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Vaccinare un animale "domestico": è necessario?
 Sempre, bisogna pensare all'individuo di cui ci prendiamo cura
 Solo per i cuccioli, sono troppo deboli e senza intervento esterno rischiano di morire. Da adulti se la cavano
 Mai, i vaccini sono testati su molti altri animali e per salvarne uno se ne condannano molti altri
 No, non servono anche perchè la natura deve fare il suo corso
 Non so, non escludo la vaccinazione ma valuto di volta in volta

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Pubblicato da Lidio il 13/02/2007 alle 06:16:04, in Notizie sparse, letto 1522 volte

Promiseland.it intervista i fondatori di Campagneperglianimali.org, un innovativo progetto di comunicazione etica. (da Promiseland)
 "Come network di Promiseland.it abbiamo scelto di supportare tutto l’operato di Campagneperglianimali.org che è caratterizzato dall’essere un innovativo progetto di comunicazione etica finalizzato alla diffusione di una maggiore consapevolezza in tema di convivenza nonviolenta con il mondo animale. Certi di rendere un servizio utile ed interessante a tutti i nostri visitatori abbiamo posto alcune domande proprio a chi tale progetto, l’ha ideato e supportato fin dall’inizio..."  [prosegui la lettura su promiseland]
Nota di redazione. Segnaliamo che sul nostro FORUM di VV, gli amici di ca hanno inserito un interessante avviso relativo alla nuova campagna per il 2007 di Campagne per gli Animali: vi preghiamo di leggerlo.

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 10/02/2007 alle 15:23:48, in Notizie sparse, letto 3148 volte

gli animali della fattoria di Paul

 

Paul McCartney, durante il tour in Norvegia, ha messo al bando la carne anche nell'alimentazione della sua troupe. Non tutti pero' sembrano felici della decisione presa dall'ex Beatles. Uno dei collaboratori di Oslo pare abbia dichiarato: "Roba da impazzire. Dobbiamo lavorare dalle otto di mattina alle otto di sera ogni giorno, e non ci viene dato da mangiare nient'altro che insalate e cibo vegetariano. Non posso vivere senza carne se faccio questo tipo di lavoro, e domani sfidero' il divieto portandomi un pranzo a sacco con carne". La notizia e' stata confermata dal portavoce degli organizzatori del concerto: "Non possiamo controllare quello che fanno nel loro tempo libero. Ma finche' si trovano all' interno dell'area dello stadio e' giusto che rispettino il divieto di mangiare la carne".
McCartney, vegetariano convinto, ha anche ordinato alla sua troupe di non indossare cinture e scarpe di cuoio.

(fonte: www.greenplanet.net)  

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 07/02/2007 alle 14:36:19, in Diario di ValleVegan, letto 1626 volte

(prefazione dal libro “Il maiale che cantava alla luna” di Jeffrey Moussaieff Masson)

“Masson è uno scrittore meraviglioso e questo è il suo libro più importante. Spero che tutti lo leggano perchè cambierà il modo in cui la gente considera gli animali che incontra ogni giorno: nel proprio piatto.
Peter Singer


Tre anni fa, durante un viaggio in Nuova Zelanda, mi trovavo a Auckland con la mia famiglia, quando sentii parlare di una scrofa che viveva sulla spiaggia a un quarto d’ora dal centro della città. Era una scrofa famosa, i ragazzini andavano a trovarla dopo la scuola, era stata proposta come sindaco, e il vicinato era ferocemente diviso tra coloro che trovavano un che di magico in lei e quelli che temevano avrebbe divorato i loro bambini. Trovammo la spiaggia, ma Piglet (l’avevano chiamata così) si era spostata in una piantagione di noci di macadamia più a nord e non la si vedeva più.
Per farla breve, conoscemmo i suoi custodi, il meraviglioso Tony Watkins e l’altrettanto splendida Helen, la sua compagna, e finimmo per comprare una casa proprio sul quella spiaggia. Avevamo sentito un’infinità di storie su questa scrofa incredibile che adorava farsi una nuotata di prima mattina, quando il mare era liscio come l’olio, e apprezzava la compagnia dei bambini, sempre che le dessero una grattatina sulla pancia prima di andarsene. Era pulitissima, beneducata, sensibile, intelligente e socievole. Quando finalmente la incontrammo, capimmo subito che non si poteva desiderare una vicina di casa o un’ambasciatrice degli animali da fattoria migliore di lei. La sua vita emotiva era particolarmente evidente. Faceva sempre capire quello che provava: il più delle volte lo lasciava trasparire dall’espressione sorridente, soprattutto quando nuotava o giocava con i suoi piccoli amici umani.
Ma aveva anche alcuni lati misteriosi. Era sensibile alla musica, e le piaceva sentir suonare il violino. Sembrava apprezzare la musica soprattutto nelle notti di luna piena sulla spiaggia. Di recente, in una di queste occasioni, Tony le ha scattato una foto mentre emetteva versi dolcissimi, come se stesse davvero cantando alla luna.
L’immagine di Piglet che canta, qui a lato, è la prova fotografica della sua particolare attrazione per la musica, l’acqua, la notte e la luna. E’ una ragione di più per credere che molti animali – i maiali per primi – possono accedere a sentimenti che gli esseri umani ancora non riconoscono in sé. Forse, se ascoltassimo con sufficiente attenzione le canzoni che Piglet e i suoi simili cantano di notte alla luna, potremmo scoprire emozioni in grado di procurarci una gioia inimmaginabile.
Nei miei libri sugli animali, ho spesso dato spazio alle emozioni che essi provano e che gli umani forse ignorano. Certo, sono solo congetture, ma a chiunque viva a stretto contatto con un’altra specie capita a volte di accorgersi che un certo animale si sta allontanando per entrare in un regno al quale non abbiamo accesso. Assume uno sguardo assente, oppure si illumina di una specie di contentezza. In quei momenti, sono convinto che se potessi imparare ad ascoltare meglio, o se solo fossi un po’ più disponibile verso l’ignoto, scivolerei nello stesso luogo e conoscerei emozioni delle quali adesso non so nulla.
Ci sono persone che hanno sofferto molto e che sembrano possedere una conoscenza dei recessi del sentimento umano irraggiungibili a tutti gli altri.
Forse vorrebbero condividerla, ma spesso noi non siamo in grado di ascoltare.
Stranamente gli animali mi danno la stessa impressione. Certo ad alcuni sembra assurdo paragonare la loro condizione a quella di chi, vive una tragedia. Eppure più so come vivono negli allevamenti industriali, più mi convinco che l’analogia non sia così forzata.
Questi animali sembrano conservare la capacità di provare sentimenti profondi, incluso, miracolosamente, l’affetto per noi, malgrado o forse proprio a causa del destino ineluttabile che li attende.
La mia speranza è che questo libro renda consapevoli dell’esistenza dell’aspetto di una vita animale che ci ha accompagnato per migliaia di anni ma che davvero di rado abbiamo riconosciuto.
Desidero che Piglet canti per noi come canta alla luna: forse una canzone di dolore, di nostalgia, di tristezza; forse, inaspettatamente, una canzone di gioia, di compassione, e d’amore.

