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Vaccinare un animale "domestico": è necessario?
 Sempre, bisogna pensare all'individuo di cui ci prendiamo cura
 Solo per i cuccioli, sono troppo deboli e senza intervento esterno rischiano di morire. Da adulti se la cavano
 Mai, i vaccini sono testati su molti altri animali e per salvarne uno se ne condannano molti altri
 No, non servono anche perchè la natura deve fare il suo corso
 Non so, non escludo la vaccinazione ma valuto di volta in volta

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Pubblicato da monica il 07/05/2007 alle 12:49:02, in Notizie sparse, letto 1223 volte
Cacciati, rinchiusi, maltrattati. In Romania vive la metà di tutti gli orsi europei.
Ma questa ricchezza è poco tutelata.
Un'associazione rumena si batte per far cambiare le cose Il fatto che in Romania viva la metà degli orsi d’Europa dovrebbe rendere orgogliosi i romeni: le statistiche infatti dimostrano una ricchezza unica in tutto il continente dove questi animali sono sempre meno.
Purtroppo però anche nel paese dei Carpazi, dove “fare soldi” sembra a volte essere divenuta l'unica ragione di vita, la caccia all'orso è un business da non sottovalutare.
E anche uno straordinario divertimento per ospiti stranieri di spicco che arrivano da ogni parte del mondo. Oltre alla caccia però, che ogni anno causa la diminuzione degli orsi nell'ordine di centinaia di unità, esiste un'altra piaga: la tenuta in cattività e i maltrattamenti subiti da decine di orsi.
Molti esemplari vengono tenuti presso ristoranti dove gli avventori si divertono a guardarli e dar loro qualcosa da mangiare. Attualmente in Romania è in corso una campagna per la liberazione degli orsi tenuti in cattività. Le organizzazioni “Libearty” e “Hotnews.ro”, promotrici dell’iniziativa, si battono nel tentativo di convincere i “padroni” di orsi ma anche le autorità locali a liberare gli animali che verrebbero poi portati in una riserva appositamente costituita per loro vicino a Zarnesti-Brasov.
Venti orsi sono stati sino ad ora salvati e vivono nella riserva di Zarnesti mentre una trentina sono ancora prigionieri in piccole gabbie di ferro e cemento presso ristoranti e pensioni.
Senza poi considerare gli orsi dei circhi oppure quelli dei giardini zoologici, veri inferni per gli animali in Romania. Questi ultimi sono stati trasformati in oggetti comici, umiliati, venduti, tenuti in gabbie, condannati ad una vita da incubo. L’iniziativa promossa da “Libearty” e “Hotnews.ro” non ha purtroppo ancora raggiunto una rilevanza mediatica. I promotori denunciano un impegno delle istituzioni praticamente nullo, a partire dal far rispettare la legislazione vigente in materia. La Riserva Libearty occupa, nella località di Zarnesti-Brasov, sessanta ettari di foresta di quercia e fu inaugurata un anno fa, risultato di un progetto internazionale tra l’Associazione “Milioni di amici” di Brasov, il comune di Zarnesti che ha messo gratuitamente a disposizione il terreno, e la Società mondiale per la tutela degli animali (WSPA) che ha stanziato finora oltre un milione di euro. Qui gli orsi recuperati provano ad abituarsi con la vita in semilibertà .Hanno bacini di acqua, alberi attrezzati per arrampicarsi, cibo e alloggi individuali. Nel loro caso si tratta di un passaggio non facile dall’agonia all’estasi. Per sette anni, Cristina Lapis, la promotrice del progetto, ha raccolto fondi per la liberazione degli orsi. Soldi che però non vengono utilizzati per riscattare gli animali anche se qualche proprietario ha richiesto denaro per liberare il proprio orso, come ad esempio uno di Mandra, nella contea di Brasov, che per liberare un orso di cinque anni tenuto in una misera gabbia di dieci metri quadrati, nascosta tra macchinari agricoli in vendita in una società commerciale aveva chiesto 700 euro.
“Non gli darò alcun soldo perché incoraggerei questo tipo di pratica .
Ma le autorità devono intervenire per liberare questo animale tenuto in condizioni da incubo”, ha sottolineato Cristina. A loro modo, le autorità sono intervenute.
Considerando che “l’orso non rappresenta in questo caso un pericolo per l'uomo la Guardia dell’ambiente di Brasov ha rilasciato il diritto di affidamento per lo stesso proprietario che continuerà a tenerlo nella stessa gabbia da dieci metri quadrati.
La storia di Libearty comincia con la morte dell’orsa Maia, tenuta più di dieci anni in una gabbia di ferro e cemento .
Dopo una vita impossibile Maia si suicida, azzannandosi le zampe anteriori e morendo dissanguata.
Ad altri esemplari è andata meglio: tra gli orsi che sono arrivati a Zarnesti c’è anche Mura, l’orsa artista che per anni ha ballato la lambada al circo Globus .
C’è Odi che ha vissuto per 12 anni in una gabbia di 12 metri quadrati oppure Ionica un orso di 23 anni, tenuto tutta la vita in uno zoo della Moldova romena. Da 6 mesi, da quando è stato portato nella riserva, Ionica sta sempre attaccato al muro e sa solo muoversi due metri a sinistra e due a destra , ogni ora e ogni giorno. L'appello di liberare gli orsi non ha provocato reazioni da parte delle autorità ma sono state centinaia le reazioni della gente comune. Molti raccontano su internet i casi disperati di orsi incontrati vicino ai ristoranti, alle pensioni in montagna, nei giardini zoologici.
Doru scrive che si deve continuare a denunciare questo tipo di maltrattamenti e spera che le autorità della protezione dell’ambiente e degli animali non staranno con le mani in mano. Inoltre ricorda di aver visto a 5 km da Sebes nei pressi di un motel due orsi e un gatto selvatico tenuti in gabbie piccole e in condizioni precarie. Altri denunciano le condizioni degli zoo dove gli orsi sono affamati, tenuti in gabbie molto strette, umiliati e maltrattati dai visitatori.
Presto i giardini zoologici della Romania, paese membro dell’UE, dovranno adeguarsi alle norme dell’Unione.”Già ci stiamo confrontando con molte richieste di portare via questi orsi. Ma il nostro parco è adatto solo per una cinquantina di orsi. Se il loro numero si dovesse raddoppiare, significherebbe affollamento e cattive condizioni “, spiega Cristina Lapis. Un’emergenza, quindi, che necessita ovviamente di fondi che probabilmente potrebbero trovarsi con i finanziamenti dell’Ue se fossero presentati dei validi progetti. Intanto per uccidere gli orsi – dei quali poi viene venduta la pelliccia - si continua a impiegare un metodo atroce. Buste di plastica vengono unte con lardo di maiale. Gli orsi le mangiano e muoiono soffocati. La pelliccia viene poi venduta per qualche migliaio di euro ai cacciatori stranieri “meno fortunati”. Le autorità romene per permettere un alto numero di capi abbattutti spesso gonfiano le cifre artificialmente. Secondo le statistiche ufficiali il numero degli orsi sarebbe cresciuto lo scorso anno da 5700 a 7350 unità.
E quindi per la stagione di caccia 2007-2008 ne potranno essere abbattuti 350.
Secondo Libearty invece il numero totale degli orsi in Romania non supererebbe 3500-4000, ne verrebbero uccisi il 10% del totale nonostante la crescita naturale sia del 4%.
Il perché di questa mistificazione delle cifre è facile da comprendere. Per ogni orso abbattuto si paga una tassa di 10.000 euro, una cifra considerevole.
La romania è nei fatti l’unico paese dove si organizzano delle vere e proprie cacce all’orso: centinaia di esemplari ammazzati all’anno, non come in Bulgaria o nella Slovacchia dove è permesso, scrive la stampa di Bucarest, la caccia a 10-20 orsi.
Per le autorità tutto questo è giustificato dal fatto che gli orsi sarebbero troppi.
E non poche volte si invoca pure il fatto che gli orsi affamati scendono pericolosamente verso i villaggi.
Ma sarà la caccia sfrenata una soluzione adeguata a questi problemi?

