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Il sito www.directaction.info riporta la notizia di due liberazioni di animali da allevamenti intensivi avvenute all'inizio di gennaio in Nuova Zelanda e nel Regno Unito: 5 polli in Nuova Zelanda e 22 nel Regno Unito. Disponibili anche le foto che dimostrano le orribili condizioni degli allevamenti.
Questo e' il comunicato dei liberatori neozelandesi: Mentre molti stavano celebrando l'inizio del nuovo anno, gli Attivisti per i Diritti degli Animali erano impegnati in South Auckland. Siamo entrati alla "Tegel Factory Broiler Farm", che e' stata di recente ripopolata con migliaia di pulcini, nati da pochi giorni. (NdT: gli allevamenti di polli "da carne" funzionano cosi': i polli sono tenuti in capannoni sovraffollati, che non vengono MAI puliti, per 5-6 settimane, poi vengono macellati, viene pulito il capannone, e viene riempito di nuovi di pulcini, e si ricomincia il ciclo).
Centinaia di innocenti creature erano gia' morte a causa delle orribili condizioni del posto, i loro corpi lasciati li' sul pavimento. Come le centinaia di migliaia di animali venuti prima di loro, questi pulcini saranno costretti a condurre una vita del tutto priva di qualsiasi aspetto naturale, non vedranno mai la luce del sole, l'erba sotto le loro zampe, o qualsiasi altra cosa bella della vita.
Molti di questi animali soffriranno di deformazioni alle zampe e attacchi cardiaci ancora prima di essere trasportati al macello, dove saranno appesi per le zampe, a testa in giu', e verra' tagliata loro la gola.
Abbiamo scattato molte foto e girato molti video per testimoniare le terribili condizioni degli animali.
Abbiamo liberato 5 polli, e abbiamo raccolto gli animali morti e li abbiamo consegnati a una delle persone direttamente responsabili per la loro sofferenza e morte, Ronald Duje Vela, direttore dell'allevamento Tegel. Assieme ai coripi dei pulcini gli abbiamo lasciato anche un po' di fieno, dato che Tegel sembra non saper proprio quali sono le necessita' di base dei polli. We liberated five chickens, we also removed ten dead birds and delivered them to one of the people directly responsible for their suffering and deaths, Tegel Foods Limited e' una compagnia a cui non interessa per nulla del benessera animale.
E' stato dimostrato piu' e piu' volte, da foto scattate in passato nel loro allevamento e da queste nostre foto e video appena girati. Gli attivisti inglesi invece si sono introdotti nell'allevamento della compagnia Lloyd's Animal Feeds, e hanno visto file su file di gabbie in batteria, piene di migliaia di polli "da carne". Erano tenuti illegalmente nelle minuscole gabbie, e fatti crescere per diventare "cibo" per l'industria della carne, ingorda e assetata di sangue.
Dichiarano i liberatori: "In pochi minuti ce l'abbiamo fatta. Abbiamo lasciato dietro di noi centinaia di migliaia di vite innocenti, quella notte, abbandonati a una vita d'inferno e a una morte che non si puo' nemmeno descrivere.
Ma abbiamo preso con noi 22 amici che ora vivono una vita degna di questo nome: liberi dallo sfruttamento e dalla sofferenza di un sistema del tutto simile ai campi di concentramento."
Fonte: http://www.directaction.info
La Legge 413/93 permette a medici, ricercatori, personale sanitario, studenti universitari che abbiano dichiarato la propria obiezione di coscienza di non prendere parte alle attività ed agli interventi diretti alla sperimentazione animale.
Questa legge è una vittoria, impensabile fino a qualche tempo fa, ottenuta grazie ad un'incessante azione del movimento antivivisezionista per coinvolgere i cittadini su un problema che non è solo di rispetto degli animali ma anche di denuncia della non scientificità di tale barbara pratica. D'ora in poi studenti e lavoratori potranno rifiutarsi di essere coinvolti in attività di sperimentazione animale senza essere danneggiati in termini di voti e di carriera.
La prima forma di sperimentazione che lo studente incontra è nelle scuole o nelle università. Soprattutto a livello universitario, è proprio in questi laboratori che inizia un processo di rimozione della sensibilità dello studente verso gli animali; sensibilità naturale verso la sofferenza di altri esseri viventi che viene ancora considerata da qualcuno di intralcio alla scienza. In pratica, fino a pochi anni fa, in alcuni corsi universitari, tutti gli studenti erano obbligati a compiere esperimenti su animali; a partire da semplici dissezioni di animali più semplici morti (crostacei, vermi e rane), passando successivamente a mammiferi morti (topi), poi mammiferi vivi (topi e ratti), per arrivare ad utilizzare in tesi di laurea animali vivi che generalmente presentano un più forte impatto emotivo (soprattutto cani). Dato che può presentare maggiori difficoltà il fatto di utilizzare direttamente cani, gatti o scimmie vivi, lo studente viene "preparato" attraverso passaggi graduali.