 
Pubblicato da Lidio il 06/02/2007 alle 01:11:23, in Notizie sparse, letto 1580 volte
Fonte: Agire Ora
Annunciamo la nascita di una nuova iniziativa, che va ad aggiungersi tra i "Consulenti scientifici" di Agire Ora Network:
Nasce il NEIC, il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione: un comitato scientifico interdisciplinare preposto allo studio degli impatti delle scelte alimentari lungo tutta la catena di produzione e consumo del cibo, relativamente alla salute, all'ambiente, alla società e all'economia. In una parola: l'Ecologia della Nutrizione.
L'obbiettivo del NEIC è l'individuazione dei cosiddetti "punti critici"
di impatto ambientale in modo da proporre il "minimo" delle modifiche alimentari per ottenere il "massimo" del beneficio.
Questa scelta metodologica deriva da due presupposti:
1. la generale e palese difficoltà delle persone a cambiare abitudini alimentari.
2. la assoluta necessità planetaria di cambiare le abitudini alimentari delle società tecnologicamente avanzate e le tendenze che si stanno verificando nei paesi in via di sviluppo.
Per raggiungere il suo scopo, il NEIC:
1. si avvale di 8 panel scientifici che analizzano gli aspetti più importanti relativi all'impatto delle scelte alimentari sul benessere delle persone, degli animali e del pianeta. In ogni panel, oltre a una breve introduzione, vengono proposti gli articoli piu' interessanti disponibili sull'argomento a livello internazionale;
2. effettua ricerche e studi originali;
3. mantiene una bibliografia aggiornata sul tema dell'ecologia della nutrizione, per promuovere la divulgazione di queste tematiche;
4. suggerisce proposte per modificare la situazione.
Fame nel sud del mondo, deforestazione, inquinamento, malattie nel nord del mondo, vita e libertà degli animali negli allevamenti intensivi, sono tutti aspetti delle nostre scelte quotidiane e conseguenze delle nostre abitudini alimentari.
Il sito e': http://www.nutritionecology.org
 
Pubblicato da marco il 31/01/2007 alle 17:21:59, in Notizie sparse, letto 1680 volte

A metà tra lo squallore più nero e il non-sense modello Helzapoppin, ecco un commovente ritratto degli allevatori di visoni, onesti padri di famiglia e integerrimi cittadini che si immolano sull'altare di "una vita piena di sacrifici" per assicurare all'animale "il massimo del benessere", consapevoli che si tratta di un "patrimonio di tutta l'umanità".
http://www.aiav.it/visone/allevamento.asp

Parimenti istruttivo è il seguente link, con l'incantevole e fiabesca descrizione del visone che "si addormenta senza svegliarsi più".
http://www.aiav.it/visone/exitus.asp

 
Pubblicato da marco il 31/01/2007 alle 17:01:52, in Notizie sparse, letto 3494 volte
Fonte: Corriere della Sera

Articolo tratto dal Corriere della Sera. Leggete in particolare la parte finale, quella in neretto...finalmente qualcuno comincia a scriverlo, anche se di fronte all'evidenza l'inevitabile chiosa non è quella di prendere coscienza e cambiare vita, ma continuare con i consueti pasti da troglodita....

Piccoli gesti che salvano l'ambiente e la Terra Inquinare di meno, risparmiare energia ed evitare il riscaldamento globale con accorgimenti quotidiani che sembrano banali
Non chiedere cosa può fare il mondo per salvare il Pianeta, chiediti cosa puoi fare TU per salvare la Terra dalle prossime catastrofi ambientali che si annunciano se non si agisce subito. Parafrasando una famosa frase del presidente Kennedy, ci si domanda: quali sono i piccoli gesti quotidiani che non costano fatica ma che, sommati ad altri milioni di piccoli gesti, possono contribuire a inquinare di meno, a risparmiare energia, a migliorare l'ambiente, a non incrementare il riscaldamento globale e a risparmiare risorse per le generazioni future?
Non basta, infatti, (non basta più) non buttare la carta per terra, non lasciare rifiuti ai lati delle strade per sentirsi la coscienza a posto, utilizzare i mezzi di trasporto pubblici rispetto a quelli privati. Questo ormai è solo questione di educazione, mentre l'aumento delle temperature medie, lo scioglimento dei ghiacciai, l'innalzamento dei mari, la scomparsa delle barriere coralline richiede ben altro: soprattutto un diverso modello di vita e l'impegno quotidiano di ognuno, fatto anche di piccole cose.

Le temperature annuali globali
Si va delle azioni che sembrano banali, ma non lo sono se si sommano a tutti gli altri, come spegnere il televisore e gli altri apprecchi elettrici e non lasciarli tutta la notte (o per giorni) in «stand-by», cioè con la lucetta rossa accesa. Sembra una piccola cosa, ma se lo facessero tutti si risparmierebbero migliaia di kiloWatt, risparmio che si traduce in migliaia di tonnellate di petrolio non bruciate per produrre energia elettrica utlizzata per nulla. I produttori di telecomandi, inoltre, potrebbero togliere il tasto stand-by (per non indurre in tentazione...). Sarebbe meglio sostituire le lampadine a incandescenza con le nuove lampade a fluorescenza: consumano molto meno, circa il 75% in meno e durano di più (senza contare che è meglio spegnere le luci se si prevede di non tornare in quella stanza nei successivi cinque minuti). Acquistando un nuovo elettrodomestico, preferire quelli a risparmio energetico (ora sono indicati in modo chiaro): costano un po' di più, ma nel tempo si ripagano ampiamente con i minori consumi. Senza contare inoltre che l'utilizzo degli elettrodomestici in modo più razionale consente un notevole risparmio di energia.

Ma non è solo l'energia che è opportuno risparmiare. Anche l'acqua sta diventando un bene prezioso, e costoso. Fare un doccia, per esempio, significa consumare circa 50 litri d'acqua. Un bagno in una vasca, invece, ne consuma più del doppio. Migliaia di litri vengono persi ogni anno dai rubinetti che gocciolano o perché non sono chiusi bene.

Isolamento termico: attenzione poi agli spifferi da porte e finestre. Il freddo che entra (o il caldo in estate) costringe a riscaldare di più (o aumentare l'aria condizionata in estate) con un importante incremento nel consumo di energia.

Tenendo sempre conto della fondamentale importanza della raccolta differenziata dei rifiuti (il cui però il funzionamento non dipende dal cittadino, ma dalle amministrazioni pubbliche), un aspetto poco considerato ma che sta assumendo una dimensione consistente è l'alimentazione. Non è solo una questione di obesità, e quindi di salute e di spesa sanitaria, ma i modelli alimentari influenzano l'emissione di gas serra, la deforestazione e il riscaldamento globale.