tratto da : http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/7020/1/51/
 
Pubblicato da Lidio il 08/05/2007 alle 13:13:28, in Notizie sparse, letto 1244 volte
Una notizia relativa alle iniziative di ... :
In collaborazione con ... Germania, ... ha appena depositato un reclamo contro il maltrattamento degli animali presso la Commissione europea nei confronti dei paesi dell'Unione produttori di "foie gras". La Francia (75%), l'Ungheria (11%), la Bulgaria (7%), la Spagna (2%) ed il Belgio (0,5%) producono insieme 96% del "foie gras" mondiale. Per rendere pubblico questo reclamo, abbiamo organizzato una manifestazione simbolica dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo. Potrete trovare alcune fotografie e filmati qui (v. sotto). Il testo del reclamo può essere scaricato qui (v. sotto).
 
Il testo originale:
En partenariat avec ... Allemagne, Stop Gavage vient de déposer plainte pour maltraitance sur les animaux auprès de la Commission européenne à l'encontre des pays de l'Union producteurs de foie gras. La France (75%), la Hongrie (11%), la Bulgarie (7%), l'Espagne (2%) et la Belgique (0,5%) produisent ensemble 96 % du foie gras mondial. Pour rendre publique cette plainte, nous avons organisé un rassemblement symbolique devant le parlement européen à Strasbourg.
 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 08/05/2007 alle 14:14:33, in Diario di ValleVegan, letto 1175 volte

 

L'esperienza vissuta a Ponza è stata abbastanza dura, ma la rifarei altre mille volte pur di essere d'aiuto ai miei fratelli animali. Quando si tratta di fare azioni come queste, la sveglia, la stanchezza, il sonno, le gambe doloranti, non hanno importanza perchè ti senti motivato da un qualcosa che va oltre. Ho tanti ricordi impressi nel cuore e nella mia mente di quei tre giorni passati sull'isola, ma uno in particolare mi ha colpito. Una gatta che ha partorito vicino dove alloggiavamo, aveva capito che da noi stava bene e che avrebbe trovato cibo sicuro per sfamare i suoi piccoli. Un giorno dopo aver finito di mangiare, prende un boccone e se lo porta via... era per i suoi piccoli che sta svezzando! Mi brillavano gli occhi nel vedere con quanto amore accudiva i suoi cuccioli, al contrario degli esseri umani che buttano i figli nei cassonetti o peggio dalle finestre. Vorrei ringraziare i miei compagni di presidio Piero, Lorenzo, Edoardo, Daniela, Mario e Rita (miei genitori) perchè con loro ho trovato una bellissima sintonia, li ringrazio perchè con gente come loro ho capito che forse le cose possono cambiare. Grazie dunque per avermi fatto vivere questa splendida esperienza, nella speranza sempre di un mondo migliore.

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 09/05/2007 alle 15:36:20, in Notizie sparse, letto 9444 volte

 

  

 

 

Era rimasto intrappolato nel bacino portuale, liberato da Capitaneria e Wwf.

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L'episodio ad Agropoli (Salerno): il mammifero (PESCE, n.d.P.), lungo un metro e mezzo, cercava un posto tranquillo per far nascere i suoi cuccioli.  
AGROPOLI (Salerno) - Avventura a lieto fine per uno squalo della specie palombo intrappolato nel porto di Agropoli (Salerno). L'esemplare, della lunghezza di circa un metro e mezzo, dal nome scientifico di «mustelus mustelus» è stato infatti recuperato tra le banchine del porto della cittadina cilentana dal personale della locale Guardia Costiera davanti a decine di residenti e turisti stupiti per l'eccezionalità dell'episodio.
IL SALVATAGGIO - Subito dopo il recupero, effettuato dgli uomini della Capitaneria in collaborazione con Piero Antelmi, guardia zoofila del Wwf , lo squalo è stato ricondotto in mare aperto, all'esterno della struttura portuale, per procedere alle operazioni per il rilascio. E qui, la sorpresa. Al momento della liberazione, il mammifero (ancora PESCE, n.d.P.) ha infatti partorito due cuccioli di squalo, prima di scomparire tra le onde.
NON E' PERICOLOSO - «La presenza dello squalo all'interno del porto - ha detto Antelmi - si spiega con la sua gravidanza. L'animale era alla ricerca di un posto tranquillo dove poter partorire». Lo squalo palombo, che non è pericoloso per l'uomo, vive a profondità comprese tra i 50 e i 100 metri. Può partorire fino a 20 cuccioli alla volta.

.

(dal corriere della sera)
08 maggio 2007


 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 09/05/2007 alle 15:50:10, in Notizie sparse, letto 1227 volte

 

Lipu e Coldiretti hanno aperto oasi e riserve che accolgono volatili e specie selvatiche e dove vengono curati gli animali trovati feriti.
ROMA - È stato un giorno di libertà e festa anche per gufi, ricci, falchi, poiane e molti altri animali selvatici guariti, che dopo mesi di cure negli ospedali specializzati sono tornati nella natura grazie all'impegno di molti volontari. A darne notizia sono Coldiretti e Lipu che hanno dato vita per il 25 aprile all'iniziativa «La natura ha buon gusto» per dare l'opportunità ai cittadini di conoscere nelle Oasi e Riserve della Lipu questi e tanti altri animali selvatici, insieme ai prodotti tipici realizzati dalle aziende agrituristiche del territorio.
OASI APERTE - L'iniziativa ha portato migliaia di italiani nelle Oasi Lipu che si estendono su 4500 ettari di natura protetta, costituita da zone umide, coste e boschi, e che vantano la presenza di 5.000 specie animali e vegetali e oltre 250 specie di uccelli.
LE LIBERAZIONI - Molti gli esempi di animali rimessi in libertà proprio in occasione di questa giornata. Nell'Oasi di Castel di Guido a Roma, ad esempio, dopo sei mesi di cure, è stato liberato un riccio rimasto solo da cucciolo, dopo che la mamma era stata investita mentre attraversava la strada, e salvato grazie all'adozione di bambini e ragazzi che ne hanno sostenuto le spese per la cura in un centro di recupero della Lipu. Ma ad essere liberato è stato anche un gufo rimasto ferito a un'ala dai pallini di un cacciatore, come la poiana liberata nell'Oasi di Cesano Maderno in provincia di Milano, mentre nell'Oasi di Casacalenda (Campobasso) sono stati liberati altri dieci rapaci curati per lo stesso motivo.
(corriere della sera 25.4.2007)

 
Pubblicato da Lidio il 09/05/2007 alle 16:00:32, in Notizie sparse, letto 1319 volte

Un'iniziativa appoggiata da ValleVegan:
Mercoledì 9 maggio
Il comitato di quartiere 100celle aperte vi invita alla cena vegana a sostegno dei lavori in corso per il 100cl CRITICAL BAR
La cena si terrà al MERCOLEDI' VEGAN presso il laboratorio sociale autogestito 100celle viale della primavera 319B 
Prenotazioni al 349.4646081
Il 100cl critical bar sarà un luogo d'incontro aperto al quartiere, uno spazio di socialità e di condivisione, un piccolo atto di resistenza al pensare, al mangiare e al bere comune. Un luogo dove offrire, al posto dei soliti vini legati alle leggi della distribuzione obbligata, vini del Critical Wine, comprati direttamente da produttori e venduti direttamente
al consumatore, esibendo il prezzo sorgente e riducendo al minimo gli intermediari. Un bar dove distribuire prodotti dell'equo e solidale, avere una ristorazione etica, anche nella scelta di cene, merende e spuntini vegetariani e vegani.
Un proposta di equonomia contro la grande distribuzione drogata e gonfiata, per riprendere significato di condivisione e di conoscenza.