Per saperne di più: http://www.progettogaia.it/unamilano/mostra/pann4.htm
La Rinascente deve smettere di vendere pellicce e capi con inserti di pelliccia!
Ogni anno, ogni mese, ogni giorno e ad ogni nuovo presidio la nostra protesta si fa sempre più forte e nuove persone aggiungono la propria voce al nostro coro.
Continueremo a crescere, continueremo a lottare e continueremo ad insistere fino a che la Rinascente non prenderà posizione in merito all'uccisione di migliaia di animali non umani.
Animali liberi!
SABATO 27 GENNAIO 2007 dalle ore 16 alle 19 davanti alla RINASCENTE di PIAZZA FIUME.
La rinascente vende morte, fino alla fine davanti alle sue porte.
Gruppo supporto A.I.P. Roma
iniziative_vegan@ yahoo.it
(articolo tratto dai verdi) Nel mediterraneo la popolazione diminuisce drasticamente. Gli ambientalisti chiedono piani protezione internazionali.
Sos per gli squali. I temuti predatori dei mari sono in pericolo, sempre più vittime nelle reti da pesca con il grave rischio di estinzione. A lanciare l'allarme sono il Wwf e Shark Alliance. In un futuro non lontano, hanno detto, “non dovremo più stare attenti agli squali, anzi non ci sarà nemmeno il rischio di vederli, se non si inverte la tendenza di pesca attuale, che vede non una sola ma molte specie della stessa famiglia a rischio di estinzione”.
L’Italia è uno dei paesi sotto accusa. “In pochi anni c'è stato il crollo delle popolazioni, tanto che il pescato, indicatore dello stato di salute delle popolazioni di questi animali, si è ridotto di un quinto”, sottolineano le associazioni che chiedono al Governo italiano di sollecitare l'inclusione nella CITES ( la convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo) di due specie di pescecani maggiormente in pericolo.
Nel 2004 in Italia le catture rilevate ammontavano a 1.061 tonnellate, dato che colloca il nostro paese al primo posto per il prelievo eccessivo di questi esemplari (in Turchia 1.018 tonnellate, in Grecia 911 tonnellate, in Spagna 837). Un brusco calo rispetto al 1997, quando il pescato complessivo di Elasmobranchi (squali e razze) raggiunse le 5.950 tonnellate.
“Da specie accessoria, catturata per caso, gli squali sono diventati una specie bersaglio - spiega Massimiliano Rocco del Wwf Italia - e si registra un crollo a livello mondiale e nel Mediterraneo, come avviene per il tonno rosso e il pesce spada”.
“Circa un terzo delle specie di squali europei è minacciato - afferma Sonja Fordham di Shark Alliance. Quello che noi chiediamo è che l’Italia diventi leader nella Ue per un piano di gestione, soprattutto in occasione della riunione di marzo della Commissione della pesca dell'Onu, che si riunirà a Roma”.
L'Italia è il quinto Paese importatore, e gli ambientalisti cercano di capire esattamente quanto si pesca, si importa e poi dove vada a finire la merce. Qualcosa si sta già muovendo: “Abbiamo già organizzato un incontro tra esperti e ricercatori con i rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole - riferisce Rosalba Giugni di Marevivo - L'intento è quello di creare un tavolo di lavoro, coinvolgendo anche i parlamentari”.
Sono 84 le specie di squali e razze segnalate attualmente nel bacino del Mediterraneo, ma mancano monitoraggi approfonditi. Per ovviare al problema dell'eccessivo sfruttamento la Germania si è oggi fatta promotrice di due proposte di inclusione nella convenzione Cites di due specie di squali come lo smeriglio (Lamna nasus) e lo spinarolo (Squalus acanthias).
“L'Italia dovrà sostenere questa posizione nella prossima conferenza della convenzione Cites - spiega Rocco - e nei prossimi mesi chiediamo al governo italiano di realizzare una seria politica di gestione delle risorse marine, per gli squali, il tonno rosso e per le altre specie oggi eccessivamente sfruttate”.