I bovini producono il 23% del metano immesso nell'atmosfera di carne di manzo rispetto al passato ha moltiplicato gli allevamenti. Recenti studi hanno dimostrato che i bovini sono responsabili del 23% delle emissioni di metano, un gas serra molto più efficiente dell'anidride carbonica per il riscaldamento terrestre. Inoltre l'aumento dei capi di bestiame per carne ha fatto aumentare le coltivazioni di soia e mais destinate alla loro alimentazione, piante che hanno bisgono di molta acqua, senza contare la deforestazione (specie in Amazonia) per far spazio alle culture e ai capi di bestiame che alimentano l'industria dell'hamburger. Secondo l'Istituto francese dell'ambiente per produrre un chilo di carne di vitello si immettono nell'ambiente oltre 45 kg equivalenti di anidride carbonica, un chilo di carne di agnello equivale a 14 kg di CO2, un chilo di carne di pollo da allevamento ad appena 2 kg di CO2. Percorrendo 100 km in auto si immettono nell'ambiente 22 kg equivalenti di anidride carbonica. Nessuno chiede di diventare vegetariani e di abbandonare la carne, ma quando si sta per addentare un filetto pensiamo un po' anche all'ambiente.
 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 29/01/2007 alle 14:58:08, in Notizie sparse, letto 2546 volte

“LA CACCIA E’ UNA FORMA SECONDARIA DI MALATTIA MENTALE UMANA “ (Theodor Heuss)

(tratto dal sito www.no-alla-caccia.org)  

I cacciatori non uccidono sparando soltanto a milioni di animali selvatici innocenti ogni anno ma anche a centinaia di migliaia di gatti domestici e a migliaia di cani che capitano sulla loro strada e, a volte, persino al loro collega di caccia o a un passante.

Una parte della popolazione sorprendentemente grande, e per di più in crescita, è critica di fronte all’uccisione degli animali selvatici e chiede addirittura di porre fine alla caccia. I sondaggi degli ultimi 3 anni parlano del 70-80 % degli italiani.

Non c’è da meravigliarsi: gli animali selvatici nei boschi e nei campi vengono perseguitati praticamente durante tutto l’anno. Ogni anno, più di 150 milioni di uccelli e milioni di altri animali vengono colpiti e uccisi con pallottole, bastoni e presi in trappole da 800.000 cacciatori (= 1 % della popolazione)…In molti casi si tratta di una morte estremamente atroce: i cacciatori onesti ammettono che all’incirca la metà degli animali non muore subito. Caprioli e cinghiali feriti fuggono in preda a grandi dolori, con gli intestini che fuoriescono o con le ossa frantumate fino a quando, ore o giorni più tardi, il cane da caccia trova le tracce di sangue ….Le volpi vengono fatte uscire dalla tana con il fumo oppure spinte dal cane davanti al fucile del cacciatore, i volpacchiotti si uccidono a bastonate. Molti animali soffrono nelle trappole per ore e giorni pene strazianti fino a quando muoiono di sete oppure vengono bastonati a morte dal cacciatore.

I cacciatori cacciano, malgrado che ecologi e biologi moderni dimostrino che la natura e gli animali mantengono i loro equilibri attraverso meccanismi naturali di autocontrollo.
In certe regioni d’Europa dove non esiste la caccia non c’é sovrappopolazione e il bosco cresce.

Siccome sempre più persone comprendono che sono solo le scuse dei cacciatori che parlano della necessità di dover “regolarizzare” la selvaggina con il fucile, anche i cacciatori, nelle loro riviste di caccia, lo ammettono apertamente: " la vera motivazione sono la gioia di catturare la preda”, “il piacere di uccidere”, e un apparentemente innato “istinto alla caccia “.

In Italia ogni metro quadro del paese si trova soggetto al diritto di caccia. L’uomo ha tolto agli animali gran parte del loro spazio vitale. Se ora un animale cerca cibo su un campo, è naturale per il coltivatore di chiamare subito il cacciatore e di chiedergli di sparare all’intruso che si trova nella sua proprietà con il risultato di avere un intruso molto più dannoso. (18.000 tonnellate di piombo in un anno vengono disperse nell'ambiente, solo in Italia)

L’uomo ha tolto lo spazio vitale agli animali.

Gli uomini hanno suddiviso tra di loro la terra in proprietà e contestano agli animali che si vengono a trovare sulle loro terre persino il loro diritto di vita, provvedendo a farli uccidere.

Chi è che sconvolge l’equilibrio della natura e della terra? Non sono gli animali, è l’uomo! E se l’uomo crede di dover intervenire nell’equilibrio della natura, come fa per giustificare la caccia, allora provoca ancora più caos, ancora più sofferenza e morte. Già il prof. Dr. Theodor Heuss, il primo presidente della Repubblica Federale della Germania, ha descritto la caccia in modo univoco, e nessuno lo ha mai denunciato per questo.

Theodor Heuss: “La caccia è soltanto un vile giro di parole con il quale si vuol definire un assassinio particolarmente vile perpetrato nei confronti di un essere nostro compagno della creazione, che non ha la minima possibilità di salvarsi. La caccia è una forma secondaria di malattia mentale umana.

Secondo ciò che Paul Parin, neurologo, pluripremiato psicoanalista e lui stesso cacciatore, scrive nel suo ultimo libro “La passione del cacciatore”, nella caccia si tratta di “sesso e crimine”. “La vera caccia non può esistere senza uccisione premeditata. Chi ha la passione della caccia, vuole uccidere. Caccia senza assassinio è un concetto che si annulla da sé (una contraddizione).”

Poter sparare regolarmente e legalmente abbassa la barriera psicologica di poter un giorno sparare forse anche alle persone.

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 29/01/2007 alle 11:21:34, in Notizie sparse, letto 3946 volte

 

L'azione dei volontari è stata compiuta nella zona del Basso Slucis.

Servivano per la cattura di tordi e pettirossi. Individuate e rimosse anche 91 reti lunghe 400 metri.

Operazione Lipu anti-uccellagione CAGLIARI - Oltre 14 mila trappole usate per la cattura di tordi e pettirossi e 91 reti lunghe 400 metri sono state rimosse in cinque giorni nel Basso Sulcis, in Sardegna. È il bilancio della nuova azione anti bracconaggio condotta dai volontari della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) per combattere il fenomeno dell'uccellagione. I volontari dell'associazione erano intervenuti nella stessa zona il mese scorso e avevano rimosso circa 10 mila trappole. Per arginare il grave fenomeno, la Lipu chiede l'intervento del nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello stato sottolineando - è scritto in una nota - l'assenza dei corpi di polizia locali nella repressione del fenomeno.
19 gennaio 2007 (corriere della sera)

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 28/01/2007 alle 18:00:16, in Notizie sparse, letto 2630 volte
(ansa) SYDNEY - Una taglia pari a 25 mila euro a chi rivelerà le coordinate della flotta giapponese impegnata nella caccia cosiddetta 'scientifica' di circa 1000 balene in questa stagione estiva nei mari antartici. La offre un equipaggio di ambientalisti radicali che da 12 giorni percorre il Mare di Ross senza riuscire a trovare le baleniere.

Paul Watson fondatore del gruppo Sea Shepherd, nato da una scissione da Greenpeace, e comandante della nave ammiraglia del gruppo Farley Mowatt, afferma che il governo neozelandese conosce la posizione delle baleniere, poiché i suoi aerei hanno filmato la flotta venerdì scorso mentre cacciava, ma si rifiuta di rivelare le coordinate dietro pressione del Giappone. "Sappiamo che vi sono persone che hanno questa informazione, e offriamo un premio di 25 mila dollari a chi la rivelerà, poiché ci risparmierebbe una somma simile in carburante", ha detto Watson alla radio australiana Abc. La Farley Mowatt ha tre settimane di tempo, prima di dover fare rifornimento di carburante e provvigioni. "Siamo svantaggiati perché i giapponesi hanno impianti di tracking satellitare e possono vederci, mentre noi non possiamo vedere loro", ha detto.