 
Pubblicato da monica il 10/05/2007 alle 14:04:28, in Notizie sparse, letto 1459 volte

9 maggio 2007 - redazione offed
Gli ampi movimenti tesi a difendere lo sfruttamento animale, tanto più inaccettabile quanto più privo di qualsiasi giustificazione che non sia il proprio divertimento, ha oggi tra i suoi sostenitori anche una fetta di persone, legittimate ad esprimersi sull'argomento in nome della propria professionalità: gli psicologi.
Sono alcune centinaia infatti, quelli che già hanno sottoscritto un documento, di cui si è fatta promotrice una di loro, Annamaria Manzoni, e che vede tra i primi firmatari illustri rappresentanti della categoria: in esso si sottolineano la valenza antipedagogica e una sorta di educazione all'insensibilità insita in spettacoli che vedono impiegati gli animali in situazioni irrispettose dei loro bisogni e delle loro caratteristiche di specie.
Il documento, nato in Lombardia, è aperto al sostegno di tutti gli psicologi, che ne condividessero il contenuto

Documento degli psicologi della Lombardia su zoo, circhi, sagre con impiego di animali :

Premesso che la coesistenza con gli animali, dotati di dignità propria quali esseri viventi, è un'esigenza profonda e autentica della specie umana;
che le relazioni che stabiliamo con loro, lungi dall'essere neutre, sono elementi in grado di incidere sull'emotività e sul pensiero;
che il rapporto con loro è elemento di indiscussa importanza nella crescita, nella formazione, nell'educazione dei bambini;
i sottoscritti psicologi esprimono motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali.
Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie.
Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell'empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all'ingiustizia.
I sottoscritti psicologi attenti a promuovere il benessere psicologico dell'individuo, del gruppo, della comunità, auspicano e sostengono un radicale cambiamento di costume che vada in direzione della chiusura degli zoo e del divieto dell'impiego di animali nei circhi e nelle sagre.

Promotrice: Annamaria Manzoni;
firmatari: Fulvio Scaparro, Marina Valcarenghi, Guglielmo Gulotta, Dario Varin e altri 315 psicologi.

Note: Gli psicologi che vogliono sottoscrivere il documento possono inviare una mail con il proprio nome, cognome e regione di appartenenza scrivendo "aderisco al documento" all'indirizzo annia.manzoni@fastwebnet.it 

 
Pubblicato da Piero il 10/05/2007 alle 14:07:14, in Notizie sparse, letto 1876 volte


MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DA GruppoSupportoAIP

Sono passati già 5 mesi dal primo presidio tenutosi davanti la Rinascente di p.zza Fiume a Roma dal GruppoSupportoAip e nel frattempo è giunta la primavera.
Cambiano le stagioni e la Rinascente si adegua, proponendo ai consumatori una moda leggera, colorata, floreale. Eppure noi continuiamo a stare lì ,davanti le sue porte, e non di certo casualmente.
Purtroppo sappiamo bene che i loro scaffali in autunno torneranno a grondare di sangue.
La nuova moda dilagante delle rifiniture in pelliccia e l'accessibilità economica di tali prodotti ,grazie alla grande distribuzione, incrementa sempre più questo mercato di morte e sofferenza e la Rinascente, prima grande distribuzione in Italia, è la principale responsabile e quindi complice della tortura e dell'uccisione di più di un miliardo di animali ogni anno.
Fino a quando la dirigenza del gruppo la Rinascente continuerà la sua politica aziendale, che prevede la vendita di articoli di pelliccia o con inserti in pelliccia, noi proseguiremo le nostre proteste di fronte le loro sedi. Riconosciamo che portando avanti campagne che nascono con un obiettivo ben preciso ,come in questo caso l'eliminazione di ogni prodotto in pelliccia dai grandi magazzini la Rinascente per la campagna AIP, si può correre il rischio di perdere di contenuti radicali.
Per noi l'industria della pelliccia rappresenta soltanto una delle tante attività commerciali ,che portano alla mercificazione della vita, su cui si basa la logica del profitto e del potere. Lo sfruttamento animale assieme a quello della terra e dell'uomo sono espressione di uno stesso modello economico, che sappiamo fondarsi ,a sua volta, su concetti quali sopraffazione, controllo e repressione.
Proprio per questo ci teniamo a ribadire che la nostra lotta trova le sue radici in un pensiero più profondo, non semplicisticamente animalista, che rifiuta e contesta qualsiasi forma di discriminazione verso animali umani e non umani,ovvero l'antispecismo.
Sabato 12 maggio dalle ore 17:00 ci troveremo nuovamente davanti la Rinascente di p.zza Fiume a Roma con tutta la nostra determinazione.
La privazione della libertà di un essere vivente umano e non umano non ha per noi né scuse né giustificazioni, ma è solo da combattere.
Per la liberazione animale,umana e della Terra
per info: iniziative_vegan@ yahoo.it

 
Pubblicato da Piero il 10/05/2007 alle 14:07:15, in Notizie sparse, letto 3392 volte

Sarà un itinerario di 3 ore e 30 di cammino in totale (ad una andatura normale ed escluse le soste), con 500 metri di dislivello. Si va e si torna per lo stesso itinerario: 2 ore per salire ed un’ora e trenta per scendere. Dato che si va e si torna per lo stesso itinerario, per chi non dovesse farcela, è possibile anche fermarsi prima e aspettare che chi è salito in cima ritorni.

Il monte Navegna si trova in mezzo tra il lago del Salto ed il lago del Turano. Non è molto alto, ma ha dei panorami molto belli perché non ha montagne alte intorno. Il monte Navegna conserva una cosa bellissima: è il sito di nidificazione di una coppia di aquile. Su uno dei fianchi del monte, quello più selvaggio e inaccessibile, si trova il nido di una coppia di aquile. Non è tanto facile vedere un’aquila in volo. Il mese di maggio è un periodo molto favorevole per l’avvistamento; in questo periodo in genere la femmina rimane col pulcino al nido ed il maschio vola quasi tutto il giorno per portare da mangiare al resto della famiglia. Vedere un’aquila è sempre un evento magico, non esiste una ricetta che ti dia la certezza di poterla vedere, ma quando avviene l’incontro con un’aquila bisogna sempre prenderlo come un atto di amore.

Appuntamento alle 8,30 davanti all’edificio della Renault sulla Tiburtina . Per chi viene dal GRA uscire sulla Tiburtina direzione Roma/Policlinico. Appena usciti dallo svincolo, dopo 100m sulla Ds c’è l’edificio della Renault (quindi nel tratto della Tiburtina all’interno del GRA).Dopo che ci saremo radunati andremo con le macchine a prendere l’autostrada Roma-Aquila fino all’uscita Valle del Salto. Seguiremo la superstrada Cicolana e raggiungeremo il piccolo paese medievale di Vallecupola, da dove comincia l’escursione. Prego chi vuole venire di contattarmi nei giorni precedenti e di darmi un recapito perché a seconda delle condizioni del tempo potremmo fare dei cambiamenti di appuntamento.