Redazione
19 gennaio 2007
EDITORIALE EQUIVITA
(tratto dalla 67a Newsletter che EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista, invia, gratuitamente e con scadenza periodica a tutti i suoi iscritti www.equivita.it)
"La nostra newsletter riporta la sintesi tradotta delle notizie riguardanti gli Ogm (Organismi geneticamente manipolati) e la loro diffusione nel mondo, che ci giungono dalla rete informatica internazionale GENET e da altre fronti."
Cari amici,
Clonazione animale: la FDA, Food and Drug Administration - ente federale USA che sorveglia il mercato alimentare e farmaceutico - ha autorizzato gli allevamenti di animali clonati, per uso alimentare. La Academy of Science aveva già, qualche anno fa, dato il suo assenso, malgrado avesse essa stessa pubblicato un lungo elenco dei problemi che l’immissione di animali transgenici potrà arrecare alla salute ed all’ambiente.
Va infatti ricordato che la riproduzione clonata degli animali ha interesse solo per gli allevatori di animali geneticamente modificati: la riproduzione naturale tende a far scomparire la modifica introdotta, mentre la riproduzione clonata la rende stabile, consentendo di ottenere animali tutti identici. Va anche ricordato che le modifiche genetiche negli animali “da reddito” o da allevamento possono produrre grandi vantaggi economici: si possono eliminare caratteristiche non gradite e introdurre quelle più gradite.
La macchina per tale produzione industriale della vita animale e per la sua commercializzazione non tarderà certo a mettersi in moto negli US, malgrado l’attuale crescita, anche in quel continente, dei movimenti di dissenso e malgrado poco tempo fa la Futureland 2020, importante azienda casearia che già si serve di mucche clonate per produrre latte, avesse segnalato in queste mucche improvvisi problemi di salute (ma la FDA non aveva voluto aprire un’inchiesta).
Ancora una volta, non ha alcun peso la salute dei singoli cittadini, mentre sono prevalenti gli interessi economici delle multinazionali. Queste ultime, dopo avere fatto il possibile per dominare i mercati agricoli con le sementi modificate, privatizzate dai brevetti, si accingono ad estendere tale dominio al mercato zootecnico (la carne modificata-brevettata verrà imposta sui mercati internazionali).
La lotta per la tutela dei nostri diritti dovrà tuttavia partire da una revisione degli organismi internazionali, in particolare il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio).
La seconda notizia molto rilevante di questa newsletter si accompagna ad uguale stupore e riguarda proprio il WTO. Esso ha confermato la sentenza preannunciata contro l’Unione Europea nel ricorso che gli Stati Uniti (e suoi alleati del Gruppo di Washington) hanno promosso per avere l’UE ostacolato la “libera diffusione” degli Ogm.
Ciò significa che non abbiamo il diritto ad una libera scelta alimentare e che potremmo essere costretti ad importare carne “clonata”.
La cosa più vergognosa è che nuovamente (come per gli Ogm vegetali) l’opinione pubblica non viene messa al corrente su cosa viene fatto e perché viene fatto. La FDA ha ritenuto che la carne clonata non debba neppure essere etichettata.
Non è consentito testimoniare su quali siano le atroci sofferenze inflitte agli animali, neppure su quali siano i fini più segreti celati dietro la clonazione animale: giungere nel futuro al business più allettante: la manipolazione e clonazione umane, che in nome della libertà di scienza con una moderna eugenetica, ci porteranno a “migliorare” la nostra razza.
ROMA (ansa) Piu' severe le regole per chi possiede cani, in particolare quelli pericolosi. E' stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, l'ordinanza varata dal ministero della Salute prima di Natale. Nel regolamento, che porta la data del 12 dicembre 2006, restano in vigore le regole introdotte dai precedenti regolamenti dei ministri Girolamo Sirchia e Francesco Storace, vale a dire il divieto di addestramento teso ad esaltare l'aggressivita' dei cani e delle operazioni di selezione o l'incrocio tra razze canine con lo scopo di svilupparne l'aggressivita', e la sottoposizione dei cani al doping. Rimangono anche l'obbligo per chi possiede un esemplare appartenente alle 17 razze ''pericolose'' (tutte confermate dalle nuove norme) di applicare al cane museruola e guinzaglio nei locali pubblici, e di stipulare una polizza di assicurazione di responsabilita' civile per danni causati a terzi.
