna AIP accettando la nostra richiesta di togliere dai propri negozi anche gli inserti di coniglio, pur se con tempi e modalità diverse per le diverse insegne del Gruppo.
In attesa di un comunicato ufficiale che l'azienda ci invierà nei prossimi giorni cancelliamo le proteste che avevamo organizzato per le prossime settimane e invitiamo i nostri sostenitori a non inviare più messaggi ai contatti del Gruppo Coin.
Campagna AIP--------------------------------------------------
CAMPAGNA AIP - Attacca l'Industria della Pelliccia
MBE 242/101, Via Muratori 55
20135 Milano
Web: www.campagnaaip.net
Mail: info@campagnaaip.net
Fax: 02/36522062
Infoline: 340-6368139
Fonte: Collettivo Animalista e Coordinamento Campagna AIP.
AVANTI IL PROSSIMO!
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(Ansa 28 agosto 2007)
ROMA - In arrivo nei prossimi giorni un'ordinanza per garantire l'immediato stop della stagione venatoria nelle aree colpite da incendi. L'annuncio arriva dal ministro per gli Affari regionali, Linda Lanzillotta, gia' al lavoro a questo scopo con la Protezione Civile. La richiesta di stop alla caccia, non solo nelle aree andate in fumo, ma anche in quelle circostanti, era arrivata oggi al ministro per gli affari regionali da alcune associazioni ambientaliste e animaliste. E' un richiamo alla legge che prevede il divieto era stato gia' inviato nei giorni scorsi alle Regioni dal ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. ''Si tratta di intervenire con urgenza sui calendari venatori, dal momento che in molte Regioni la caccia aprira' il prossimo weekend - ha ricordato il ministro dell'Ambiente - per evitare un ulteriore impatto ambientale negativo''. Risultano infatti 14 le Regioni che sabato prossimo daranno il via alla preapertura della stagione venatoria, escluse Liguria, Piemonte, Sardegna, province autonome di Trento e Bolzano, e Lombardia (esclusa Brescia). Esclusa anche la Sicilia, dove il Tar di Palermo ha sospeso il calendario venatorio, accogliendo la richiesta di Legambiente e Wwf. Autori della lettera inviata al ministro Lanzillotta le associazioni di Animalisti italiani, Enpa, Lav, Lac, Legambiente, Lipu e Wwf Italia, secondo cui ''la situazione e' tuttora di piena emergenza e in questo contesto va anche considerata la drammatica situazione in cui viene a trovarsi gran parte della fauna selvatica del nostro Paese''. Impegnato da tempo sullo stesso fronte Pecoraro Scanio, che ha chiesto alle Regioni ''un'assunzione di responsabilita' per assicurare il rigoroso rispetto della legge che gia' prevede il divieto di caccia nelle aree percorse dal fuoco''. E non solo, ma anche ''l'emanazione di provvedimenti per vietarla nelle aree limitrofe'', dando applicazione alle norme esistenti. Secondo Pecoraro infatti ''e' del tutto evidente che gli incendi significano distruzione degli habitat naturali per la nostra fauna e le aree limitrofe a quelle bruciate sono oggi le preziose e delicate zone di fuga e ricovero per specie gia' martoriate dal fuoco''. Sulla stessa linea le associazioni, secondo cui ''la caccia colpirebbe alcune specie migratorie gia' in grave difficolta' nel reperire il cibo. Il blocco delle preaperture appare dunque un provvedimento doveroso, ragionevole e altamente responsabile''. Ambientalisti e animalisti hanno quindi chiesto la ''sospensione delle preaperture nelle regioni maggiormente colpite dagli incendi come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, divieto di caccia per tutta la stagione venatoria nelle aree limitrofe alle zone colpite, nonche' moratoria della caccia nelle regioni piu' danneggiate quali Sicilia e Campania''. Secondo il quadro fornito dalla Lipu, sono 16 le specie interessate dalle preaperture, sei classificate come specie in declino a livello europeo da Birdlife International. Si tratta di allodola, marzaiola, pernice rossa, quaglia, starna e tortora. KWS
La Repubblica 30 agosto 2007)
PECHINO - Lo si credeva definitivamente estinto, invece il delfino bianco nuota ancora nelle acque del fiume Yangtze, nella Cina orientale. A tre anni di distanza dall'ultimo avvistamento, un esemplare è stato osservato da un turista e persino filmato.
La buona notizia è stata data dalla stampa locale. Zeng Yujiang, che si trovava in riva al fiume per una vacanza, ha avuto la fortuna di avvistare uno degli ultimi "baiji", come vengono chiamati in Cina. "Non avevo mai visto una cosa così grande nell'acqua", ha dichiarato. "Era a circa un chilometro di distanza ed è saltato più volte fuori dall'acqua".