"Abbiamo anche accertato che l'intelligence navale Usa ci segue via satellite e passa le informazioni ai giapponesi", ha aggiunto. La Farley Mowatt è attrezzata con una gigantesca lama montata a livello del ponte, per speronare le baleniere e fermarle. Per respingere i tentativi di abbordaggio è dotata di una squadriglia di piccoli aerei radiocomandati, e di cannoni capaci di sparare una miscela di cioccolato e crema, 150 litri alla volta. Intanto la nave ammiraglia di Greenpeace, Esperanza, ha salpato da Auckland venerdì scorso e dovrebbe raggiungere il Mare di Ross questa settimana. I due gruppi però si odiano fra loro quasi quanto odiano i cacciatori di balene. Greenpeace dice di non conoscere le coordinate della flotta giapponese, ma che se anche le conoscesse non le rivelerebbe a Sea Shepherd.

"Noi abbiamo dei principi di protesta pacifica, che la Sea Shepherd non ha", ha ricordato la portavoce Sara Holden. La Esperanza è dotata di una piccola flottiglia di gommoni veloci, che consentiranno agli attivisti di frapporsi fra gli arpioni e i cetacei. Altrettanto importanti gli impianti di ripresa e di trasmissione video, che documenteranno in tempo reale gli sforzi degli attivisti per ostacolare le operazioni delle baleniere e l'uccisione dei cetacei. La caccia commerciale alle balene è proibita su scala globale dal 1986, e gran parte dell'Oceano meridionale è designata santuario internazionale delle balene, ma il Giappone ha potuto finora eludere il divieto affermando che la caccia entro certe quote è a fini scientifici, anche se le balene vengono macellate in una grande nave mattatoio e la carne, altamente pregiata in Giappone, finisce nei mercati e nei ristoranti.
 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 25/01/2007 alle 11:04:42, in Notizie sparse, letto 2776 volte

 

(ANSA) - BARCELLONA, 22 GEN - Attivisti animalisti hanno inscenato oggi a Barcellona una insolita protesta contro l'uccisione degli animali da pelliccia. Si sono dati appuntamento questa mattina davanti all' Exibition Center della città catalana dove si teneva l'annuale fiera 'Spagna-pelle' (dal 21 al 25 gennaio) in cui 102 espositori presentano i loro prodotti: abiti in pelle e pellicce. Gli animalisti, a un certo punto, si sono spogliati a decine e si sono sdraiati, completamente nudi, sulla scalinata d'accesso al palazzo d'esposizioni. Alcuni di loro avevano dei cartelli con scritto, in spagnolo e in inglese, "quante vite per per un abito?". 

 
Pubblicato da monica il 21/01/2007 alle 21:48:06, in Notizie sparse, letto 3509 volte

Il camion che trasportava questa mucca fu scaricato al Walton Stockyards nel Kentucky una mattina di un giorno di settembre. Dopo che gli altri animali furono fatti scendere dal camion, lei era rimasta indietro, incapace di muoversi. I lavoratori del mattatoio le applicarono come d'abitudine il pungolo elettrico sulle orecchie per spronarla ad uscire dal camion, poi la picchiarono e le tirarono calci sul muso, nelle costole, sulla schiena, ma lei non si mosse. Allora le strinsero una corda attorno al suo collo, legarono l'altro capo ad un bastone piantato nel terreno, e fecero avanzare il camion. La mucca fu trascinata sul pavimento del camion e cadde a terra, rompendosi entrambe le zampe posteriori ed il bacino. Rimase lì fino alle sette e mezza del pomeriggio. Per le prime tre ore, rimase lì, urlando sotto il sole cocente. Ogni tanto, dopo aver urinato o defecato, si trascinava con le zampe anteriori sul sentiero di ghiaia per spostarsi in un posto pulito. Provò anche a spostarsi verso una zona ombreggiata, ma non riuscì ad arrivare così lontano. Dopotutto, poteva muoversi solo per una decina di metri. Gli operai del mattatoio non le diedero bere, e l'unica acqua che la mucca ricevette le fu data da Jessie Pierce, un'attivista locale. Era arrivata verso mezzogiorno, dopo essere stata avvisata da una testimone che aveva assistito all'accaduto. Dato che i lavoratori non si dimostrarono disposti a collaborare con lei, chiamò la polizia della contea di Kenton. Il poliziotto che arrivò era stato avvisato dai suoi superiori di non fare nulla; se ne andò verso l'una del pomeriggio. Un operaio del mattatoio avvisò l'attivista che aveva ricevuto dalla compagnia di assicurazioni l'autorizzazione per abbattere la mucca, ma che non l'avrebbe fatto finché lei non se ne fosse andata. Jessie era dubbiosa sul fatto che l'operaio avrebbe mantenuto la parola, ma se ne andò verso le 15. Quando tornò, verso le 16:30, trovò il mattatoio deserto. Tre cani stavano attaccando la mucca, che era ancora viva. Aveva subito numerose ferite, e l'acqua da bere le era stata portata via. Jessie contattò allora la polizia di stato. Quattro ufficiali arrivarono alle 17:30. L'agente Jan Wuchner avrebbe voluto sparare alla mucca, ma gli fu detto che sarebbe arrivato un veterinario ad ucciderla. I due veterinari dello stabilimento si rifiutarono di praticarle l'eutanasia; dissero che per preservare il valore della carne, la mucca non avrebbe dovuto essere uccisa. Un macellaio finalmente arrivò alle 19:30 e sparò alla mucca. Il suo corpo fu venduto per 307 dollari. Quando un operaio del macello fu intervistato da un reporter del Kentucky Post, disse: "Non le abbiamo fatto nulla, dannazione!", e definì le attenzioni rivolte alla mucca dagli altri operai e dalla polizia come "stronzate". Rise durante tutta l'intervista, dicendo che non c'era nulla di male nel modo in cui la mucca era stata trattata. Ogni anno, milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nello stabilimento o già morti oppure troppo malati o feriti per camminare. Questo non è un caso isolato. È molto comune che arrivino animali in questo stato, tanto che è esiste un termine ben preciso per definirli, "downer", cioè animali feriti, che non sono in grado di alzarsi e camminare (NdT in italiano si possono definire animali "a terra"). Secondo le statistiche rese disponibili dalla stessa industria della carne, ogni anno milioni di polli, tacchini, maiali e mucche arrivano nei macelli o morti o troppo malati o troppo feriti per camminare. Gli animali spesso si azzoppano o si ammalano dopo una vita di sfruttamento negli allevamenti intensivi, e dopo un viaggio in condizioni disumane verso il mattatoio, viaggio che spesso avviene in qualsiasi condizione climatica e senza cibo né acqua. Gli allevamenti non forniscono cure mediche individuali o eutanasia agli animali malati: è molto più economico lasciar soffrire, ed infine morire, gli animali. La sofferenza causata dai metodi di allevamento, che hanno lo scopo di contenere i costi della carne, delle uova e dei latticini, è enorme. L'industria delle uova, per esempio, confina tra cinque ed undici galline in piccole gabbie in batteria, senza curarsi del fatto che le condizioni di affollamento causano malattie e morte a molti dei volatili. L'esperto di industria aviaria Bernard Rolling riassume il semplice e freddo ragionamento degli operatori di queste industrie con la frase "i polli sono economici, le gabbie costose". Fonte: GoVeg.com, "Downed Cow: This Story Will Change Your Life" http://www.goveg.com/downedcow.asp