 

Consigli per le cose da portare: 1)Innanzi tutto si consiglia l’utilizzo di scarponcini da trekking. Sono comodi, si fatica di meno perché fanno più presa nel terreno, proteggono dalle storte. 2)Uno zainetto da portare a spalla dove vanno messe le varie cose. 3)Almeno un litro d’acqua a persona. 4)Pranzo al sacco. Non esistono rifugi gestiti come sulle Alpi, per cui per il pranzo bisogna essere autosufficienti. Invito caldamente tutti i partecipanti (vegan, vegetariani,e simpatizzanti in transizione) a portarsi per questa escursione un pasto vegan (senza animali e derivati). 6)Abbigliamento: durante le escursioni ci si veste a strati, perché si può passare dal molto caldo al molto freddo nel giro di poco tempo. Come calzoni vanno bene un paio di blue jeans comodi o i pantaloni di una tuta. Consiglio poi una camicia a maniche lunghe, un pile o un maglione, un giubbotto di sicurezza per la pioggia e da mettere comunque se fa freddo, un berretto. 7) in macchina lascio un paio di scarpe da ginnastica e un paio di calzettoni di ricambio da mettere al ritorno. Dopo avere camminato è buona norma cambiarsi i calzettoni e gli scarponcini (questi ultimi possono essere infangati, fanno traspirare poco il piede, rendono difficile la guida della macchina). 8) in macchina lascio anche una t-shirt di riserva per cambiarmi al ritorno dell’escursione e mettermi un indumento pulito.

 

Il mio cellulare è 338 11 63 040 e la mia mail è titoferretti@libero.it.

chi è interessato a venire è pregato a contattarmi nei prossimi giorni. La gita è gratuita!

 

ciao Tito

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 11/05/2007 alle 14:10:52, in Notizie sparse, letto 1263 volte

Che gli ormoni nella carne d’allevamento non facciano bene era noto.
Ora una ricerca epidemiologica dell’Università di Rochester (Inghilterra) ha individuato una possibile correlazione tra l’elevata assunzione di carne di manzo (spesso ricca di ormoni) da parte di donne in gravidanza e la qualità degli spermatozoi nei loro figli.
Lo studio ha preso in esame 387 uomini adulti.
Analizzando il seme di coloro le cui madri avevano consumato più di sette pasti a base di manzo la settimana, i ricercatori hanno registrato nel 18 per cento dei casi una quantità di spermatozoi inferiore alla norma, pari a 20 milioni o meno per millilitro (quantità che secondo l’Oms indica una condizione di infertilità).
Al contrario, nei figli di madri con dieta più vegetariana le concentrazioni di spermatozoi erano maggiori del 24 per cento.
Cristina Serra (dalla rivista Geo)
 
Pubblicato da Piero il 13/05/2007 alle 09:15:13, in Notizie sparse, letto 2660 volte

 

12/13 maggio, Milano.

 World Migratory Bird Days: sotto questa formula si cela l’occasione di fare il punto sullo status delle popolazioni migratrici di uccelli selvatici. E per la verità, in Italia, in Europa e nel mondo temperato, questi formano la parte maggiore delle specie alate. Le notizie che arrivano non sono rassicuranti: - A livello mondiale il riscaldamento globale sta già facendo pesantemente sentire i suoi effetti. Secondo uno studio con dati provenienti da tutta Europa, ma particolarmente dai risultati dell’inanellamento scientifico in Scandinavia e nel nostro Paese, il calendario annuale della migrazione è profondamente cambiato negli ultimi anni. Gli uccelli arrivano più presto dall’Africa nei territori di nidificazione, ma spesso qui trovano una situazione cambiata e sfavorevole: gli insetti preda hanno a loro volta cambiato il ciclo stagionale, con ancora maggiore anticipo rispetto agli uccelli, e la stagione di allevamento dei piccoli non coincide più quindi con il periodo di massima abbondanza di cibo a disposizione. I ghiacciai nordici e alpini si ritirano, e si modifica la vegetazione circostante: la tundra viene ricoperta da alberi e arbusti e alcune specie che vi nidificavano non trovano più l’habitat necessario. - La specie umana continua la sua opera di distruzione dell’ambiente: è di questi giorni la notizia dell’annientamento di una delle più importanti zone umide del mondo, la palude di Saemangeum nella Corea del Sud. Nonostante una lunga battaglia legale e culturale, con l’intervento in difesa dell’ambiente anche di religiosi buddisti, la bonifica ha avuto luogo, per trasformare fertili letti di marea in monocolture agricole intensive, ed ora decine di migliaia di piccoli trampolieri stanno morendo per la mancanza di cibo. Provenienti dai territori di svernamento in Australia e Nuova Zelanda, e diretti a quelli di nidificazione in Siberia, dovevano sostare e rifocillarsi in questo habitat ora scomparso. - Sul Mediterraneo infuria come sempre la caccia primaverile, soprattutto sulle isole. Malta è riuscita ad ottenere dall’Unione Europea larghi margini di manovra per poter continuare a massacrare i migratori protetti dalle direttive comunitarie. Quest’anno anche Cipro ha deciso di imitarla, consentendo la caccia alle tortore. In Lombardia l’amministrazione regionale e quelle provinciali continuano anch’esse a difendere i diritti dei cacciatori a scapito dell’ambiente e della volontà della maggioranza dei cittadini. Permettono la caccia ai migratori con gli impianti a rete (uccellagione) e non tutelano i valichi montani, zone in cui si concentrano i flussi migratori. Anche queste sono violazioni delle norme europee e solo per l’impegno delle associazioni ambientaliste si pronunceranno in materia nei prossimi mesi i tribunali amministrativi. Concludiamo con una nota positiva: l’impegno dei volontari della LAC e di altre associazioni ambientaliste che in questi giorni hanno presidiato con il Corpo Forestale dello Stato le piccole isole tirreniche con campi di sorveglianza antibracconaggio, mettendo fine a una pratica secolare quanto illegale, la mattanza annuale di quagli,e tortore e molte specie di passo. Superate le insidie della migrazione, rondini e cicogne si spargono nelle campagne e nelle città d’Italia e d’Europa e iniziano il ciclo della riproduzione. Sono protette, i loro nidi sono protetti, tutti i nidi degli uccelli selvatici sono protetti dalla legge italiana.

 

Lega Abolizione Caccia Ufficio Stampa Contatto: Guido De Filippo, Segretario LAC 3339206116 www.abolizionecaccia.it

 
Pubblicato da monica il 14/05/2007 alle 15:04:57, in Notizie sparse, letto 2221 volte

fonte : http://www.focus.it/Notizie/2007/maggio/Quando_il_latte_pu
_fare_male.aspx


