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800.000 fucili sparano in mezzo a noi ma nessuno se ne accorge o, se lo fa, subisce e tace. Sono i fucili dei “cacciatori”, ovvero di quegli uomini “speciali” che, scorrazzando e sparacchiando a volontà nelle campagne italiane, provocano ogni anno dai 40 ai 50 “incidenti” mortali e oltre un centinaio di feriti, più o meno gravi. Sono cifre approssimative, in gran parte ufficiose perché nessuna istituzione si è mai preoccupata di rilevare dati ufficiali. E sono solo la punta dell’iceberg perché dietro a esse c’è la vita da stato di guerra, da stato d’assedio cui milioni di famiglie sono costrette.
Questa è l’altra faccia, quella dei danni sociali, della cosiddetta “caccia”. La “caccia”, ma diciamolo meglio: l’uso di centinaia di migliaia di armi da fuoco sul territorio, al di fuori di ogni regola, di ogni norma di sicurezza che sarebbe ritenuta minimale in ogni altro contesto. La “caccia”, ovvero il prodotto di un’anomalia legislativa che non conosce eguali. La “caccia”, ovvero un’emergenza nazionale sommersa che coinvolge e deturpa la vita di milioni di italiani. Senza che nessuno lo sappia.
Tanto poco è trattato l’argomento che sono solo due i libri che ne parlano, entrambi usciti nel 2005 ovvero in tempi recentissimi.
Il primo, Caccia all’uomo di Filippo Schillaci (Ed. Stampa Alternativa, Viterbo) fornisce un quadro generale del panorama di violenza, irresponsabilità e prevaricazione ai danni della gente che caratterizza la pratica venatoria e mostra, dopo un sistematico esame di fatti spesso sconosciuti ai più, come tutto ciò sia possibile solo grazie a una legge anacronistica che ignora ostentatamente ogni problematica di sicurezza e prevenzione dei, peraltro inevitabili, “incidenti”.
Il testo si conclude con un “manuale di autodifesa” che spiega fra l’altro, in forma semplificata, come richiedere al proprio sindaco un’ordinanza di divieto venatorio per motivi di tutela dell’incolumità pubblica.
Il secondo testo è il Manuale di autodifesa dai cacciatori (Ed. Agire Ora, Torino), un’opera collettiva che approfondisce gli aspetti più tecnici del problema. Esso è strutturato come una raccolta di saggi monografici e comprende, fra l’altro, oltre al capitolo centrale del libro di Filippo Schillaci, qui in forma più dettagliata, due studi di Massimo Tettamanti, rispettivamente sull’impatto ambientale dell’attività venatoria e sulla sua inadeguatezza come mezzo di regolazione degli ecosistemi e una relazione di Marina Berati sui numerosi sondaggi effettuati negli ultimi anni da cui risulta la forte avversione della maggioranza degli italiani all’attività venatoria. Anche questo testo contiene infine un manuale di autodifesa di autori vari, che illustra in forma dettagliata come richiedere un’ordinanza di divieto venatorio al proprio sindaco.
I due testi sono utilmente complementari essendo il primo un’opera di base, pensata per chi sia al suo primo approccio al problema, il secondo un’opera di approfondimento, pensata per gli addetti ai lavori o comunque per chi volesse perfezionare le proprie conoscenze sull’argomento.
Scarti della lavorazione della mozzarella. 2 cuccioli di bufala semi-abortiti, abbandonati, sequestrati. Ora sono liberi, per sempre. Qui a ValleVegan.
Questa è la loro prima notte totalmente all'aria aperta, senza recinti, al pascolo. Passeggiano sullo stesso terreno di pecore, cani, maiali, istrici, umani, gatti, cinghiali, serpenti, mantidi, poiane...
Eventuali presenze di collari, fotocamere, campanacci in questa finestra aperta sono solo scappatoie provvisorie (per il riconoscimento intraspecifico).