 
Pubblicato da Lidio il 21/01/2007 alle 08:12:11, in Notizie sparse, letto 2304 volte

Jeremy RifkinFonte: AgireOra.
Sostegno. Articolo de L'Espresso: Rivoluzione vegetariana
Sul numero de L'Espresso in edicola questa settimana (n. 3 - 25 gennaio 2007, n.d.r.), a pagina 38 compare un bell'articolo di Jeremy Rifkin intitolato "Rivoluzione vegetariana".
L'articolo affronta la questione dell'impatto sull'ambiente delle nostre scelte alimentari, anche rifacendosi al recente report della FAO che mostrava gli enormi danni all'ambiente causati dagli allevamenti. (Riguardo al report della FAO potete trovare qui un articolo: http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=86).
E' un gran bell'articolo, anche perche' e' stato scritto da Rifkin, e L'Espresso si e' limitato a tradurlo e pubblicarlo cosi' come sta, ed e' quindi imprtante che sia stato pubblicato tra gli altri articoli che parlavano dell'impatto sull'ambiente causato dal nostro modo di vivere, perche' spesso questo aspetto (quello dell'alimentazione) viene trascurato, mentre e' uno dei piu' importanti, che ha conseguenze piu' pesanti di molti altri piu' conosciuti, ed e' ovviamente un motivo in piu' per far capire l'opportunita' della scelta vegetariana.
L'articolo termina cosi':  "Le implicazioni del rapporto della Fao sono chiare. Stabilito che l'allevamento di bestiame e' responsabile dell'effetto serra assai piu' dei trasporti, perche' allora i mass media e i governi non lanciano campagne per ridurre il nostro superconsumo di carne come gia' si sta cercando di ridurre la nostra tendenza all'uso di automobili che sperperano benzina?"
Nell'articolo non viene affrontato solo il problema dell'effetto serra, ma anche gli altri tipi di impatto sull'ambiente. E' opportuno scrivere al direttore della rivista per esprimere il nostro apprezzamento per la pubblicazione di questo articolo, bastano anche poche righe, basta che siano parole vostre.
Scriviamo a: letterealdirettore@espressoedit.it
Grazie a tutti.
Marina Berati

 
Pubblicato da Lidio il 20/01/2007 alle 20:51:39, in Notizie sparse, letto 1510 volte

Da: "Lettere a Repubblica" del 20 gennaio 2007

I Cani penalizzati per colpa dei padroni
Le due sottoscritte onorevoli cinofile, dismessa un secondo la museruola, digrignano i denti per mettere sul «chi va là» (attenti ai cani! come recitano i cartelli) il giornalista.
Certo che la museruola (per i quattrozanpe, si intende) è d’obbligo nei locali e sugli autobus: perfino noi animalisti e non solo la Turco, disponiamo della dose minima consentita di buon senso. Dose di cui pare non disponga chi ha deciso che, per il mero fatto di appartenere a una determinata razza, un animale possa essere abbattuto.
Il punto cruciale è la cultura obsoleta che sottende l’ordinanza (di cui comunque apprezziamo i punti positivi), ovvero: la brutta abitudine di penalizzare gli animali per le colpe dei padroni.
Animali malati d’uomo che pagano per le patologie dei proprietari.
Stiamo per l’appunto stilando un elenco delle «razze pericolose» di padroni, i veri responsabili degli incidenti della sua lista lunga 6 pagine. La nostra sarà lunga 60.
(omissis)
D. Poretti e G. Francescato (Deputate al Parlamento)

N.B. Il grassetto nel testo è della redazione di ValleVegan

 
Pubblicato da monica il 20/01/2007 alle 18:48:54, in Notizie sparse, letto 1484 volte

articolo di davide renzini già uscito nel febbraio 2004 ma sempre purtroppo valido

Ma dietro la facciata di un buonismo televisivo benevolmente ipocrita e un po' cialtrone, recitato da una mediocre parata di "stelle" del mondo dello spettacolo arruolate all'uopo, quale tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori? 