Tra le novita' introdotte, invece, il divieto di taglio di coda, orecchie e corde vocali per tutti i cani e la proibizione dell'utilizzo di collari elettrici, considerati ''fonte di paura e sofferenza'' per gli animali; ma viene introdotto anche l'obbligo per i possessori di cani delle razze considerate pericolose che non sono in grado di garantire la sicurezza, di avvertire le autorita' veterinarie, che possono arrivare anche a decidere la soppressione dell'animale. Il nuovo regolamento rischia di suscitare polemiche : Donatella Poretti, deputato della Rosa nel Pugno, parla di ''norma razzista'', e sostiene che ''non esistono cani pericolosi perche' di questa o quella razza, ma solo padroni che addestrano i propri cani perche' diventino pericolosi''. Dello stesso tono il commento di Grazia Francescato dei Verdi, secondo cui la lista e' ''punitiva nei confronti dei cani, mentre e' necessario fermare i loro padroni''.
Critiche nei confronti del provvedimento anche le associazioni animaliste: secondo Ciro Troiano, responsabile SOS Maltrattamenti della Lav,''Con questa Ordinanza, per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico, si arriva a prevedere l'abbattimento dei cani in base alla razza di appartenenza e non piu' solo in base al loro stato di salute o comportamentale, e cio' rappresenta un grave e pericoloso capovolgimento normativo''. Pur accogliendo con favore la proibizione dei collari elettrici, anche l'Enpa si dichiara contraria alla discriminazione in base alla razza: ''Sono gli animali umani - si legge nella nota della Protezione Animali - a insegnare l' aggressivita' agli animali che, se vengono cresciuti in un clima sereno, tendono a sviluppare un' indole naturalmente socievole con persone e con i loro simili'' .
Decisione del premier Hu Jintao per evitare l’allargamento della protesta.
Il governo di Pechino costretto da una petizione a fare dietrofront sulle norme che obbligavano a tenere un solo cane per famiglia.
PECHINO (Cina) — Miracolo o rivoluzione che sia, la politica cinese del cane unico annunciata con le solenni fanfare appena due mesi fa, insensibile ai pianti disperati di bambini e vecchietti e ai guaiti di cuccioli o di bestioni, torna nel cassetto. Forse per sempre. All'abolizione del cosiddetto «abbattimento selettivo» per i cani di grossa taglia (sopra i 35 centimetri) e dell'«abbandono pure selettivo» dei cani di piccola taglia ma in sovrannumero nella stessa famiglia padrona — provvedimenti che erano stati imposti secondo le imbarazzate versioni ufficiali per motivi sanitari e in particolare per creare una barriera di sicurezza contro la diffusione della rabbia — si è arrivati in appena sessanta giorni dalla promulgazione grazie a un «democratico» movimento di protesta animalista.
Mai accaduta una cosa del genere. Un'onda sotterranea perché di cortei o di assembramenti in giro per le strade non se ne sono ovviamente visti. Però i cinesi sono fantasiosi e furbi; certamente, se davvero lo vogliono, come dimostra la vicenda canina sanno farsi ascoltare nelle più alte sfere. Se la medesima mobilitazione fosse avvenuta per la difesa dei diritti umani la Cina sarebbe già iscritta nel club degli Stati più liberali del mondo. Purtroppo non è così. Ma non è un cattivo segnale che almeno sul fronte animale gli aneliti democratici abbiano ricevuto un riscontro soddisfacente.
Fortunati i cani e fortunati i loro amici uomini. I cinesi, punti sul vivo, hanno il pregio di sapere toccare le corde giuste. Le corde imperiali. Già. Perché a suonare le note della ritirata pare che sia stato niente meno che il presidente, nonché segretario comunista, Hu Jintao. Uomo che se non altro ha il pregio di ascoltare gli umori che salgono dal basso. Almeno, questo è ciò che ha sostenuto una signora che è stata fra le promotrici della cinofila minoranza, silenziosa ma molto combattiva. Come, questa minoranza silenziosa, sia riuscita nell'impresa è fin troppo facile da intuire.
Da un po' di tempo governo e partito hanno una preoccupazione fortissima e cioè che il risentimento popolare — sia esso determinato da una ingiusta distribuzione del reddito, dall'imposizione di un piccolo pizzo o da un altro banalissimo motivo — non si trasformi in una protesta di massa. Il che creerebbe imbarazzi a non finire. Perché ciò non avvenga i vertici della politica cinese hanno adottato delle semplici contromisure di contenimento delle condotte illecite o dei provvedimenti che, anche solo alla lontana, possono minacciare ciò che definiscono l'equilibrio armonioso della società.
È su questa banale considerazione che hanno fatto leva i promotori del movimento animalista, lo spettro di una insurrezione. Una roba da carica dei 101 o giù di lì. Visto che altre strade per alzare la voce non c'erano, hanno preso carta e matita e con un passa parola degno dei migliori tempi rivoluzionari, riscoprendo uno spirito di solidarietà che il miracolo dell'economia liberalizzata sembrava avere dissolto in un egoismo feroce, si sono impegnati a sottoscrivere una petizione: ritirate la legge sui cani.