--foto inedita--solo per i nottambuli--
NEW YORK—Per due anni niente più nuovi «fast food» a South Los Angeles. Se martedì il consiglio comunale voterà l’ordinanza presentata da Jan Perry, attivissima amministratrice del distretto più popoloso e povero della metropoli californiana, per la prima volta le grandi catene della ristorazione industriale—da McDonald’s a Pizza Hut, da Taco Bell a Burger King — dovranno fronteggiare in una grande città americana un veto all’apertura di nuovi esercizi per motivi legati alla salute dei cittadini. Nell’America che non cucina più e consuma cibi troppo grassi e zuccherati, l’obesità è infatti ormai diventata una vera e propria epidemia. E South Los Angeles è uno degli epicentri di questa crisi.
Fin qui ben poche comunità hanno osato sfidare le multinazionali del cibo: Concord in Massachusetts e Calistoga, una cittadina della Napa Valley, hanno messo al bando tutti i «fast food», ma per motivi architettonici: non vogliono «megamangerie » che rovinerebbero il fascino dei loro centri storici ben preservati. L’anno scorso Joel Rivera, che a New York è capo della maggioranza in consiglio comunale e presidente della Commissione Sanità, ha tentato senza successo di bloccare la crescita esponenziale della ristorazione industriale in una metropoli anch’essa afflitta, nei quartieri poveri, da obesità e diabete ormai a livelli di emergenza. Ora ci prova Los Angeles: nella parte meridionale della città, quella con la maggior concentrazione di «fast food», gli adulti considerati patologicamente obesi sono oltre il 30 per cento, rispetto a una media nazionale del 21 per cento. Molti considerano quella che verrà votata dopodomani una misura demagogica e una manifestazione d’impotenza: non sarà certo una moratoria di due anni nell’apertura di nuovi punti di ristorazione a modificare i costumi alimentari della gente in un quartiere nel quale l’arteria principale, Figueroa Street, allinea 20 fast food in appena 400 metri.
Non è nemmeno detto che alla fine la sospensione delle licenze venga effettivamente applicata. Quella dei «fast food» è ormai un’industria potente, con un giro d’affari di 134 miliardi di dollari l’anno, che ha dato vita a una lobby molto aggressiva. Ogni volta che la politica cerca di porre limiti alla vendita di cibi industriali nelle scuole, di vietare la pubblicità televisiva di questi prodotti o l’uso dei grassi «trans» nella preparazione dei pasti, schiere di consulenti si alzano per protestare contro i regolatori, definiti «food nazi », nazisti del cibo, e per rivendicare il pieno diritto del cittadino di scegliersi il pasto che preferisce: sia esso un’insalata o un superhamburger da 2.000 calorie. Anche a Los Angeles, alla vigilia del voto, si è mobilitata la schiera dei consulenti. «Come si fa a concedere licenze solo ai ristoranti nei quali i clienti stanno seduti e vengono serviti ai tavoli?» protesta Dennis Lombardi, responsabile delle Foodservice Strategies alla WD Partners. «È come proibire di vendere Chevrolet perché si vuole che la gente compri Mercedes».
Ragionamento rozzo, ma dietro il quale c’è un pezzo di verità: se i quartieri nord della città — quelli ricchi di Beverly Hills, Santa Monica e Hollywood — sono pieni di ristoranti tradizionali mentre a sud imperversano le «mangerie» industriali, ciò non dipende dalla perfidia delle multinazionali dei pasti, ma dalla domanda di una popolazione più povera che trova nei «fast food» cibo gustoso che costa poco in ambiente nel quale spesso ci sono anche giochi per i bimbi che chi torna tardi dal lavoro non riesce a portare al parco. Per modificare questa situazione bisognerebbe cambiare la cultura alimentare degli americani e sradicare la povertà. Del resto anche l’industria i suoi sforzi li ha fatti: negli ultimi anni ha smesso di pubblicizzare in tv cibi destinati ai bambini ad alto contenuto di zucchero e grassi, ha accettato di vendere nelle scuole succhi invece di bibite gasate e merendine a base di frutta invece di quelle fritte.