 E' stato un successo senza precedenti il dicembre scorso, l'ultima maratona Telethon per la raccolta dei fondi destinati alla ricerca sulle malattie genetiche. La manifestazione televisiva si è chiusa con una raccolta record di oltre 25,2 milioni di euro, due in più dell'anno scorso. "E' segno che l'Italia comincia a capire. Il mio sogno è far tornare nel nostro paese centomila ricercatori", ha dichiarato una raggiante Susanna Agnelli, presidente della Fondazione Telethon; "E per centrare quest'obiettivo, abbiamo bisogno di molte maratone come questa, e abbiamo tutta l'intenzione di riuscirci", ha aggiunto il direttore di Telethon, Niccolò Contucci. "Dalla sua prima apparizione televisiva italiana nel 1990, Telethon che nasce negli Stati Uniti a metà degli anni sessanta, ha avuto un costante e crescente successo. Nel 1991 è stato pubblicato il primo bando di concorso per finanziare progetti di ricerca sulle distrofie muscolari. Nel 1992 il Comitato Promotore Telethon, con una modifica al proprio statuto, ha aperto le porte alla ricerca su tutte le malattie genetiche di origine ereditaria. Ed infine nel 1995 è nata una Fondazione, come ente dedicato esclusivamente alla gestione delle iniziative di ricerca di Telethon. Ma dietro la facciata di un buonismo televisivo benevolmente ipocrita e un po' cialtrone, recitato da una mediocre parata di "stelle" del mondo dello spettacolo arruolate all'uopo, quale tipo di ricerche e quali risultati concreti sono stati ottenuti fino ad oggi, con le generosissime offerte di centinaia di migliaia di telespettatori?
Innazitutto Telethon sovvenziona moltissime ricerche, per le quali vengono spesi ogni anno parecchi milioni di euro, che coinvolgono animali, soprattutto topi transgenici, ossia manipolati geneticamente, ai quali vengono indotti in modo del tutto artificiale i sintomi della malattia studiata. In sostanza viene riprodotto un sintomo "simile" a quello sotto studio ma le cui cause sono assolutamente diverse, e che si manifesta su una specie del tutto differente da quella d'interesse umana. [[/]Esistono così ad esempio: topi malati di Alzheimer, di Sclerosi Multipla, di diabete o meglio di analoghi di queste patologie, ma che gli animali non conoscerebbero per natura se non grazie all'uomo che le induce sperimentalmente in soggetti altrimenti sani. Una prassi quindi basata su un errore metodologico che lo stesso Giulio Cossu, direttore del Centro per le Cellule Staminali dell'Istituto San Raffaele di Milano, e coinvolto in un progetto di ricerca sulla distrofia muscolare finanziato da Telethon involontariamente ammette, in una intervista (www.uildm.org), affermando che: "Ci sono vari problemi molto grandi ancora da affrontare e da risolvere. Il primo è quello che un uomo ha dei muscoli di gran lunga più grandi di quelli di un topo e quindi, per poter ricostituire l'intera massa di un quadricipite umano non servirà più mezzo milione di cellule, ma probabilmente ne servirà un miliardo! In questo senso, noi non siamo ancora in grado di crescere le equivalenti cellule umane, soprattutto se prelevate dai pazienti, fino a raggiungere quei numeri. E' proprio a tale scopo che stiamo studiando i mesoangioblasti umani, ma non conosciamo ancora di queste cellule le stesse cose che abbiamo imparato su quelle del topo: e potremmo avere delle brutte sorprese, come ad esempio che le cellule umane non crescano tanto quanto quelle murine (modello di topo ndr). Potremmo quindi averne poi in numero insufficiente". E ancora: "Mentre i topi sono tutti immunologicamente identici - come fossero dei gemelli monocoriali - non è così per gli uomini". Dunque si può dedurre da queste asserzioni come in realtà qualsiasi specie animale diversa dall'uomo non possa assolutamente essere considerata un suo modello e qualsiasi ipotesi sperimentale nella ricerca non possa essere confermata o confutata sulla semplice base di un'analogia, quella appunto tra uomo ed animale non umano. Ma c'è di più. L'esigenza infatti di creare modelli geneticamente modificati, conferma in maniera inequivocabile, che fino ad ora la vivisezione non è stata una pratica scientifica attendibile, perché, se così fosse, non ci sarebbe la necessità di creare nuovi animali manipolati, più simili agli esseri umani. Infine, e non certo a margine di tutto ciò, per molti ricercatori, come da sempre sottolinea il dottor Stefano Cagno, autore di numerose pubblicazioni su tematiche quali l'ingegneria genetica, i diritti degli animali e la bioetica e Membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista, la sperimentazione animale: "E' un metodo economico che permette numerose pubblicazioni e dunque una rapida carriera universitaria". Nel contempo per i grandi oligopoli del farmaco presenti sul mercato mondiale con oltre 200.000 specialità medicinali: "Diventa invece uno strumento malleabile: un punto di forza quando si tratta di sostenere la validità di un nuovo farmaco, un limite oggettivamente insuperabile quando un medicinale si rivela dannoso per la salute e i produttori devono difendersi in tribunale". In tutta franchezza il valore effettivo degli esperimenti finanziati da Telethon, è stato fino ad oggi contrassegnato solo "Da una lunga serie di fallimenti terapeutici!" come ha affermato ancora il direttore del Centro per le Cellule Staminali dell'Istituto San Raffaele, il luglio dello scorso anno, su "Il Sole 24ore". Nonostante ciò la ricerca proseguirà ancora in questa direzione, anzi Telethon ha annunciato il via a un'altra campagna: il finanziamento di esperimenti per la rigenerazione dei muscoli umani che nei prossimi due anni saranno condotti da un team dell'Università La Sapienza di Roma. Questa volta i modelli sperimentali saranno dei mammiferi superiori, cioè cani. In realtà non si tratterebbe della prima volta che il cosiddetto miglior amico dell1uomo viene impiegato negli studi sulla distrofia muscolare. Anche su di lui come per i topi, proprio per questa patologia ci si è accaniti a sperimentare anni addietro, senza però arrivare mai a risultati concreti. Adesso si decide di riprovarci. "Ma se i cani sono simili all1uomo -si domanda il dottor Cagno - perché allora per anni sono stati utilizzati roditori?" e "Perché si è sperimentato su animali manipolati geneticamente mentre ora invece si afferma di volerlo fare su animali non transgenici?". Cagno conclude: "La verità è che impiegando un metodo sbagliato si procede a casaccio e si sopravvive grazie a roboanti dichiarazioni che regolarmente vengono smentite nel tempo. La sperimentazione animale è una pseudoscienza che ci dà dei risultati sicuri solo dopo averli verificati nella nostra specie che diviene perciò la vera cavia, e poi, se la vivisezione avesse un valore scientifico, perché la legge imporrebbe prima di commercializzare un prodotto la sperimentazione anche sulla nostra specie?". Note: Articolo già pubblicato nel febbraio 2004

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 20/01/2007 alle 17:05:18, in Notizie sparse, letto 1459 volte

 

Decisione del premier Hu Jintao per evitare l’allargamento della protesta.
Il governo di Pechino costretto da una petizione a fare dietrofront sulle norme che obbligavano a tenere un solo cane per famiglia. Un cane guarda fuori da un sacco prima di essere portato, con altri compagni di sventura, ad un centro di macellazione a Nanchino, in Cina (Reuters)
PECHINO (Cina) — Miracolo o rivoluzione che sia, la politica cinese del cane unico annunciata con le solenni fanfare appena due mesi fa, insensibile ai pianti disperati di bambini e vecchietti e ai guaiti di cuccioli o di bestioni, torna nel cassetto. Forse per sempre. All'abolizione del cosiddetto «abbattimento selettivo» per i cani di grossa taglia (sopra i 35 centimetri) e dell'«abbandono pure selettivo» dei cani di piccola taglia ma in sovrannumero nella stessa famiglia padrona — provvedimenti che erano stati imposti secondo le imbarazzate versioni ufficiali per motivi sanitari e in particolare per creare una barriera di sicurezza contro la diffusione della rabbia — si è arrivati in appena sessanta giorni dalla promulgazione grazie a un «democratico» movimento di protesta animalista.
Mai accaduta una cosa del genere. Un'onda sotterranea perché di cortei o di assembramenti in giro per le strade non se ne sono ovviamente visti. Però i cinesi sono fantasiosi e furbi; certamente, se davvero lo vogliono, come dimostra la vicenda canina sanno farsi ascoltare nelle più alte sfere. Se la medesima mobilitazione fosse avvenuta per la difesa dei diritti umani la Cina sarebbe già iscritta nel club degli Stati più liberali del mondo. Purtroppo non è così. Ma non è un cattivo segnale che almeno sul fronte animale gli aneliti democratici abbiano ricevuto un riscontro soddisfacente.
Fortunati i cani e fortunati i loro amici uomini. I cinesi, punti sul vivo, hanno il pregio di sapere toccare le corde giuste. Le corde imperiali. Già. Perché a suonare le note della ritirata pare che sia stato niente meno che il presidente, nonché segretario comunista, Hu Jintao. Uomo che se non altro ha il pregio di ascoltare gli umori che salgono dal basso. Almeno, questo è ciò che ha sostenuto una signora che è stata fra le promotrici della cinofila minoranza, silenziosa ma molto combattiva. Come, questa minoranza silenziosa, sia riuscita nell'impresa è fin troppo facile da intuire.
Da un po' di tempo governo e partito hanno una preoccupazione fortissima e cioè che il risentimento popolare — sia esso determinato da una ingiusta distribuzione del reddito, dall'imposizione di un piccolo pizzo o da un altro banalissimo motivo — non si trasformi in una protesta di massa. Il che creerebbe imbarazzi a non finire. Perché ciò non avvenga i vertici della politica cinese hanno adottato delle semplici contromisure di contenimento delle condotte illecite o dei provvedimenti che, anche solo alla lontana, possono minacciare ciò che definiscono l'equilibrio armonioso della società.
È su questa banale considerazione che hanno fatto leva i promotori del movimento animalista, lo spettro di una insurrezione. Una roba da carica dei 101 o giù di lì. Visto che altre strade per alzare la voce non c'erano, hanno preso carta e matita e con un passa parola degno dei migliori tempi rivoluzionari, riscoprendo uno spirito di solidarietà che il miracolo dell'economia liberalizzata sembrava avere dissolto in un egoismo feroce, si sono impegnati a sottoscrivere una petizione: ritirate la legge sui cani.
A Pechino, dove la colonia canina è particolarmente numerosa (non si vede perché gli orari di passeggiatina sono rigidamente disciplinati dai caseggiati) ben 60 mila padroni hanno messo la firma in calce all'appello. Chissà come, la storia è venuta alle orecchie di chi ha l'autorità per ribaltare in due secondi una decisione amministrativa o una legge. Hu Jintao ha letto la lettera-petizione e ha ordinato che al provvedimento si mettesse sopra una pietra o un masso. Non è il momento di creare scompigli o impicci di alcun genere. Sessantamila pechinesi sono sessantamila: e se la protesta si allarga? E se la stampa internazionale comincia a soffiare sul fuoco? Insomma, grazie al presidente la ferita è stata medicata.
I cani già sequestrati rientreranno nelle loro case. E quelli nascosti ricompariranno nei giardinetti di quartiere. Una volta un dirigente di Pechino richiesto sui motivi dell'insensibilità alle questione dei diritti umani rispose in modo efficace: fra democrazia e cibo o ricchezza i cinesi hanno scelto la seconda strada. Occorre un aggiornamento: fra democrazia umana e democrazia canina scelgono ancora la seconda strada. La prima è sempre un tabù.
Fabio Cavalera (corriere della sera)
14 dicembre 2006