A Pechino, dove la colonia canina è particolarmente numerosa (non si vede perché gli orari di passeggiatina sono rigidamente disciplinati dai caseggiati) ben 60 mila padroni hanno messo la firma in calce all'appello. Chissà come, la storia è venuta alle orecchie di chi ha l'autorità per ribaltare in due secondi una decisione amministrativa o una legge. Hu Jintao ha letto la lettera-petizione e ha ordinato che al provvedimento si mettesse sopra una pietra o un masso. Non è il momento di creare scompigli o impicci di alcun genere. Sessantamila pechinesi sono sessantamila: e se la protesta si allarga? E se la stampa internazionale comincia a soffiare sul fuoco? Insomma, grazie al presidente la ferita è stata medicata.
I cani già sequestrati rientreranno nelle loro case. E quelli nascosti ricompariranno nei giardinetti di quartiere. Una volta un dirigente di Pechino richiesto sui motivi dell'insensibilità alle questione dei diritti umani rispose in modo efficace: fra democrazia e cibo o ricchezza i cinesi hanno scelto la seconda strada. Occorre un aggiornamento: fra democrazia umana e democrazia canina scelgono ancora la seconda strada. La prima è sempre un tabù.
Fabio Cavalera (corriere della sera)
14 dicembre 2006
articolo di davide renzini già uscito nel febbraio 2004 ma sempre purtroppo valido
Ma dietro la facciata di un buonismo televisivo benevolmente ipocrita e un po' cialtrone, recitato da una mediocre parata di "stelle" del mondo dello spettacolo arruolate all'uopo, quale tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori?
E' stato un successo senza precedenti il dicembre scorso, l'ultima maratona Telethon per la raccolta dei fondi destinati alla ricerca sulle malattie genetiche. La manifestazione televisiva si è chiusa con una raccolta record di oltre 25,2 milioni di euro, due in più dell'anno scorso. "E' segno che l'Italia comincia a capire. Il mio sogno è far tornare nel nostro paese centomila ricercatori", ha dichiarato una raggiante Susanna Agnelli, presidente della Fondazione Telethon; "E per centrare quest'obiettivo, abbiamo bisogno di molte maratone come questa, e abbiamo tutta l'intenzione di riuscirci", ha aggiunto il direttore di Telethon, Niccolò Contucci. "Dalla sua prima apparizione televisiva italiana nel 1990, Telethon che nasce negli Stati Uniti a metà degli anni sessanta, ha avuto un costante e crescente successo. Nel 1991 è stato pubblicato il primo bando di concorso per finanziare progetti di ricerca sulle distrofie muscolari. Nel 1992 il Comitato Promotore Telethon, con una modifica al proprio statuto, ha aperto le porte alla ricerca su tutte le malattie genetiche di origine ereditaria. Ed infine nel 1995 è nata una Fondazione, come ente dedicato esclusivamente alla gestione delle iniziative di ricerca di Telethon. Ma dietro la facciata di un buonismo televisivo benevolmente ipocrita e un po' cialtrone, recitato da una mediocre parata di "stelle" del mondo dello spettacolo arruolate all'uopo, quale tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori?