Convinte che i giovani ingrassino non solo per quello che mangiano, ma anche perché si muovono poco, le imprese del settore hanno poi sponsorizzato in molte città la realizzazione di nuovi parchi giochi. Le catene di «fast food» hanno poi cominciato a proporre anche insalate e altri cibi a basso contenuto calorico, mentre ai bambini si cercano di offrire «happy meal» nei quali le patatine fritte sono sostituite da frutta affettata e caramellata. Qualcuno ora indica nel menù il contenuto calorico dei piatti offerti. Sono tutti passi verso la costruzione (o ricostruzione) di una coscienza alimentare, ma sono piccoli passi, rispetto alle dimensioni del problema. Per questo a Los Angeles ora vogliono adottare misure più drastiche: «Limitare i "fast food" non è di per sé una soluzione» riconosce Mark Vallkianatos, direttore del Center for Food and Justice dell’Occidental College, «ma è un pezzo del puzzle».
L’amministrazione cittadina ha, infatti, varato un sistema di incentivi per spingere gli empori agli angoli delle strade a vendere più frutta e verdura e sta cercando di favorire l’apertura di trattorie tradizionali anche nei quartieri meno ricchi della città. Misure che per l’America liberista hanno il sapore della pianificazione e del dirigismo. Gli assessori di Los Angeles South replicano che quello di garantire piena libertà di scelta al cittadino-consumatore è un principio senz’altro valido che però, nel loro distretto, è di fatto limitato, oltre che dall’esiguità del reddito, dal fatto che quelli che vogliono evitare la ristorazione industriale devono prendere l’auto (se ce l’hanno) e percorrere le 10-15 miglia che li separano dalle trattorie di Long Beach o Santa Monica.
Massimo Gaggi
17 settembre 2007
Sabato 22 dalle 16 alle 21 in Largo Goldoni a Roma saranno presenti dei volontari di NO-ALLA-CACCIA per raccogliere firme a favore della liberazione dell'orsa Jurka (la mamma dell'orso Bruno, ucciso in Germania) ingiustamente catturata e detenuta in Trentino.
Si chiede l'aiuto di tutti in questi giorni per venire a firmare di persona, per raccogliere altre firme o semplicemente per far girare questa mail. Per ulteriori informazioni andare sul sito http://www.no-alla-caccia.org/.
CAMPO ANTI BRACCONAGGIO A CIPRO
AL VIA!
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Date con gli Italiani, dal 22 settembre al 6 ottobre 2007.
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Per ulteriori informazioni su "Cos'è il campo a Cipro", cliccare qui: http://www.vallevegan.org/dblog/articolo.asp?articolo=212 .
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Per aggiornamenti direttamente dal campo, cercheremo di inviare delle brevi novità alla redazione di ValleVegan, tempo e mezzi permettendo. (Foto LAC)
Domenica 23 all'alba: seconda azione anticaccia sul campo!
Per adesioni scrivere a m.arceri@sport.it.
Solo per persone mature!
L'appuntamento è alle 6 del mattino presso una località alle porte di Roma, che verrà comunicata SOLO scrivendo alla mail indicata. Tutto verrà svolto nel rispetto delle norme legali, senza provocazioni, senza correre rischi.
Si tenterà di persuadere chi, supportato da baratti con i legislatori e favoreggiamenti delle industrie della guerra, si arroga il diritto di dominare e massacrare qualunque essere vivente per disgustosi piaceri e mal celate insoddisfazioni.
Piccioni domestici rinselvatichiti. Tubano, ma... sono ancora ai preliminari. Qui a ValleVegan.
Nella giornata di giovedi' 20 settembre, Geo&Geo ha mandato in onda un servizio su
un gruppo di cacciatori di un paesino piemontese, presentandoli con
molta simpatia, come un'allegra brigata che dopo aver ucciso se ne va a
vantarsi delle proprie imprese al bar del paese.
Lo special guest della puntata era il comandante del Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato. Ribadiamo nuovamente che noi non facciamo distinzioni tra bracconieri e cacciatori. Non esistono per noi assassini buoni e assassini cattivi. Non esistono stagioni, luoghi e modi in cui è permesso uccidere. Non possiamo ripudiare le tagliole, i lacci, gli archetti e rispettare i fucili. Non è ammissibile rispettare un assassino solo perchè provvisto di licenza.