Il latte è il primo, vitale alimento dei cuccioli di ogni specie di mammifero. Finito lo svezzamento, però, solo i cuccioli d'uomo continuano a consumarlo, in quantità variabili a seconda dei Paesi, delle mode e persino dell'eredità genetica che si ritrovano. Su Focus 176 Amelia Beltramini e Paola Grimaldi raccontano lo straordinario rapporto tra l'uomo e il latte: materno, vaccino, "alternativo"... Un rapporto complicato da studi che sembrano confermare l'opinione di molti nutrizionisti e mettono in dubbio i benefici generalmente attribuiti al latte di origine animale, fino a considerarlo addirittura un pericolo per la salute. Qui cerchiamo di fare chiarezza in questo dibattito, che si è riacceso con la pubblicazione, negli ultimi mesi, dei risultati allarmanti di alcuni studi condotti su vasti campioni di popolazione negli Stati Uniti e in Europa. Decine di migliaia i soggetti sotto osservazione, selezionati tra "categorie" significative perché composte da individui motivati sui temi dell'alimentazione: per lo più medici, ma anche persone che si riconoscono in particolari filosofie alimentari, dai vegani ai vegetariani fino ai difensori della carne a ogni costo.
Fa male. Anzi, peggio! Il fantasma che anima la discussione sul latte è il cancro, in particolare quello alla prostata e al seno, che le "evidenze statistiche" delle ultime ricerche hanno appunto messo in relazione col consumo di latticini. Negli Usa, col programma decennale Physicians Health Study sono stati tenuti sotto osservazione 20.855 medici (maschi), divisi in due gruppi: i "consumatori di latticini", con oltre 2 porzioni e mezzo di latte e derivati al giorno, e coloro che invece di questi prodotti fanno un uso molto ridotto (mezza porzione) o addirittura nullo. Tra gli individui del primo gruppo la probabilità di sviluppo di cancro alla prostata è stata superiore del 30%. Un secondo programma di ricerca, Health Professionals Follow-Up Study, avviato nel 1999, ha monitorato circa 50.000 soggetti. Tra questi, i grandi consumatori di latticini hanno sviluppato una percentuale di rischio di insorgenza di cancro alla prostata del 70% superiore rispetto all'altro gruppo. Ma c'è di più: dai dati raccolti i ricercatori hanno dedotto che la percentuale di rischio cresceva in modo rapidissimo tra quanti avevano un consumo medio giornaliero di calcio di 2.000 mg (2 grammi) o più. E così hanno messo in relazione diretta il cancro alla prostata con il calcio, uno degli elementi dei latticini a cui si attribuisce più importanza, presente nel latte in quantità variabile attorno ai 120 mg per 100 grammi di parte commestibile (il riferimento è al latte di vacca Uht intero). Un più recente programma di ricerca finlandese su un campione di 29.133 uomini specifica con maggiore chiarezza il rapporto tra tumore e calcio: «Nel gruppo con un'alimentazione ricca di calcio (più di 2 grammi al giorno) la percentuale di rischio è stata del 63% superiore rispetto a chi ne ha consumato meno di 1 grammo al giorno», affermano i nutrizionisti finlandesi sull'International Journal of Cancer, e ritengono di avere identificato il meccanismo che innalza il rischio. «L'eccesso di calcio alimentare inibisce l'attivazione della vitamina D, essenziale alla salute della prostata.» E nella popolazione femminile, le ricerche evidenziano risultati simili per i rischi relativi al tumore al seno.
Il rapporto con la massa ossea
Il calcio contenuto nel latte e nei suoi derivati contribuisce alla solidità della massa ossea? È un'assicurazione contro l'osteoporosi? I risultati del National Health and Nutrition Examination Survey (Stati Uniti) non sembrano lasciare spazio a dubbi: l'assunzione di calcio non dimostra effetti protettivi. Il motivo andrebbe cercato nelle proteine animali di cui è ricco il latte stesso (e le carni, è naturale). Le proteine "mobilizzano" il calcio dalle ossa, proprio come se lo grattassero via, provocandone poi l'escrezione per via urinaria. La ricerca, per la verità, evidenza che lo stesso effetto ce l'hanno anche il sale, la caffeina, il tabacco... ma ciò non impedisce alle "linee guida dietetiche" degli americani di suggerire una dose massima giornaliera di un bicchiere di latte.
La difesa
Una prima reazione forte a questi risultati viene da Gregory Miller, vice presidente del National Dairy Council, la potente lobby americana dei produttori di latte e derivati: «Altre ricerche indicano invece una stretta relazione tra il consumo di latticini e l'ottima salute delle ossa, buoni valori di pressione arteriosa e una sostanziale riduzione del rischio di cancro al colon», afferma. Potrebbe sembrare una difesa d'ufficio, ma non è così, perché le ricerche a cui fa riferimento sono altrettanto ampie e autorevoli, condivise da una parte della comunità dei nutrizionisti. «Il vero problema», continua Miller, «sta nell'identificare ciò che davvero scatena il cancro e in quale momento, perché ogni cellula che potrebbe sviluppare un tumore attraversa una lunga serie di "stati pre-tumorali" la cui natura è tutt'altro che nota. Un fattore esterno qualunque potrebbe essere potenzialmente scatenante in una fase e innocuo in un'altra.» E questo spiegherebbe perché ricerche sostanzialmente simili possano arrivare a risultati opposti: «Il consumo regolare di latticini riduce il rischio di tumore al seno dopo la menopausa», dichiarava Marjorie L. McCullough al congresso dell'American Cancer Society (Atlanta, dicembre 2005), forte dei risultati di una ricerca su 68.876 donne.
Fa bene o fa male?
Tutto ciò davvero non aiuta a fare chiarezza, e lo ha ben sottolineato il dottor Francesco Cipriani, dell'Agenzia Regionale di Sanità (Toscana) nel corso di un convegno sul rapporto tra alimentazione e salute: «L'insieme delle "evidenze" riassunte dalle commissioni internazionali sui rapporti tra latte e derivati e le patologie tumorali non è conclusivo. Né per un effetto protettivo, né per uno di rischio». Allora come dobbiamo comportarci nelle nostre abitudini alimentari? La conclusione di questo dibattito è ancora lontana, ma, nel dubbio, probabilmente moderare i consumi di latticini fin dai primi anni di vita sembra essere la scelta migliore.

Raymond Zreick

 
Pubblicato da Piero il 16/05/2007 alle 21:54:20, in Notizie sparse, letto 1956 volte
Noi vogliamo:

Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo.

Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno; rifiutare di fare queste cose per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: rifiutare tutto ciò dovrebbe essere il minimo che si possa fare. La storia ci dimostra tuttavia quanto sia difficile, quando la barbarie è la norma sociale, dire di no. Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".

Denunciare la vegefobia.

Eppure si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato. Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici. Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che asserisce di essere una semplice scelta personale e invoca l'alibi della ripugnanza per il sangue, della salute, dell'ecologia o di un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la barbarie della società! Si comincia con il deridere. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando si può reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo. Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie poiché non le accordiamo tutti i diritti. Genitori indegni, che non iniziano i loro figli alle gioie carnivore. Emuli dei nazisti, dato che Hitler amava i cani. Una setta intollerante poiché non pensiamo come gli altri. Veniamo accusati di essere terroristi. O satanisti. O di idolatrare la natura. O di rifiutare le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per farci vergognare, per escluderci simbolicamente dalla società. Noi rifiutamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo. Affermare la nostra esistenza Solo in Francia siamo già centinaia di migliaia a dire di no al massacro.

La maggioranza delle civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure non lo si dice. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. Quando morì Théodore Monod, i mass-media hanno detto tutto di lui, tranne che era vegetariano. "L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura. Affermare la nostra esistenza, dire che viviamo senza mangiare la carne, fa anche capire che è possibile. Non mangiamo né mucche nè maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo bene come chiunque, piaccia o no agli "specialisti" la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario. Uccidere per vivere non è una fatalità. Non una necessità né individuale né collettiva. Gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscono. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenire l'allevamento e la pesca. Difendere i nostri diritti Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che possono oggi, indirettamente, possedere. Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, alla scuola e in ogni collettività. Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporgli i prodotti del mattatoio, senza contravvenire alle nostre convizioni e senza essere emarginati di fronte a loro. Abbiamo diritto come chiunque a un'informazione medica imparziale e adeguata. Non vogliamo dover essere complici della carneficina a causa delle tasse che paghiamo, delle montagne di sovvenzioni date per allevare e uccidere gli animali. Vogliamo poter rifiutare i lavori che implicano di partecipare allo sfruttamento animale. Vogliamo che si smetta di passare sistematicamente sotto silenzio le nostre azioni e le nostre idee. Vogliamo che sui mass-media ci venga garantito lo stesso spazio che hanno i nostri detrattori; vogliamo che venga accettato il dibattito. "Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più" Di fronte alle immagini di mucchi di cadaveri di animali "distrutti" per causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri. Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non smetterà.