Innazitutto Telethon sovvenziona moltissime ricerche, per le quali vengono spesi ogni anno parecchi milioni di euro, che coinvolgono animali, soprattutto topi transgenici, ossia manipolati geneticamente, ai quali vengono indotti in modo del tutto artificiale i sintomi della malattia studiata. In sostanza viene riprodotto un sintomo "simile" a quello sotto studio ma le cui cause sono assolutamente diverse, e che si manifesta su una specie del tutto differente da quella d'interesse umana. [[/]Esistono così ad esempio: topi malati di Alzheimer, di Sclerosi Multipla, di diabete o meglio di analoghi di queste patologie, ma che gli animali non conoscerebbero per natura se non grazie all'uomo che le induce sperimentalmente in soggetti altrimenti sani. Una prassi quindi basata su un errore metodologico che lo stesso Giulio Cossu, direttore del Centro per le Cellule Staminali dell'Istituto San Raffaele di Milano, e coinvolto in un progetto di ricerca sulla distrofia muscolare finanziato da Telethon involontariamente ammette, in una intervista (www.uildm.org), affermando che: "Ci sono vari problemi molto grandi ancora da affrontare e da risolvere. Il primo è quello che un uomo ha dei muscoli di gran lunga più grandi di quelli di un topo e quindi, per poter ricostituire l'intera massa di un quadricipite umano non servirà più mezzo milione di cellule, ma probabilmente ne servirà un miliardo! In questo senso, noi non siamo ancora in grado di crescere le equivalenti cellule umane, soprattutto se prelevate dai pazienti, fino a raggiungere quei numeri. E' proprio a tale scopo che stiamo studiando i mesoangioblasti umani, ma non conosciamo ancora di queste cellule le stesse cose che abbiamo imparato su quelle del topo: e potremmo avere delle brutte sorprese, come ad esempio che le cellule umane non crescano tanto quanto quelle murine (modello di topo ndr). Potremmo quindi averne poi in numero insufficiente". E ancora: "Mentre i topi sono tutti immunologicamente identici - come fossero dei gemelli monocoriali - non è così per gli uomini". Dunque si può dedurre da queste asserzioni come in realtà qualsiasi specie animale diversa dall'uomo non possa assolutamente essere considerata un suo modello e qualsiasi ipotesi sperimentale nella ricerca non possa essere confermata o confutata sulla semplice base di un'analogia, quella appunto tra uomo ed animale non umano. Ma c'è di più. L'esigenza infatti di creare modelli geneticamente modificati, conferma in maniera inequivocabile, che fino ad ora la vivisezione non è stata una pratica scientifica attendibile, perché, se così fosse, non ci sarebbe la necessità di creare nuovi animali manipolati, più simili agli esseri umani. Infine, e non certo a margine di tutto ciò, per molti ricercatori, come da sempre sottolinea il dottor Stefano Cagno, autore di numerose pubblicazioni su tematiche quali l'ingegneria genetica, i diritti degli animali e la bioetica e Membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista, la sperimentazione animale: "E' un metodo economico che permette numerose pubblicazioni e dunque una rapida carriera universitaria". Nel contempo per i grandi oligopoli del farmaco presenti sul mercato mondiale con oltre 200.000 specialità medicinali: "Diventa invece uno strumento malleabile: un punto di forza quando si tratta di sostenere la validità di un nuovo farmaco, un limite oggettivamente insuperabile quando un medicinale si rivela dannoso per la salute e i produttori devono difendersi in tribunale". In tutta franchezza il valore effettivo degli esperimenti finanziati da Telethon, è stato fino ad oggi contrassegnato solo "Da una lunga serie di fallimenti terapeutici!" come ha affermato ancora il direttore del Centro per le Cellule Staminali dell'Istituto San Raffaele, il luglio dello scorso anno, su "Il Sole 24ore". Nonostante ciò la ricerca proseguirà ancora in questa direzione, anzi Telethon ha annunciato il via a un'altra campagna: il finanziamento di esperimenti per la rigenerazione dei muscoli umani che nei prossimi due anni saranno condotti da un team dell'Università La Sapienza di Roma. Questa volta i modelli sperimentali saranno dei mammiferi superiori, cioè cani. In realtà non si tratterebbe della prima volta che il cosiddetto miglior amico dell1uomo viene impiegato negli studi sulla distrofia muscolare. Anche su di lui come per i topi, proprio per questa patologia ci si è accaniti a sperimentare anni addietro, senza però arrivare mai a risultati concreti. Adesso si decide di riprovarci. "Ma se i cani sono simili all1uomo -si domanda il dottor Cagno - perché allora per anni sono stati utilizzati roditori?" e "Perché si è sperimentato su animali manipolati geneticamente mentre ora invece si afferma di volerlo fare su animali non transgenici?". Cagno conclude: "La verità è che impiegando un metodo sbagliato si procede a casaccio e si sopravvive grazie a roboanti dichiarazioni che regolarmente vengono smentite nel tempo. La sperimentazione animale è una pseudoscienza che ci dà dei risultati sicuri solo dopo averli verificati nella nostra specie che diviene perciò la vera cavia, e poi, se la vivisezione avesse un valore scientifico, perché la legge imporrebbe prima di commercializzare un prodotto la sperimentazione anche sulla nostra specie?". Note: Articolo già pubblicato nel febbraio 2004
Da: "Lettere a Repubblica" del 20 gennaio 2007
I Cani penalizzati per colpa dei padroni
Le due sottoscritte onorevoli cinofile, dismessa un secondo la museruola, digrignano i denti per mettere sul «chi va là» (attenti ai cani! come recitano i cartelli) il giornalista.
Certo che la museruola (per i quattrozanpe, si intende) è d’obbligo nei locali e sugli autobus: perfino noi animalisti e non solo la Turco, disponiamo della dose minima consentita di buon senso. Dose di cui pare non disponga chi ha deciso che, per il mero fatto di appartenere a una determinata razza, un animale possa essere abbattuto.