Scriviamo tutti alla redazione di Geo& Geo facendo sentire la nostra voce, e quella di chi non ce l'ha!
geo_geo@rai.it
Seconda domenica di stagione venatoria, e decidiamo di alzarci presto per fare un’altra battuta lungo il litorale romano. Arriviamo appena dopo l’alba e le prede sono lì: puzzolenti, vestiti da Vietnam come pagliacci, rozzi e grufolanti. Una ventina in tutto, un numero leggermente minore di quello della scorsa settimana (buono o cattivo segno? meno cacciatori o meno animali a cui sparare? boh, fate voi). Mimetiche, travestimenti, fucili che brillano, cani nevrotici che corrono sull’erba, sigarette accese e unghie nere, alito da avvinazzati di primo mattino, barba incolta e orecchie cerumose, parolacce e bestemmie.
Questo è lo spettacolo che di solito i cacciatori offrono di se stessi. Il campionario è il solito: “siete figli di papà (e di madre ignota)”, “non sapete chi sono io!”, “ma perché invece di rompere i c… non andate a farvi una sc…?”, “ci vediamo stanotte sotto casa, vi aspettiamo là” etc.etc. Se la dinamica della giornata è monotona, anche l’epilogo è scontato: il cacciatore dopo la sua mezz’ora di insulti (o la sua ora e mezza di monologhi sul senso della vita, perché capita pure la tipologia del cacciatore-intellettuale) mette la coda tra le gambe e senza aver sparato un colpo se ne va via (a farsi una doccia, speriamo).
Alle 9.30 del mattino la distesa erbosa era finalmente silenziosa, pacificata e soprattutto pulita. Una ventina i cacciatori convinti ad andarsene via, verosimilmente un solo uccellino ucciso. Sono bastati dieci attivisti.
E' con piacere che annunciamo la collaborazione di AgireOra Network con l'associazione statunitense Sea Shepherd, fondata dal Capitano Paul Watson, la più attiva ed efficace organizzazione per la difesa degli animali marini in tutto in mondo.
Grazie a questo accordo con Sea Shepherd, sul sito di AgireOra saranno pubblicati vari comunicati dell'associazione, che terranno informati gli attivisti italiani della lotta di Sea Shepherd contro la pesca illegale di balene, e, quando Sea Shepherd promuoverà delle proteste on-line, saranno rese disponibili tradotte in italiano e diffuse sul sito e/o nella mailing list di AgireOra.
Ciascuno può anche rendersi disponibile per far parte dell'equipaggio delle navi di Sea Shepherd e... dare la caccia ai pescatori assieme al Cap. Paul Watson. Gli equipaggi sono formati da attivisti di tutto il mondo, basta rendersi disponibili!
La Sea Shepherd è un'associazione che ammiriamo da tempo, perché non va a "guardare ammazzare le balene", come fa Greenpeace, ma va a fermare chi le ammazza. Più di una baleniera è stata speronata dalle navi di Sea Shepherd, ne hanno anche abbordate e affondate, e sono migliaia gli animali marini - non solo balene - cui è stata salvata la vita.
Il tutto legalmente, perché quel che fa Sea Shepherd è fermare le tante baleniere che operano in maniera del tutto illegale, e in mare le regole sono diverse rispetto alla terraferma: Sea Shepherd ha il diritto legale di fermare questi delinquenti!
La ammiriamo anche perché in tutte navi di Sea Shepherd il menu offerto a bordo è 100% vegetale, non come sulle navi di Greenpeace, in cui gli equipaggi si mangiamo gli animali marini che dovrebbero invece difendere.
E infine, la ammiriamo anche perché fanno cose grandiose ma non giudicano mai male le piccole iniziative di ciascuno, e anzi incoraggiano tutti a trovare la propria strada per aiutare gli animali, il che è esattamente in accordo con la nostra filosofia.