L'uomo ha anche ripreso il cetaceo con la sua videocamera. Il filmato è stato visionato da alcuni studiosi, che ormai temevano che la specie fosse scomparsa. Wang Kexiong dell'istituto di idrobiologia dell'Accademia delle Scienza, ha confermato che secondo gli esperti si tratta di un delfino bianco.
L'ultimo avvistamento di un baiji risaliva al 2004. Negli anni successivi diversi gruppi di ecologisti hanno battuto lo Yangtze ma senza riuscire a individuare nemmeno un esemplare. Di conseguenza, l'anno scorso era stato dichiarato una specie "gravemente minacciata" e forse "completamente estinta".
Un team di scienziati andrà presto sul posto in cerca del delfino avvistato. Anche se la segnalazione ha ridato speranza agli amanti della natura, la situazione dei baiji è drammatica. Negli anni '50 il fiume Yangtze ne ospitava migliaia, ma nel giro di pochi decenni il loro numero si è drasticamente ridotto a causa dell'inquinamento, della pesca eccessiva e dell'aumento del traffico fluviale. Nel 1997 ne furono contati 13, oggi potrebbe esserne rimasto solamente uno.
(La Repubblica 30 agosto 2007)
Corriere della Sera 28 agosto 2007
Embrioni chimera, metà umani metà animali
In Inghilterra la tecnica è legale, ma la comunità insorge
Inserire Dna umano in cellule staminali di mucca permetterà di sviluppare la ricerca sulle malattie neurologiche e genetiche
LONDRA – Gli scienziati inglesi del King’s College di Londra sono ad un passo dalla creazione - legalizzata - dei primi e controversi embrioni ibridi, ovvero mezzi umani e mezzi animali, in laboratorio. Questi embrioni, condannati come «mostruose chimere» dagli oppositori delle modifiche del Dna, sarebbero fondamentali per la ricerca di malattie neurologiche e genetiche come l’Alzheimer, l’atrofia muscolare, il morbo di Parkinson e diversi disturbi neurodegenerativi che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo. La licenza dovrebbe essere accordata nei prossimi giorni, quando si riunirà l’Autorità britannica sull’embriologia e la fertilizzazione umana (HFEA), che inizialmente aveva vietato questa sperimentazione per motivi etici. La tecnica genetica, che è violentemente osteggiata da gruppi religiosi, prevede l’utilizzo di ovuli prelevati da mucche uccise al macello, da cui verrebbe rimosso il tessuto genetico animale sostituendolo con Dna umano.
CELLULE MODIFICATE - Il Professor Stephen Minger, a capo del dipartimento di studi sulle cellule staminali del King’s College, uno dei fondatori dell’utilizzo di cellule staminali a scopo terapeutico, ha spiegato il perché questa tecnica sarebbe necessaria: «Ha senso, a nostro parere, usare cellule staminali da embrioni ibridi piuttosto che da embrioni umani perché quelli umani richiedono ovuli umani fertilizzati da sperma, mentre quelli animali possiamo ottenerli in grosse quantità tutti i giorni dai macelli». Minger ha aggiunto: «Quando spiego alle persone che cosa vogliamo fare, spesso reagiscono in modo schifato, perché pensano che sia strambo quello che proponiamo. Ma una volta che spiego come funziona e perché lo facciamo, allora generalmente pensano che si tratti di una buona idea. Sono cautamente ottimista sui permessi. Spero di aver spiegato chiaramente che, grazie a questa licenza, potremmo studiare una serie di malattie genetiche in modo molto più chiaro. Le scoperte che faremo aiuteranno a sviluppare terapie per curare malattie come il morbo di Alzheimer, che colpisce così tanta gente (circa 26 milioni di persone all’anno, secondo recenti stime, ndr) e per il quale non c’è alcuna terapia esistente».
CHIESA CONTRARIA - Anche il capo del dipartimento di genetica all’istituto nazionale di ricerche mediche, il Professor Robin Lovell-Bage si è dimostrato interessato ad uno dei permessi, dichiarando: «Non vedo assolutamente alcuna ragione per cui questi esperimenti non dovrebbero procedere». La Chiesa cattolica ha invece manifestato la sua piena opposizione, dicendosi contraria alla creazione di embrioni solo a scopo di ricerche e ricordando che la vita inizia al concepimento.