Il punto cruciale è la cultura obsoleta che sottende l’ordinanza (di cui comunque apprezziamo i punti positivi), ovvero: la brutta abitudine di penalizzare gli animali per le colpe dei padroni.
Animali malati d’uomo che pagano per le patologie dei proprietari.
Stiamo per l’appunto stilando un elenco delle «razze pericolose» di padroni, i veri responsabili degli incidenti della sua lista lunga 6 pagine. La nostra sarà lunga 60.
(omissis)
D. Poretti e G. Francescato (Deputate al Parlamento)
N.B. Il grassetto nel testo è della redazione di ValleVegan
Fonte: AgireOra.
Sostegno. Articolo de L'Espresso: Rivoluzione vegetariana
Sul numero de L'Espresso in edicola questa settimana (n. 3 - 25 gennaio 2007, n.d.r.), a pagina 38 compare un bell'articolo di Jeremy Rifkin intitolato "Rivoluzione vegetariana".
L'articolo affronta la questione dell'impatto sull'ambiente delle nostre scelte alimentari, anche rifacendosi al recente report della FAO che mostrava gli enormi danni all'ambiente causati dagli allevamenti. (Riguardo al report della FAO potete trovare qui un articolo: http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=86).
E' un gran bell'articolo, anche perche' e' stato scritto da Rifkin, e L'Espresso si e' limitato a tradurlo e pubblicarlo cosi' come sta, ed e' quindi imprtante che sia stato pubblicato tra gli altri articoli che parlavano dell'impatto sull'ambiente causato dal nostro modo di vivere, perche' spesso questo aspetto (quello dell'alimentazione) viene trascurato, mentre e' uno dei piu' importanti, che ha conseguenze piu' pesanti di molti altri piu' conosciuti, ed e' ovviamente un motivo in piu' per far capire l'opportunita' della scelta vegetariana.
L'articolo termina cosi': "Le implicazioni del rapporto della Fao sono chiare. Stabilito che l'allevamento di bestiame e' responsabile dell'effetto serra assai piu' dei trasporti, perche' allora i mass media e i governi non lanciano campagne per ridurre il nostro superconsumo di carne come gia' si sta cercando di ridurre la nostra tendenza all'uso di automobili che sperperano benzina?"
Nell'articolo non viene affrontato solo il problema dell'effetto serra, ma anche gli altri tipi di impatto sull'ambiente. E' opportuno scrivere al direttore della rivista per esprimere il nostro apprezzamento per la pubblicazione di questo articolo, bastano anche poche righe, basta che siano parole vostre.
Scriviamo a: letterealdirettore@espressoedit.it
Grazie a tutti.
Marina Berati
Il camion che trasportava questa mucca fu scaricato al Walton Stockyards nel Kentucky una mattina di un giorno di settembre. Dopo che gli altri animali furono fatti scendere dal camion, lei era rimasta indietro, incapace di muoversi. I lavoratori del mattatoio le applicarono come d'abitudine il pungolo elettrico sulle orecchie per spronarla ad uscire dal camion, poi la picchiarono e le tirarono calci sul muso, nelle costole, sulla schiena, ma lei non si mosse. Allora le strinsero una corda attorno al suo collo, legarono l'altro capo ad un bastone piantato nel terreno, e fecero avanzare il camion. La mucca fu trascinata sul pavimento del camion e cadde a terra, rompendosi entrambe le zampe posteriori ed il bacino. Rimase lì fino alle sette e mezza del pomeriggio. Per le prime tre ore, rimase lì, urlando sotto il sole cocente. Ogni tanto, dopo aver urinato o defecato, si trascinava con le zampe anteriori sul sentiero di ghiaia per spostarsi in un posto pulito. Provò anche a spostarsi verso una zona ombreggiata, ma non riuscì ad arrivare così lontano. Dopotutto, poteva muoversi solo per una decina di metri. Gli operai del mattatoio non le diedero bere, e l'unica acqua che la mucca ricevette le fu data da Jessie Pierce, un'attivista locale. Era arrivata verso mezzogiorno, dopo essere stata avvisata da una testimone che aveva assistito all'accaduto. Dato che i lavoratori non si dimostrarono disposti a collaborare con lei, chiamò la polizia della contea di Kenton. Il poliziotto che arrivò era stato avvisato dai suoi superiori di non fare nulla; se ne andò verso l'una del pomeriggio. Un operaio del mattatoio avvisò l'attivista che aveva ricevuto dalla compagnia di assicurazioni l'autorizzazione per abbattere la mucca, ma che non l'avrebbe fatto finché lei non se ne fosse andata. Jessie era dubbiosa sul fatto che l'operaio avrebbe