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 20/01/2007 alle 16:40:09, in Notizie sparse, letto 6597 volte
recupero di un'aquila reale(dal Corriere della Sera)
Dura presa di posizione del Wwf dopo la notizia dell'abbattimento dell'aquila reale nel Lecchese. «Ci costituiremo parte civile»
MILANO - L'uccisione dell'aquila reale avvenuta nel Lecchese è solo l'ultimo eclatante episodio di bracconaggio avvenuto in Lombardia. Lo ricorda il Wwf Italia che segnala come già lo scorso novembre al proprio centro di recupero della fauna selvatica di Valpredina, nel Bergamasco, era arrivata un'aquila reale, proveniente da Bergamo, colpita da pallini da caccia. Quel volatile è ancora oggi in cura al centro.
7 MILA ANIMALI COLPITI - «Nel 2006 sono stati ben 1.431 gli animali, tra cui alcune centinaia di rapaci, arrivati da buona parte della Lombardia al centro Wwf - spiegano i responsabili dell'associazione ambientalista -. Il Cras di Valpredina si inserisce in una rete nazionale di ben 15 centri il cui compito primario è quello di accogliere animali raccolti in condizioni di difficoltà da cittadini e Istituzioni, curarli con adeguate tecniche veterinarie, riabilitarli alla vita selvatica e rilasciarli, quando possibile, nel loro ambiente naturale. Ogni anno ai centri Wwf arrivano circa 7.000 animali».
«BRACCONAGGIO BECERO» - Sulla vicenda è intervenuto anche Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia, secondo cui è «inconcepibile che succedano ancora episodi di bracconaggio becero a scapito di specie protette». Secondo l'associazione, l'episodio del Lecchese «dimostra ancora una volta la necessità di aumentare la vigilanza venatoria sul territorio». Il Wwf da molti anni ha un corpo di Guardie volontarie venatorie composto da alcune centinaia di persone abilitate a fare vigilanza venatoria. Negli ultimi dieci anni nella sola provincia di Brescia, dove il bracconaggio è ancora una realtà, le Guardie WWF hanno svolto 21.000 ore di servizio volontario che hanno portato oltre 700 verbali amministrativi e quasi 800 denunce penali oltre al sequestro di 25mila archetti, oltre 500 fucili, più di 5.000 animali morti e 2.600 vivi.
WWF PARTE CIVILE - «E' urgente creare un centro di medicina forense che sia in grado di stabilire la provenienza dell'arma che ha sparato in questi casi di reati contro specie protette - commenta Massimiliano Rocco, responsabile specie del Wwf -. Nel frattempo le guardie Wwf si rendono disponibili alle forze dell'ordine per supportare le indagini che speriamo possano condurre al più presto all'individuazione del colpevole del barbaro gesto. Quando verrà individuato il colpevole ci costituiremo parte civile come già avvenuto in passato».
09 gennaio 2007
 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 20/01/2007 alle 16:15:47, in Notizie sparse, letto 6422 volte

 

ROMA (ansa) Piu' severe le regole per chi possiede cani, in particolare quelli pericolosi. E' stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, l'ordinanza varata dal ministero della Salute prima di Natale.  Nel regolamento, che porta la data del 12 dicembre 2006, restano in vigore le regole introdotte dai precedenti regolamenti dei ministri Girolamo Sirchia e Francesco Storace, vale a dire il divieto di addestramento teso ad esaltare l'aggressivita' dei cani e delle operazioni di selezione o l'incrocio tra razze canine con lo scopo di svilupparne l'aggressivita', e la sottoposizione dei cani al doping. Rimangono anche l'obbligo per chi possiede un esemplare appartenente alle 17 razze ''pericolose'' (tutte confermate dalle nuove norme) di applicare al cane museruola e guinzaglio nei locali pubblici, e di stipulare una polizza di assicurazione di responsabilita' civile per danni causati a terzi.

Tra le novita' introdotte, invece, il divieto di taglio di coda, orecchie e corde vocali per tutti i cani e la proibizione dell'utilizzo di collari elettrici, considerati ''fonte di paura e sofferenza'' per gli animali; ma viene introdotto anche l'obbligo per i possessori di cani delle razze considerate pericolose che non sono in grado di garantire la sicurezza, di avvertire le autorita' veterinarie, che possono arrivare anche a decidere la soppressione dell'animale. Il nuovo regolamento rischia di suscitare polemiche : Donatella Poretti, deputato della Rosa nel Pugno, parla di ''norma razzista'', e sostiene che ''non esistono cani pericolosi perche' di questa o quella razza, ma solo padroni che addestrano i propri cani perche' diventino pericolosi''. Dello stesso tono il commento di Grazia Francescato dei Verdi, secondo cui la lista e' ''punitiva nei confronti dei cani, mentre e' necessario fermare i loro padroni''.

Critiche nei confronti del provvedimento anche le associazioni animaliste: secondo Ciro Troiano, responsabile SOS Maltrattamenti della Lav,''Con questa Ordinanza, per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico, si arriva a prevedere l'abbattimento dei cani in base alla razza di appartenenza e non piu' solo in base al loro stato di salute o comportamentale, e cio' rappresenta un grave e pericoloso capovolgimento normativo''. Pur accogliendo con favore la proibizione dei collari elettrici, anche l'Enpa si dichiara contraria alla discriminazione in base alla razza: ''Sono gli animali umani - si legge nella nota della Protezione Animali - a insegnare l' aggressivita' agli animali che, se vengono cresciuti in un clima sereno, tendono a sviluppare un' indole naturalmente socievole con persone e con i loro simili'' .

 

EDITORIALE EQUIVITA
(tratto dalla 67a Newsletter che EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista, invia, gratuitamente e con scadenza periodica a tutti i suoi iscritti www.equivita.it)

"La nostra newsletter riporta la sintesi tradotta delle notizie riguardanti gli Ogm (Organismi geneticamente manipolati) e la loro diffusione nel mondo, che ci giungono dalla rete informatica internazionale GENET e da altre fronti."