Siamo animali solidali con tutti gli animali!

www.veggiepride.org 

 
Pubblicato da Piero il 17/05/2007 alle 19:53:53, in Notizie sparse, letto 3534 volte

 

 

Iniziativa AgireOra Roma - ValleVegan

 

(foto di Lorenzo, ValleVegan 04/02/07, rattina Cernia)

 

Avete mai notato delle scatole nere ai margini di marciapiedi o sotto le grondaie di palazzi? Avete mai notato candelotti rosa o filtri bianchi morsicati? Avete mai notato gatti contorcersi in pieno centro di città o cornacchie morte alle fermate dei bus? Avete mai notato ratti immobili tra i binari della metro fissarvi con occhi spalancati? Avete mai notato veterinari dire: Lingua blu? Spasmi?? Contorsioni??? Vitamina k! Vitamina Kappa!! VITAMINA KAPPA!!! Avete mai notato: ZONA DERATTIZZATA? Bene, fatelo! 

 

Ad ognuno che invierà foto di esche per ratti ai nostri indirizzi e-mail (attivismo@vallevegan.org  oppure  roma-latina@agireora.org), verrà offerto un soggiorno gratuito illimitato presso la Vallevegan.

 

Ovviamente come ogni gioco a premi che si rispetti non diamo suggerimenti. Quindi non fate caso che: le esche sono di colore rosa a cilindro, oppure in bustine filtro bianche tipo quelle del tè e si trovano nelle trappole; le trappole sono nere grandi quanto una busta di latte di soia; le trappole hanno un foro di entrata in cui il roditore entra e mangia e uno di uscita per farlo morire lontano; sono ancorate a grondaie o pali o recinzioni con lacci metallici; le esche non vanno gettate tra i rifiuti dove produrrebbero lo stesso danno ma sigillate ermeticamente (qualora uno le trovasse fuori dalle trappole provocando gravi pericoli per gli infanti, si intende); le trappole hanno spesso degli adesivi colorati per renderle visibili (anche dagli infanti, si intende) oppure sovrastate da grosse targhe per lo più rosse con una freccia al centro; sugli adesivi ci sono indicati i numeri dei produttori e delle ditte di distribuzione e non bisogna approfittarne, per le finalità del gioco, chiamandoli e facendosi dire dove hanno situato tutte le altre; le trappole si trovano per lo più nei cortili interni dei palazzi, sui marciapiedi; i quartieri di Roma Garbatella, Testaccio, Tufello, San Saba, Nomentano, Parioli son vietati per le finalità del gioco…perché sarebbe troppo facile trovarle. IMPORTANTE: Ricordate che danneggiare le trappole è REATO e maneggiare le esche può nuocere alla vostra salute, quindi non toccate nulla!

 

Poi, per essere aggiornati con le mode del momento, leggetevi questo articolo apparso su un quotidiano emancipato nazionale gratuito: LA DOLCE VITA DEI TOPI DI VIA VENETO I residenti della zona denunciano un boom di presenze dei roditori. - Il comune intervenga - . 

Dolce vita? Si, ma anche per i topi. Per le strade nei pressi di via Veneto, infatti, proliferano i ratti. Via Emilia via Toscana via Lazio via Boncompagni e via Lombardia sono le più colpite dal fenomeno. A denunciarlo sono i residenti della zona, esasperati dalla scomoda convivenza nelle strade sotto casa. Nonostante le segnalazioni a Sanama, Ama, Municipio e vigili urbani, però, da qualche settimana la situazione è ormai drammatica: - abbiamo paura anche a parcheggiare l’auto – si lamenta Silvia Spadoni – spuntano dalle caditoie e passano indisturbati sui marciapiede. Non si tratta di topolini, ma di animali grandi - . Anche le squadre dell’Ama che di notte puliscono la zona si imbattono con i roditori: - Ne ho ucciso uno con un colpo di scopa – racconta un netturbino – sarà stato almeno trenta centimetri, un vero bestione - . Sui motivi di una simile proliferazione ci sono due correnti di pensiero: la prima è la presenza dei tanti ristoranti. Gli scarti delle cucine, che fino a tarda notte restano in strada, attirerebbero i topi. Un’altra ipotesi è legata ai recenti lavori su via Veneto: con il rifacimento della rete fognaria sulla strada della Dolce Vita – terminata di recente – i topi sarebbero stati impauriti dai rumori e dalla presenza degli operai e avrebbero spostato la colonia nelle vie adiacenti. I residenti chiedono una bonifica immediata: - Facciamo appello al Campidoglio – dice Vittorio Torquati – affinché avvii le pratiche per organizzare una derattizzazione capillare - .

 

 

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 18/05/2007 alle 14:58:37, in Notizie sparse, letto 1360 volte