Dice infatti Paul Watson in un'intervista (http://www.directaction.info/library_watson.htm):
"Fai ciò che sei in grado di fare utilizzando le tue capacità, il tuo talento, l'esperienza e l'abilità, e mettendo queste doti a servizio di una causa che è più grande di tutti noi. Se possiedi doti artistiche allora quella è la strategia da seguire. Se sei un bravo avvocato allora segui quella strada. Abbiamo bisogno di diversità. Abbiamo bisogno di avvocati, consulenti legali, attivisti della disobbedienza civile, informatici, insegnanti, artisti e altro ancora. L'imporante è servire la Terra, la vita e il futuro."
Siamo dunque contenti di poter sostenere Sea Shepherd qui in Italia, e ringraziamo Linda che fa da tramite con l'associazione e ci fornisce puntualmente le traduzioni delle notizie!
Per saperne di più su Sea Shepherd, visitate la pagina del progetto: Sostegno a Sea Shepherd in Italia - http://www.agireora.org/progetti/sea_shepherd.html
Per diventare un membro dell'equipaggio in uno dei viaggi delle navi di Sea Shepherd cliccate qui: http://www.seashepherd.org/volunteer/volunteer.html
Cosa guardi?Ho appena fatto la permantente...e con questo?
Che cos'è Harlan?
Harlan e' tra le principali aziende coinvolte nella vivisezione. Con decine di allevamenti sparsi per il mondo, in cui producono come fossero in fabbrica centinaia di migliaia di animali tra cani, gatti, primati, roditori di ogni tipo e anche manipolati geneticamente, Harlan risulta il maggiore fornitore dei vivisettori. Ma la sua attivita' non si limita a questo, visto che Harlan possiede dei laboratori propri e ha recentemente acquisito la svizzera RCC, azienda di sperimentazione per conto terzi con laboratori a Basilea e uffici in molte parti del mondo.
In Italia Harlan ha due allevamenti, uno a San Pietro al Natisone (UD) e l'altro a Correzzana (MI), oltre ad un laboratorio a Bresso (MI) all'interno degli stabili della farmaceutica Zambon.
Una incursione del Fronte Liberazione Animale nel mese di novembre 2006 all'interno dell'allevamento di Correzzana, che poi risulta essere anche un laboratorio, ha portato alla luce realta' sconosciute e agghiaccianti: migliaia di roditori in pile e pile di gabbie di plexiglass, decine di cadaveri fotografati nei frigoriferi del laboratorio, alcuni dei quali impalati con stuzzicadenti, ma soprattutto decine di macachi provenienti da qualche paese esotico e tenuti in condizioni squallide prima di finire tra le mani dei loro aguzzini.
In una recente intervista una donna che ha lavorato per Harlan per poco tempo ha dichiarato che negli allevamenti erano presenti almeno 10.000 porcellini d'india e non meno di 400 conigli. Infinite pile di gabbie sovraffollate, una sopra l'altra, nelle quali gli animali, stressati, arrivavano a mutilarsi ed uccidersi tra loro, mentre le femmine mordevano i propri cuccioli fino ad ucciderli. Rivela che i porcellini d'india malati venivano lasciati morire e poi buttati nel secchio della spazzatura, mentre i conigli in cattivo stato di salute venivano spediti in Inghilterra.
Settimana Internazionale di azione:
Ora Harlan vuole costruire un nuovo laboratorio a Venray, Olanda. Le autorita' locali hanno infatti pensato di costruire un parco scientifico chiamato "ScienceLink", in cui dovrebbero insediarsi aziende agro-chimico-farmaceutiche e laboratori di ricerca. Per ora al progetto ha aderito solamente un'azienda, proprio Harlan, che offrirebbe in loco servizi di sperimentazione animale. Solo a pochi chilometri di distanza Harlan ha un allevamento.
Nessun'altra azienda per ora ha dimostrato interesse, ma siamo solamente all'inizio della promozione del progetto.
Attivisti olandesi hanno lanciato una campagna per bloccare questo progetto, che dovrebbe costare 60 milioni di euro e vuole essere un fiore all'occhiello per le autorita' locali. Gli attivisti faranno in modo che diventi solamente un grosso problema!
Gia' 10.000 volantini e 1.000 poster sono stati diffusi nella zona, ottenendo un grosso sostegno da parte della popolazione locale, mentre e' in programma per dicembre un corteo nel paese, che arrivera' nel luogo in cui ScienceLink dovrebbe sorgere.