mantenuto la parola, ma se ne andò verso le 15. Quando tornò, verso le 16:30, trovò il mattatoio deserto. Tre cani stavano attaccando la mucca, che era ancora viva. Aveva subito numerose ferite, e l'acqua da bere le era stata portata via. Jessie contattò allora la polizia di stato. Quattro ufficiali arrivarono alle 17:30. L'agente Jan Wuchner avrebbe voluto sparare alla mucca, ma gli fu detto che sarebbe arrivato un veterinario ad ucciderla. I due veterinari dello stabilimento si rifiutarono di praticarle l'eutanasia; dissero che per preservare il valore della carne, la mucca non avrebbe dovuto essere uccisa. Un macellaio finalmente arrivò alle 19:30 e sparò alla mucca. Il suo corpo fu venduto per 307 dollari. Quando un operaio del macello fu intervistato da un reporter del Kentucky Post, disse: "Non le abbiamo fatto nulla, dannazione!", e definì le attenzioni rivolte alla mucca dagli altri operai e dalla polizia come "stronzate". Rise durante tutta l'intervista, dicendo che non c'era nulla di male nel modo in cui la mucca era stata trattata. Ogni anno, milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nello stabilimento o già morti oppure troppo malati o feriti per camminare. Questo non è un caso isolato. È molto comune che arrivino animali in questo stato, tanto che è esiste un termine ben preciso per definirli, "downer", cioè animali feriti, che non sono in grado di alzarsi e camminare (NdT in italiano si possono definire animali "a terra"). Secondo le statistiche rese disponibili dalla stessa industria della carne, ogni anno milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nei macelli o morti o troppo malati o troppo feriti per camminare. Gli animali spesso si azzoppano o si ammalano dopo una vita di sfruttamento negli allevamenti intensivi, e dopo un viaggio in condizioni disumane verso il mattatoio, viaggio che spesso avviene in qualsiasi condizione climatica e senza cibo né acqua. Gli allevamenti non forniscono cure mediche individuali o eutanasia agli animali malati: è molto più economico lasciar soffrire, ed infine morire, gli animali. La sofferenza causata dai metodi di allevamento, che hanno lo scopo di contenere i costi della carne, delle uova e dei latticini, è enorme. L'industria delle uova, per esempio, confina tra cinque ed undici galline in piccole gabbie in batteria, senza curarsi del fatto che le condizioni di affollamento causano malattie e morte a molti dei volatili. L'esperto di industria aviaria Bernard Rolling riassume il semplice e freddo ragionamento degli operatori di queste industrie con la frase "i polli sono economici, le gabbie costose". Fonte: GoVeg.com, "Downed Cow: This Story Will Change Your Life" http://www.goveg.com/downedcow.asp
(ANSA) - BARCELLONA, 22 GEN - Attivisti animalisti hanno inscenato oggi a Barcellona una insolita protesta contro l'uccisione degli animali da pelliccia. Si sono dati appuntamento questa mattina davanti all' Exibition Center della città catalana dove si teneva l'annuale fiera 'Spagna-pelle' (dal 21 al 25 gennaio) in cui 102 espositori presentano i loro prodotti: abiti in pelle e pellicce. Gli animalisti, a un certo punto, si sono spogliati a decine e si sono sdraiati, completamente nudi, sulla scalinata d'accesso al palazzo d'esposizioni. Alcuni di loro avevano dei cartelli con scritto, in spagnolo e in inglese, "quante vite per per un abito?".
L'azione dei volontari è stata compiuta nella zona del Basso Slucis.
Servivano per la cattura di tordi e pettirossi. Individuate e rimosse anche 91 reti lunghe 400 metri.
Operazione Lipu anti-uccellagione CAGLIARI - Oltre 14 mila trappole usate per la cattura di tordi e pettirossi e 91 reti lunghe 400 metri sono state rimosse in cinque giorni nel Basso Sulcis, in Sardegna. È il bilancio della nuova azione anti bracconaggio condotta dai volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) per combattere il fenomeno dell'uccellagione. I volontari dell'associazione erano intervenuti nella stessa zona il mese scorso e avevano rimosso circa 10 mila trappole. Per arginare il grave fenomeno, la Lipu chiede l'intervento del nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello stato sottolineando - è scritto in una nota - l'assenza dei corpi di polizia locali nella repressione del fenomeno.
19 gennaio 2007 (corriere della sera)