Il professore americano, capofila degli «apocalittici integrati», lancia la sua crociata contro la cultura della bistecca: ha effetti pericolosi sull'ambiente e sulla salute stessa della nostra specie.
Per alcuni è un guru da ascoltare e consultare a ogni piè sospinto. Per altri, un profeta di sventura dagli argomenti fin troppo eccentrici. Di certo Jeremy Rifkin è uno capace di fare parlare di sé. Divenne famoso nel 1995, annunciando al mondo l'imminente (e in verità mai avvenuta) fine del lavoro. Da allora, le sue previsioni, quasi sempre catastrofiche, hanno fatto il giro del mondo sui temi più disparati: dai rischi collegati alle biotecnologie fino alle trasformazioni epocali indotte dall'avvento di Internet.
La verve da agit-prop ce l'ha nel sangue. Iniziò nei mitici anni '60 guidando marce contro la guerra nel lontano Vietnam. Oggi, molti capelli in meno ma la stessa facciona simpatica, questo americanissimo sociologo ed economista ha fatto carriera. Le sue rampogne contro i guasti della globalizzazione partono dalla sua cattedra universitaria alla prestigiosa Wharton school. Oppure dalla sua potentissima fondazione, la Foundation on economic trends. Allora lo ascoltavano hippy sbalestrati, operai e utopisti assortiti. Ora insegna a dirigenti e top manager rampanti. Sono passati gli anni, è cambiato il mondo, ma lui rimane in trincea, a combattere la sua buona battaglia contro i nemici della giustizia e delle felicità dell'Umanità. Pronto a lanciare la sua ultima sfida: abbandonare il consumo di carne a livello planetario.
La provocazione è contenuta in «Ecocidio» (Mondadori), libro destinato a far parlare di sé e a scalare (ancora un volta) le classifiche di vendita. Anche se gli argomenti che utilizza sembrano far parte di quel milieu della nuova sinistra globale (quella del cosiddetto "popolo di Seattle", per intenderci) che mescola impunemente fondamentalismo ecologico e radicalismo utopico e antimoderno. Un mix davvero indigeribile, concentrato nell'ultimo Rifkin-pensiero: «L'élite intellettuale europea continua a concentrarsi sulla questione dell'eccessivo tasso di natalità dei Paesi del Terzo mondo, ma intanto ignora la sovrappopolazione di bestiame e le realtà di una catena alimentare che defrauda i poveri dei mezzi di sussistenza per nutrire i ricchi con un'alimentazione assicurata a base di carne».
D: Quindi lei propone una soluzione estrema: non bisogna più mangiare carne. Lei è solito esagerare i toni, ma questa volta non le sembra di essere andato un po' oltre?
R: «Sono in molti a muovermi questa obiezione. E non è nemmeno la prima volta. Quando ho cominciato, molti anni fa, a mettere in guardia l'umanità dai pericoli collegati agli organismi geneticamente modificati, mi dicevano che stavo esagerando. Oggi finalmente se ne discute molto e con una certa preoccupazione, in tutto il mondo».
D: Passi l'attenzione su questi temi, ma in «Ecocidio» lei pretende di eliminare il rischio "mucca pazza" abbandonando la pratica dell'allevamento di bestiame...
R: «Certamente, perché sono convinto che le nostre scelte alimentari determineranno il futuro del nostro pianeta. Non è più tollerabile un sistema di allevamento industriale come quello che abbiamo costruito, che non rispetta minimamente l'animale sottoponendolo a una barbarie inimmaginabile. Una vera civiltà è capace di rispettare tutte le creature, umane o animali che siano. Ecco perché la nostra coscienza di uomini deve poter superare definitivamente la cultura della carne».
D: E quali sono i motivi di tanto "giacobinismo alimentare"?
R: «Io propongo in questo libro dati incontrovertibili sulle conseguenze dirette o indirette dell'allevamento su larga scala di animali destinati alla macellazione. Nel mondo ci sono ormai più di un miliardo di bovini che occupano oltre il 20% dei territori. Gli animali di solito mangiano erba, provocando la progressiva desertificazione di molte zone del pianeta. Le bestie producono poi tonnellate di rifiuti organici che contribuiscono a inquinare le falde acquifere. E come ultimo passaggio della catena alimentare, finiscono nelle nostre pance, provocandoci varie malattie: diabete, infarto, tumori».
D: Tutto per colpa di una semplice bistecca, di un'innocua fettina?
«Altro che innocua! La carne è un vero killer, almeno quanto le sigarette e l'alcol. Ecco perché dico che, non essendo più possibile tornare indietro a forme di allevamento rispettose dell'animale, come accadeva in secoli lontani, è meglio per tutti se abbandoniamo il consumo di carne».
D: Mettendo in discussione non solo un comparto produttivo fondamentale, ma anche millenni di storia alimentare, di tradizioni popolari...
R: «La cultura della carne non nasce da necessità di tipo biologico. E' un tipico prodotto culturale, con valenze simboliche, che nasce insieme alla civiltà occidentale e che si collega strettamente a riti e festività di tipo religioso. Ma oggi tutto questo sistema culturale è praticamente scomparso. Oggi l'industria della macellazione ha sconvolto il nostro rapporto psicologico e simbolico con i bovini. D'altra parte le tradizioni culinarie più famose del mondo, quella italiana e quella francese, sono composte in buona parte da prodotti diversi dalla carne: formaggi, vegetali, pasta e così via. Non credo che abbandonare la carne sia uno sconvolgimento così disastroso come viene presentato».
D: Non crede che la brutta faccenda di "mucca pazza" possa essere stata manipolata e ingigantita per finalità politiche o economiche?
R: «Da quanto ne so io certamente no. Semplicemente c'è una percezione diffusissima che qualcosa non funziona più come dovrebbe nella catena alimentare. Allora la questione "mucca pazza" può diventare non solo un problema da risolvere, ma una reale opportunità. In Europa il consumo di carne è diminuito del 27% nell'ultimo anno. Ma ora serve un grande dibattito sul problema delle conseguenza dei cibi di produzione industriale sulla salute umana».
D: Come pensa di ottenere questa grande rivoluzione?
R: «Semplice: alleare senso comune e buona scienza. In America è stato chiesto alla popolazione di classe media se preferisce mangiare cibi manipolati geneticamente o chimicamente, oppure cibi organici. La risposta, naturalmente, è stata unitaria. La gente vorrebbe mangiare soltanto cibi di origine naturale o organica».
D: E invece...
R: «Invece costano troppo. Allora quello che dobbiamo fare è rendere meno costosi i prodotti dell'agricoltura biologica. Ma ci vuole un intervento da parte del governo per distribuire sussidi a tutte le aziende agricole che vogliano passare dall'agricoltura geneticamente modificata o chimica, a quella organica e biologica. Purtroppo oggi avviene esattamente il contrario. Ma per il futuro, io sono assolutamente certo che i nostri nipoti troveranno molto curioso che i loro avi si nutrissero di carne animale. Le generazioni future saranno molto più sagge di noi e sceglieranno alimenti alternativi».

(dal sito disinformazione.it)

 
Pubblicato da monica il 21/05/2007 alle 17:22:11, in Notizie sparse, letto 2490 volte

questo l'articolo del gionalista Ruiz,  che  inneggia allo "spettacolo" della mattanza dei tonni, dipingendolo come un'eccitante attrazione turistica e dando anche informazioni per assistervi.

(
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/
viaggi/grubrica.asp?ID_blog=63&ID_articolo=314&ID_sezione=
140&sezione=Vicino
  )

Nell’isola “farfalla” delle Egadi si ripete ogni anno l’antico e cruento rito della pesca dei tonni

L'hanno chiamata Farfalla, l'isola di Favignana, perché vista dall'alto sembra planare sul mare blu con due ali dispiegati, palpabili solo con estrema delicatezza.
Una «farfalla» vorace, però. In primavera indossa il suo abito più bello e seducente, ornato di papaveri e fiordalisi profumati emergenti in un patchwork di colori accesi, abbaglianti prima dello sfumare del sole. «Vestita per uccidere», si potrebbe dire dal punto di vista dei tonni.
I pescioni, ignari, arrivano a branchi dopo aver superato lo stretto di Gibilterra ed essere rimbalzati sulla costa tunisina, eccitati e spinti dall'istinto ancestrale verso le acque ideali in cui riprodursi.
Palline di un flipper che finiscono in buca, ritrovandosi costretti in percorsi obbligati, sapientemente disegnati da reti sistemate ad hoc che li conducono, di «camera» in «camera», nella Camera della Morte.
Di tonnare rimangono molte vestigia sulle coste siciliane.
Simulacri di archeologia industriale, ormai, quasi ovunque.
Non a Favignana, però, dove la pratica della Mattanza è perpetuata e in cui rituale e attività economica convivono e si confondono.
Costò due milioni e 700 mila lire, nel 1874, a Ignazio Florio, l'acquisto delle isole Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo) emergenti in faccia a Trapani, Marsala e alla bella Erice. Il marchese Pallavicino Rusconi, che gliele cedette, non sapeva che farsene. Florio, invece, un'idea ce l'aveva, quella di intensificare la pratica delle tonnare (introdotta dagli arabi già nel XII secolo) e sviluppare la lavorazione del tonno. Impresa che ebbe successo. Favignana prosperò, i Florio ne fecero il piccolo regno della loro casata e un loro concittadino, l'architetto palermitano Giuseppe Damiani Almeyda, diede il suo contributo disegnando un porto civettuolo contornato da eleganti edifici fine '800.
Niente a che vedere, di primo acchito, con la consueta «ruvidezza» dei porti isolani.
Così come dolce è il paesaggio di Favignana, di cui Cala Rossa, con le sue torri di roccia bianca cingenti la baia, è il «logo» e di cui il quartiere Sant'Anna, tutto case di tufo con balconi in ferro battuto e giardini impiastrellati, è la cartolina.
Ma a cavallo tra maggio e giugno, tutti gli anni, l'atmosfera diventa eccitata. E' in quel periodo che i grossi tonni arrivano e i «tonnarotti» hanno già predisposto il labirinto di reti, via via a maglie sempre più pesanti, atto ad accoglierli. Il Rais, regista incontrastato delle operazioni, decide quando è il momento giusto perché le grandi barche nere, al ritmo del canto di un'antica Cialoma (nenia araba), raggiungano Palo di San Pietro, l'estremo della tonnara, e la mattanza abbia inizio. Arrivati al capolinea, i pescioni si dibattono in disperati tentativi di fuga, ma gli arpioni dei tonnarotti sono fatali. Il mare ribolle e si tinge di rosso.
La pancia argentea dei tonni scintilla nel sole mentre vengono issati a bordo, sconfitti. Tonnarotti giovani e vecchi fanno a gara tra di loro a chi ne arpiona di più. Nella foga, non è raro che qualcuno cada nella Camera della Morte riservata ai pesci. I turisti, al sicuro su barconi di 40 metri, assistono come a una corrida, con meraviglia ed orrore che si stemperano poco dopo, davanti a un trancio di tonno con pomodori e capperi, al ristorante, quando la Farfalla è ormai sazia.
COME E DOVE Il Rais
Poiché è solo il Rais che decide, è impossibile conoscere in anticipo il giorno esatto in cui si svolge il «rituale». I barconi per i turisti che vi vogliono assistere sono comunque predisposti.
Per informazioni su alloggi e organizzazione rivolgersi all'Ufficio Informazioni Turistiche, in piazza Madrice, 8, dalle 9 alle 12. Telefono: 0923 921647.
E-mail: proegadi@tin.it. Esistono collegamenti da Trapani, sia in aliscafo (percorso Trapani-Favignana: 20 m Ca) che in traghetto. Per informazioni contattare la Siremar 0923/540515 o la Alilauro 0923/24073.
ROBERTO DUIZ