Per chi vuole aderire al progetto il messaggio e' questo: le proteste si sposteranno verso di voi! Per rendere ancora piu' chiaro il messaggio e mostrare che non e' una minaccia senza fondamento dal 1 al 7 ottobre si terra' una settimana internazionale di proteste davanti a sedi e allevamenti di Harlan.
Aderiamo con piacere a questa nuova campagna e prendiamo l'occasione per visitare uno dei maggiori fornitori dei laboratori di vivisezione italiani!
L'appuntamento e' il seguente:
Venerdi' 5 ottobre - ore 15.30
Presidio davanti ad Harlan, Via Fermi 8, Correzzana (Milano)
Vegan Riot - domenica 7 ottobre ore 20.30
Non c'è bisogno della prenotazione.
Sottoscrizione suggerita di 10€, dieci portate ed altre, dolci, acqua, chinotto, spuma, vino...
E' strage di orsi nel parco nazionale degli Abruzzi. Una terza carcassa è stata ritrovata oggi più o meno nella stessa zona (nei pressi di Gioia dei Marsi) dove ieri erano stati trovati i cadaveri di "Bernardo" e della sua compagna.
A questo punto, diventa praticamente certo che gli animali sono stati uccisi, con tutta probabilità da bocconi avvelenati destinati a "fermare" le loro scorribande in zone agricole che avevano già suscitato forti proteste. In particolare, nella zona frequentata dagli orsi sarebbero state gettate delle carcasse di capra avvelenate che avrebbero causato la morte dei golosi plantigradi.
"Bernardo" e la femmina erano stati trovati ieri dopo che gli agenti del parco ne avevano cominciato le ricerche insospettiti dal fatto che, da qualche tempo, il plantigrado non si era più visto in giro. Grazie al radiocollare satellitare, non è stato difficile rintracciarlo. I due orsi sarebbero deceduti in due momenti diversi. Uno degli animali, infatti, era ancora in buono stato di conservazione, l'altro no. Viste le circostanze la direzione del parco ha disposto "immediati accertamenti ed indagini di polizia giudiziaria poichè non si escludono cause di natura dolosa".
Bernardo era diventato famoso per le sue incursioni nei paesi del Parco. La sua fama aveva fatto il giro del mondo ed era diventato una vera attrattiva non solo per i più piccoli.
Una donatrice americana, la miliardaria Jenny, aveva destinato lo scorso anno un milione di euro al parco, al Corpo forestale e alla Sapienza di Roma proprio per la ricerca e la conservazione dell'orso marsicano. Non si sa con esattezza quanti esemplari di orso vivano ancora nel parco anche se secondo una stima potrebbero essere tra i 30 ed i 50.
"E una grave perdita - ha dichiarato il direttore del parco, Aldo Di Benedetto - in quanto incide sul potenziale riproduttivo della popolazione dei plantigradi già numericamente esigua. Per di più viene a mancare l'orso Bernardo che, negli ultimi anni, tanto ha fatto parlare di se per gli incontri ravvicinati nei centri abitati e che ha 'battezzato' una delle tante associazioni costituitesi per la tutela della specie".
Ancora testimonianze dall'industria della vivisezione..
Per diverse settimane Suzanne Verbeek (38) ha lavorato nell'allevamento di animali per la vivisezione Harlan, ad Horst, in Olanda. Ha iniziato il suo lavoro nella sezione dove vengono allevati porcellini d'India e conigli. Alle sette del mattino era davanti al cancello di Harlan, pronta per la sua prima giornata di lavoro.
Come sei finita ad Harlan?
Ho trovato l'impiego da Harlan attraverso un'agenzia di lavoro interinale.
Mi chiesero se volevo lavorare con gli animali.
Mi sembro' una splendida opportunita' visto che amo gli animali.
Ma poi, quando ti trovi li dentro vedi tutti quegli scompartimenti allineati contro il muro, che sostengono gabbie bianche in plastica.