Deborah Bonetti
28 agosto 2007
Corriere della Sera 27 agosto 2007
Paul McCartney animalista contro la figlia
Litigi in famiglia
Stella, stilista e vegetariana, disegna scarpe in pelle di canguro: l'ex dei Beatles si schiera con chi protesta
LONDRA — È lite, o almeno forte malumore, tra Paul McCartney e sua figlia Stella. Lei, stilista, disegna scarpe per la Adidas e, benché vegetariana e animalista dichiarata, sembra non fare caso al fatto che le calzature che portano la sua firma sono fatte in pelle di canguro. Questo all'ex dei Beatles non va giù: si è schierato con l'associazione Animal Aid che lamenta il massacro di «milioni di canguri in quello che è il più grande massacro di animali del pianeta ». I litigi tra padre e figlia sarebbero già stati numerosi.
Se dicono il vero certi gruppi animalisti inglesi, australiani e americani, ogni anno «milioni di canguri vengono sterminati in quello che è il più grande massacro di animali in tutto il pianeta». Colpa della loro pelle, assai desiderata: i marsupiali finiscono infatti nelle scarpe di famosi calciatori, e in altri accessori di tutti i tipi. Gli stessi animalisti conducono altre battaglie per le foche, le balene, le cicogne, gli ermellini, i visoni. E Stella la vegetariana è sempre stata schierata con loro: se capitava, petizioni e discorsi contro la bistecca ma anche contro le pellicce, le borse di coccodrillo, le scarpe di lucertola, le cinture di zebra, petizioni indignate senza se e senza ma. Ma sul canguro, no. Di canguri, in un certo senso, Stella vive, poiché disegna e firma anche oggetti prodotti con la loro pelle per il suo datore di lavoro, la grande e potente Adidas.
E sul canguro, Stella si gioca tutto: la sua popolarità fra i vegetariani e gli animalisti di tutto il mondo, che ora la contestano ferocemente, e pure il suo buon rapporto con papà. Che si chiama sir Paul McCartney, è proprio il menestrello dei Beatles e degli Wings, e nel passato ha mugugnato assai contro la Adidas, proprio per la storia dei marsupiali tramutati in scarpette; dunque adesso mugugna anche contro la figlia. Stella, fra l'altro, si trova a una svolta decisiva della carriera: fra pochi giorni, alla Fashion Week o Settimana della moda di Londra, dovrà lanciare la sua nuova linea di abbigliamento sportivo, e perciò alcuni gruppi di animalisti hanno scelto questo momento per attaccarla. O anche, hanno cercato di «riconquistarla » dolcemente alla loro battaglia: «L'uso della pelle di canguro da parte della Adidas è imperdonabile — ha dichiarato al quotidiano Indipendent il direttore di "Animal Aid", Andrew Tyler —. Quanto al presunto silenzio di Stella, noi sappiamo bene che lei si oppone a ogni crudeltà contro gli animali, e presumiamo che stia prendendo tutte le misure che ritiene appropriate, per far pressione sulla sua azienda e far cessare l'uso delle pelli di canguro».
I litigi con papà Paul, secondo i pettegoli dell'ambiente, sarebbero già stati diversi. E non si tratta solo di opinioni teoriche, ma in qualche modo anche di marketing e fatturati: sir Paul, autore di canzoni tradizionalmente friendly, di facile e amichevole ascolto, e anziano ecologista dichiarato, ha costruito la sua immagine non solo sulle serenate d'amore rock ma anche sul proclamato rispetto per la natura; non è il satanico Mick Jagger e tantomeno il sulfureo Ozzy Osbourne, spesso tutti vestiti di pelle. Sentir definire la figlia come complice del «massacro più grande del pianeta» non gli farà certo piacere. A sua volta, la figlia è diventata una firma nota e un talento apprezzato, nel suo mondo: non le farà certo piacere che il famoso padre critichi in privato la sua azienda, e ancor meno le farebbe piacere se la sua critica divenisse pubblica.
Quella intorno ai marsupiali massacrati, poi, è già divenuta una guerra ideologico- commerciale. Così combattuta che uno come David Beckham ha rinunciato alle scarpette che gli garantivano contratti milionari dagli sponsor, per «convertirsi» a scarpe fatte con prodotti sintetici. In California, è intervenuta anche la legge: la Corte suprema ha vietato la vendita di scarpe e accessori calcistici in pelle di canguro, dopo un'ardente campagna di opinione condotta dal movimento «Viva». Ma quasi contemporaneamente, una legge apposita che stabiliva il contrario è stata approvata dal Senato statale: e ora, cioè a settembre, la decisione ultima spetterà al governatore Arnold Schwarzenegger. Che, notoriamente, non è un tenerone romantico come sir Paul McCartney. Ed è anche uno che di sponsorizzazioni e di marketing se ne intende, proprio come Stella la vegetariana.
Luigi Offeddu
27 agosto 2007