Cari amici,
 
Clonazione animale: la FDA, Food and Drug Administration - ente federale USA che sorveglia il mercato alimentare e farmaceutico - ha autorizzato gli allevamenti  di animali clonati, per uso alimentare. La Academy of Science aveva già, qualche anno fa, dato il suo assenso, malgrado avesse essa stessa pubblicato un lungo elenco dei problemi che l’immissione di animali transgenici potrà arrecare alla salute ed all’ambiente.
Va infatti ricordato che la riproduzione clonata degli animali ha interesse solo per gli allevatori di animali geneticamente modificati: la riproduzione naturale tende a far scomparire la modifica introdotta, mentre la riproduzione clonata la rende stabile, consentendo di ottenere animali tutti identici. Va anche ricordato che le modifiche genetiche negli animali “da reddito” o da allevamento possono produrre grandi vantaggi economici: si possono eliminare caratteristiche non gradite e introdurre quelle più gradite.

La macchina per tale produzione industriale della vita animale e per la sua commercializzazione non tarderà certo a mettersi in moto negli US, malgrado l’attuale crescita, anche in quel continente, dei movimenti di dissenso e malgrado poco tempo fa la Futureland 2020, importante azienda casearia che già si serve di mucche clonate per produrre latte, avesse segnalato in queste mucche improvvisi problemi di salute (ma la FDA non aveva voluto aprire un’inchiesta).
Ancora una volta, non ha alcun peso la salute dei singoli cittadini, mentre sono prevalenti gli interessi economici delle multinazionali. Queste ultime, dopo avere fatto il possibile per dominare i mercati agricoli con le sementi modificate, privatizzate dai brevetti, si accingono ad estendere tale dominio al mercato zootecnico (la carne modificata-brevettata verrà imposta sui mercati internazionali).
La lotta per la tutela dei nostri diritti dovrà tuttavia partire da una revisione degli organismi internazionali, in particolare il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio).
 
La seconda notizia molto rilevante di questa newsletter si accompagna ad uguale stupore e riguarda proprio il WTO. Esso ha confermato la sentenza preannunciata contro l’Unione Europea nel ricorso che gli Stati Uniti (e suoi alleati del Gruppo di Washington) hanno promosso per avere l’UE ostacolato la “libera diffusione” degli Ogm.
Ciò significa che non abbiamo il diritto ad una libera scelta alimentare e che potremmo essere costretti ad importare carne “clonata”.
 
La cosa più vergognosa è che nuovamente (come per gli Ogm vegetali) l’opinione pubblica non viene messa al corrente su cosa viene fatto e perché viene fatto. La FDA ha ritenuto che la carne clonata non debba neppure essere etichettata.
Non è consentito testimoniare su quali siano le atroci sofferenze inflitte agli animali, neppure su quali siano i fini più segreti celati dietro la clonazione animale: giungere nel futuro al business più allettante: la manipolazione e clonazione umane, che in nome della libertà di scienza con una moderna eugenetica, ci porteranno a “migliorare” la nostra razza. 

 
Pubblicato da Claudia (Nefertari77) il 19/01/2007 alle 23:01:51, in Notizie sparse, letto 2008 volte

(articolo tratto dai verdi) Nel mediterraneo la popolazione diminuisce drasticamente. Gli ambientalisti chiedono piani protezione internazionali.
Sos per gli squali. I temuti predatori dei mari sono in pericolo, sempre più vittime nelle reti da pesca con il grave rischio di estinzione. A lanciare l'allarme sono il Wwf e Shark Alliance. In un futuro non lontano, hanno detto, “non dovremo più stare attenti agli squali, anzi non ci sarà nemmeno il rischio di vederli, se non si inverte la tendenza di pesca attuale, che vede non una sola ma molte specie della stessa famiglia a rischio di estinzione”.
L’Italia è uno dei paesi sotto accusa. “In pochi anni c'è stato il crollo delle popolazioni, tanto che il pescato, indicatore dello stato di salute delle popolazioni di questi animali, si è ridotto di un quinto”, sottolineano le associazioni che chiedono al Governo italiano di sollecitare l'inclusione nella CITES ( la convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo) di due specie di pescecani maggiormente in pericolo.

Nel 2004 in Italia le catture rilevate ammontavano a 1.061 tonnellate, dato che colloca il nostro paese al primo posto per il prelievo eccessivo di questi esemplari (in Turchia 1.018 tonnellate, in Grecia 911 tonnellate, in Spagna 837). Un brusco calo rispetto al 1997, quando il pescato complessivo di Elasmobranchi (squali e razze) raggiunse le 5.950 tonnellate.
“Da specie accessoria, catturata per caso, gli squali sono diventati una specie bersaglio - spiega Massimiliano Rocco del Wwf Italia - e si registra un crollo a livello mondiale e nel Mediterraneo, come avviene per il tonno rosso e il pesce spada”.
“Circa un terzo delle specie di squali europei è minacciato - afferma Sonja Fordham di Shark Alliance. Quello che noi chiediamo è che l’Italia diventi leader nella Ue per un piano di gestione, soprattutto in occasione della riunione di marzo della Commissione della pesca dell'Onu, che si riunirà a Roma”.
L'Italia è il quinto Paese importatore, e gli ambientalisti cercano di capire esattamente quanto si pesca, si importa e poi dove vada a finire la merce. Qualcosa si sta già muovendo: “Abbiamo già organizzato un incontro tra esperti e ricercatori con i rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole - riferisce Rosalba Giugni di Marevivo - L'intento è quello di creare un tavolo di lavoro, coinvolgendo anche i parlamentari”.
Sono 84 le specie di squali e razze segnalate attualmente nel bacino del Mediterraneo, ma mancano monitoraggi approfonditi. Per ovviare al problema dell'eccessivo sfruttamento la Germania si è oggi fatta promotrice di due proposte di inclusione nella convenzione Cites di due specie di squali come lo smeriglio (Lamna nasus) e lo spinarolo (Squalus acanthias).

“L'Italia dovrà sostenere questa posizione nella prossima conferenza della convenzione Cites - spiega Rocco - e nei prossimi mesi chiediamo al governo italiano di realizzare una seria politica di gestione delle risorse marine, per gli squali, il tonno rosso e per le altre specie oggi eccessivamente sfruttate”.
Redazione
19 gennaio 2007

 
Pubblicato da monica il 17/01/2007 alle 16:14:06, in Notizie sparse, letto 1613 volte

La Rinascente deve smettere di vendere pellicce e capi con inserti di pelliccia!
Ogni anno, ogni mese, ogni giorno e ad ogni nuovo presidio la nostra protesta si fa sempre più forte e nuove persone aggiungono la propria voce al nostro coro.
Continueremo a crescere, continueremo a lottare e continueremo ad insistere fino a che la Rinascente non prenderà posizione in merito all'uccisione di migliaia di animali non umani.
Animali liberi!
SABATO 27 GENNAIO 2007 dalle ore 16 alle 19 davanti alla RINASCENTE di PIAZZA FIUME. 
La rinascente vende morte, fino alla fine davanti alle sue porte.

Gruppo supporto A.I.P. Roma
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