 
Pubblicato da Leo il 21/05/2007 alle 17:45:27, in Notizie sparse, letto 2393 volte

Mercoledi 23 maggio ore 21, al MERCOLEDI VEGANO, si terrà una cena per discutere sulle attività di fine primavera di AgireOra-Roma e ValleVegan. 

 

La cena sarà informale e si svolgerà presso la BIOSTERIA a Roma in viale della Primavera 319 (Centocelle). Per gli attivisti esterni al gruppo AgireOra-ValleVegan si consiglia di telefonare a Piero (al 329 49 55 244 o di scrivere a attivismo@vallevegan.org o venite che posto si trova). Costo fisso 15 euro. I fondi andranno interamente ai progetti MERCOLEDI VEGANO e 100cl CRITICAL BAR.

 

In particolare verranno affrontati i seguenti bilanci/progetti:

AntiBracconaggio:
1) resoconto sconfitta dei bracconieri a Ponza e scelta della prossima isola per il campo 2008 (responsabili Piero, Catia) ;
2) escursione domenicale alla ricerca di lacci per cinghiale nel Lazio (resp. Piero, Andrea).

Rivista Emergenza Animale:
presentazione bozza editoriale e contenuti primo numero (resp. Giulio x Antasofia, Leonora x AgireOra Roma, Piero x ValleVegan, Marina x Emergenza Animale).

Attraversamento Rospi:
resoconto migrazione 2007: 200 animali salvati! (resp. Daniela, Marco).

Urla di pesce:
nuova campagna, con disturbo ai pescatori, volantinaggi ai mercati ittici, presidi agli imbarchi, divulgazione (resp. Piero, Cristiano).

Adorattizzazione:
resoconto caccia alle trappole avvelenate, siti monitorati (resp. Marco).

Adozioni:
nuova sezione su vallevegan.org per l’adozione di animali, rete esterna e interna a ValleVegan (resp. Pina Solitait, Enrica).

Autoproduzione Video e Fotografia:
1) Flashes of Flesh, video autoprodotto da Alex e Claudia (resp. Claudia C.);
2) mostra fotografica di ValleVegan (resp. Ilaria, Claudia C.). 

Palio Asini a C…(Lazio):
ripetere l’azione di muro umano dell’anno scorso (resp. Chiara, Leonora).

Eventi per la diffusione del veganismo:
partecipazione di ValleVegan ai prossimi eventi , conferenze, matrimoni, feste (resp. Lidio, Piero).

Supporto ad altri gruppi:
collaborazioni (resp. Monica).

Ufficio Stampa e Redazione:
comunicati e mailing list, agenzie stampa (resp. Leonora, Lidio). 

Osservatorio sui canili lager:
presidi notturni, campagna adozioni, volontariato (resp. Stefania, Alessia).

Tavoli informativi, volantinaggi, affissioni:
(resp. Claudia S., Mario).

Organizzazione concerto:
gruppi vegan, serate benefit (resp. Chiara).

Campagna divulgativa:
Adotta un’università: passare dal semplice tavolo informativo ad una vera e propria campagna con pranzi, volantinaggi, merchandising, mostra, conferenza... in un breve periodo per ogni facoltà (resp. Monica).

 

 

--AgireOraRoma, ValleVegan--

 
Pubblicato da Daniela il 22/05/2007 alle 21:22:36, in Notizie sparse, letto 1285 volte

 

 

 

 

 

Quest'anno abbiamo salvato oltre 200 rospi, che per la migrazione sarebbero stati investiti o sarebbero affogati in vasche di cemento. Sono stati tutti portati in luoghi più sicuri e adatti alla loro natura.

 

Daniela, AgireOraRoma-ValleVegan

 

 

 

 

 

 

 

 
Pubblicato da Lidio il 23/05/2007 alle 14:26:02, in Notizie sparse, letto 2022 volte

Clicca qui per aprire la veganzettaLa “VEGANZETTA” nasce come pubblicazione amatoriale rivolta al vasto pubblico dei non vegetariani o vegani, con notizie ed informazioni, ma anche a chi è già vegano ed intende approfondire determinati argomenti. Proprio il veganismo ed il pensiero antispecista, intesi come basi etiche necessarie per affrontare e tentare di risolvere il problema dello sfruttamento degli animali e del pianeta da parte della specie umana, saranno le tematiche che la rivista si prefigge di divulgare, analizzare ed approfondire, alla ricerca di un confronto con i lettori che vorranno contribuire alla crescita dell’iniziativa. Il formato è quello del quotidiano, ispirato alle pubblicazioni degli anni ’20 del ‘900.

La Veganzetta è disponibile sia in formato virtuale (in PDF per Adobe Acrobat Reader), sia in formato cartaceo, il numero 0 è gratuito e a disposizione di tutti.

 
Pubblicato da Lidio il 23/05/2007 alle 14:30:48, in Notizie sparse, letto 18455 volte
Su http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=241, un articolo di commento dettagliato.
Sul nostro sito raccomandiamo invece la lettura dei commenti, grazie.

 

Pietro Migliaccio - medico nutrizionistaDi seguito il testo integrale del servizio di Manuela Lucchini andato in onda al TG1 delle ore 20 il 22 maggio 2007. E' possibile scaricare lo spezzone del TG effettuato con mezzi di fortuna formato AVI  (4,5mb), oppure formato mp4 (1,3Mb). Per il secondo formato occorre avere installato il QuickTime. Se avete problemi, tasto destro e "salva con nome".


TG1 ore 20 (massimo ascolto)
Servizio filmato di Manuela Lucchini
«Si chiama Nina Planck. E' una scrittrice americana che in un suo libro, presentato dal N.Y. Times, ha denunciato i danni della dieta vegana. La Plank ha ricordato i tre bambini morti nel giro di quattro anni. Anche lei era vegana, dice, e cioè: non solo non mangiava carne, ma neanche latte, uova e tutti gli altri prodotti animali. Ma poi ha capito l'errore. Un errore gravissimo se la dieta si impone ai bambini. La dieta vegana è carente di vitamina B12 che si trova solo nei prodotti animali. Le vitamine A e D che si trovano in carne, pesce, uova  e burro. E di minerali, quali calcio e zinco. Quando i bambini vengono privati di tutto questo hanno ritardi nella crescita, rachitismo e danni al sistema nervoso.


Ma perché vegani no e vegetariani sì? (intervista al Prof. Pietro Migliaccio, medico nutrizionista)
"Nei bambini e specialmente nei lattanti il vegano proibisce praticamente qualsiasi nutriente di origine animale. I vegetariani invece possono consumare uova, latte e derivati: questo fa sì che l'alimentazione possa essere completa".»

 
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