Ero stata mandata nel settore dei porcellini d'India, e li' li potevi vedere, migliaia di queste piccole creature.
Ma in quel momento, sapevi gia' dove ti trovavi? Sapevi che Harlan e' un allevamento di animali per l'industria della vivisezione?
No. L'unica cosa che mi era stata detta dall'agenzia era che avrei dovuto prendermi cura degli animali in un allevamento. Chiesi ai miei colleghi cosa avrebbero fatto con i porcellini d'India ed e' cosi' che scoprii che erano destinati ai laboratori. Le scatole misuravano solo 60X40 centimetri ma erano letteralmente piene zeppe di porcellini d'India. In una piccola scatola c'erano 60 piccoli porcellini d'India oppure 30 esemplari piu' grandi. Io dovevo pulire le scatole e spostare gli animali da una scatola all'altra. Prendevo le madri incinta con due mani e le mettevo dolcemente nell'altra scatola. Ma questo non andava bene perche' cosi' ero troppo lenta. I miei colleghi mi dissero di maneggiare gli animali il piu' in fretta possibile. Prendevano tre porcellini d'India in ogni mano e li lanciavano nelle scatole. Gli animali strillavano.
Ma ce la facevi comunque ad andare avanti. Qual'e' stata l'esperienza piu' terribile?
Nel weekend non c'era quasi nessun dipendente. Davano da mangiare una o due volte e controllavano se c'era abbastanza acqua. Quando arrivavo il lunedi' mattina c'era un nauseante puzzo di ammoniaca. Le gabbie erano piene di urina e escrementi. E gli animali erano sporchi. Dovevo tirar fuori gli animali dalle gabbie; tra di loro c'erano anche madri incinta e i cuccioli appena nati.
Ogni giorno morivano molti animali. Specialmente durante i weekend. Era la parte peggiore. Dovevo pulire. Non riuscivo a smettere di piangere quando dovevo buttare gli animali morti nella spazzatura. E' terribile.
Mi venivano degli incubi a causa di cio' che vedevo li' dentro.
Gli animali si mutilavano tra di loro, le madri mordevano i loro cuccioli fino a farli morire. Alcuni staccavano la testa ad un altro animale a morsi, a volte trovavi delle zampe amputate, o persino animali che erano completamente sbudellati. E' la condizione perpetua di stress che porta questi animali a mangiare i propri cuccioli.
Quanti porcellini d'India sono rinchiusi ad Harlan Horst?
I porcellini d'India sono tenuti in gabbie di plastica piazzate su grossi ripiani, con sei file una sopra l'altra. Ci sono almeno 10.000 animali.
Hai lavorato anche con altri animali?
Ho lavorato per poco tempo nella sezione conigli. Dove c'erano 400 conigli. Gli animali erano tenuti in gabbie di acciaio senza nessuna lettiera. Le gabbie erano incastrate una sopra l'altra. Le feci cadevano sugli animali delle gabbie piu' in basso. Qui vidi una donna che stava lavorando con alcuni conigli. Le chiesi cosa stava facendo. Rispose che stava facendo dei prelievi di sangue. Prese una grossa siringa e la infilzo' direttamente nel cuore di uno dei conigli. Senza anestesia, direttamente nel suo piccolo corpo, nel cuore. "Perche'?", le chiesi. "Non puo' essere fatto usando una delle arterie?". La mia collega rispose che "il sangue deve venire direttamente dal cuore".
Queste persone non si ponevano nessun problema, erano diventate fredde e insensibili.
La salute degli animali era buona?
No. C'erano anche animali malati. I conigli malati venivano separati dagli altri. Dovevo preparare delle scatole, riempirle di paglia e dare agli animali del cibo e un liquido simile a gel da bere. I conigli malati venivano spediti in Inghilterra. I porcellini d'India malati venivano lasciati morire e poi buttati in sacchi della spazzatura.
Perche' hai lasciato questo lavoro?
Ho lavorato li' per 4-5 settimane. Non potevo piu' sopportare quella situazione. Mentalmente mi stava distruggendo. Non riuscivo a dormire la notte. A casa continuavo piangere. Mio marito mi consiglio' di prendere una decisione dicendomi: "Sei troppo umana per fare questo genere di lavoro". Il modo in cui trattano gli animali; il modo in cui prendono i conigli per le orecchie e li mettono in scatole per trasportarli nei laboratori di vivisezione e' inaccettabile. Ancora oggi mi sento in colpa per ogni giorno che ho lavorato in quel posto.
Intervista tratta da: www.shac.net
Ciao a tutti,
dopo la lunga pausa estiva mercoledì 3 ottobre riparte il mercoledì vegan.
come sempre menu fisso dall'antipasto al dolce, bevande incluse, 15 euro.
Roma 20-21 ottobre 2007.
Corso Corso per volontari addetti al recupero degli animali da laboratorio. Partecipazione gratuita.
Descrizione del corso
Il corso intende presentare tutti gli aspetti legati al protocollo di riabilitazione (trasporto, riabilitazione, affidamento legislazione) in modo da favorire la formazione di attivisti, volontari e professionisti in grado di appoggiare e supportare la creazione di centri specializzati in animali salvati alla vivisezione. Saranno affrontate tutte le fasi del processo di riabilitazione, in particolare:
• Come prelevare una animale da uno stabulario
• Come trasportalo minimizzandone lo stress
• Le condizioni di inizio riabilitazione
• Il protocollo di riabilitazione basato sull’aggiunta progressiva di stimoli
• Il contatto e le informazioni necessarie per gli adottanti
• Le fasi post adozione di monitoraggio.
Verranno inoltre presentate e discusse le possibilità future di modifiche legislative, un prospetto sulle validazioni in corso di metodologie sostitutive delle prove con animali, l’organizzazione a livello nazionale ed internazionale dei progetti di riabilitazione e le modalità di supporto ai vari progetti da parte di attivisti e specialisti.
Date previste 20-21 ottobre 2007.
Sede
Roma, canile della Muratella, via della Magliana n.856. Il canile è facilmente raggiungibile con il treno metropolitano Fara Sabina-Fiumicino aeroporto (fermata “Muratella”).
Durata del corso Tot ore: 10
Certificato/Titolo Attestato di partecipazione rilasciato. Frequenza richiesta per l’attestato: 4 moduli su 4. Firme di presenza.
Relatori Dott. Massimo Tettamanti, dott.ssa Elena Baistrocchi.
Intervengono Linda Bartalucci, Anna Maria Gavacciuto.
Moduli
Modulo 1: Introduzione alla riabilitazione. (Dott. Massimo Tettamanti).
Modulo 2: Riabilitazione di Conigli e Roditori. (Dott. Massimo Tettamanti. Interviene Anna Mario Gavacciuoli).
Modulo 3: Riabilitazione di Cani e Gatti. (Dott. Massimo Tettamanti. Interviene Linda Bartalucci).
Modulo 4: Riabilitazione di Primati (Dott.ssa Elena Baistrocchi).
Orario
Sabato 20 ottobre 2007.
ore 14.00 Modulo 1
ore 16.00 Domande e coffee breack
ore 16.30 Modulo 2
ore 18.30 Domande finali
Domenica 21 ottobre 2007.
ore 14.00 Modulo 3
ore 16.00 Domande e coffee breack
ore 16.30 Modulo 4
ore 18.30 Domande finali
Modalità di iscrizione
Inviare una mail di conferma all’indirizzo: fiammetta@micso.net oppure un SMS al numero: 349-5201848 (Valentina) specificando il numero di partecipanti.
Ente organizzatore
I-care (International Center fo Alternative in Research and Education, 33 Atthivakam Village, Red Hills, Chennai
600052 –India). Iinfo@icare-worldwide.org
Evento abbinato al corso
Esposizione e vendita di acquarelli dell’artista Maria Grazia Luffarelli. Una parte del ricavato servirà per finanziare un progetto di recupero di primati che verrà realizzato presso il Parco Faunistico di Piano dell’Abatino, via Capo Farfa, 50 Poggio San Lorenzo, Rieti (Roma). www.parcoabatino.org
Sono gradite libere offerte da parte dei partecipanti.